Ci si chiede spesso la ragione della chiusura
dell'ambasciata di Santo Domingo e ci si scontra sempre con la solita
motivazione del risparmio, che non ammette repliche. Inutile rivolgersi al
premier, al Presidente della Repubblica e a chicchessia. Basta parlare di
risparmio e tutti abbassano gli occhi.
Quando nell'intervista a Mario Giro, Ricky Filosa ha fatto
notare che data l'importanza delle sedi, avrebbe dovuto semmai essere chiusa Panama
e non Santo Domingo, il sottosegretario agli esteri ha risposto che si può
anche sbagliare. Non è una risposta per noi soddisfacente anche perché non
crediamo che Mario Giro abbia sbagliato.
Ma niente paura, a tutto si trova una spiegazione."Cui
prodest" (a chi conviene?) si sarebbero chiesti i nostri antenati e
sarebbero giunti a una risposta logica.
L'elevata domanda di servizi consolari non è diminuita dopo
la chiusura. È la stessa di prima ed è in effervescenza. I servizi non vengono
erogati e la gente non sa dove sbattere la testa. Ma se l'offerta non c'è, i
prezzi potenziali aumentano. E chi ne potrebbe lucrare?
Esaminiamo ciò che resta nella R. Dominicana dopo l'assoggettamento
all'ambascita di Panama: la rete consolare onoraria e la società di outsourcing
dei visti. Da un lato i consoli onorari vengono scelti nei corridoi della
Farnesina e dall'altro non penso che qualcuno perda il suo tempo a presentarsi
a una gara per l'assegnazione in appalto del servizio visti se non è gradito da
certi funzionari della Farnesina. Queste due realtà si spartirebbero un
business annuale di 600.000 euro circa esponenzialmente maggiorabile per via
della disperazione alla quale è sottoposta la colonia di italiani residenti a
Santo Domingo e la comunità dominicana in Italia e tenendo conto anche della
proclamazione da parte del Papa del Giubileo per il 2016 e del conseguente enorme
aumento delle richieste di visti per l'Italia.
Il console onorario non viene remunerato dalla Farnesina, ma
i servizi consolari sono soggetti a delle tariffe che i destinatari degli
stessi devono pagare. È vero anche che tante pratiche importanti, come il
rilascio dei passaporti, i consoli onorari non le possono sbrigare. Tuttavia,
proprio le difficoltà logistiche, ben note a chi ha chiesto e ottenuto la
chiusura della nostra ambasciata, sarebbero in grado di forzare in breve tempo un
ampliamento dei poteri di queste figure consolari, il che verrebbe salutato dalla
nostra colonia con gioia. Immaginiamo che la rete consolare onoraria rilasci
passaporti, rendendo superfluo il viaggio in aereo a Panama. Il condizionale è
doveroso, ma il tutto non è campato in aria.
Ne risulterebbe una privatizzazione dei servizi consolari
con buone prospettive di lucro per gli operatori privati e qualche spesa in
meno per la Farnesina. Anche le tariffe sui visti lieviterebbero a dismisura e il
relativo servizio potrebbe essere ulteriormente "sviluppato" con
maggiori spese per i richiedenti. Basterebbe solo un pochino di fantasia! Lontano
dagli occhi della finanza e della magistratura italiana. Meglio di così..!
E l'eventuale esito positivo di questa fase pilota
consentirebbe di estendere il modello di privatizzazione a tutto il mondo. Il business
dei servizi consolari italiani in mano a privati "graditi" diverrebbe
assai lucroso per qualcuno che opera ora dietro le quinte.
Ma non è bene fare i conti senza l'oste. Infatti, il governo
dominicano non sembra essere intenzionato ad autorizzare i consoli onorari a
operare nel suo territorio, autorizzazione che è a sua totale discrezione senza
essere tenuto per questo a dare spiegazioni di sorta. Così lo prevede la
Convenzione dell'Aia.