Nel “Poligono
centrale” vale a dire nella più prestigiosa area gastronomica del Distretto
Nazionale è possibile ora degustare la mondialmente famosa pinsa romana. Il
ristorante si chiama la Pinseria e due dei soci sono due personaggi ben noti all'interno della nostra comunità: Flavio Bellinato e Fabio
Tedeschi. Si trova nell’Avenida Gustavo Mejía Ricart, 61, nell’esclusivo
settore Naco.
La pinsa romana è
un impasto di origine italiana che è a metà strada tra l'impasto della pizza e
quello della focaccia.
Ciò che lo
differenzia dagli altri impasti è sia la sua formulazione che la sua
fermentazione.
Le pinse romane
si presentano come un impasto ovale, realizzato con una miscela di farine
naturali (soia, riso, grano), olio vergine di oliva e una lunga fermentazione
di 72 ore.
Prende il nome
dalla parola latina “Pinsere”, che significa “premere” o “appiattire”, poiché
per allungarlo non si usa il mattarello, ma lo si appiattisce con le mani e gli
si dà una forma ovale.
Differenza tra
Pizza e Pinsa
Anche se sembra
che si tratti dello stesso impasto, differiscono sia per gli ingredienti
che contengono, sia per la fermentazione: la pizza viene solitamente preparata
con farina di grano tenero altamente raffinata mentre per la pinsa viene
utilizzata una miscela di farina di grano, riso e soia. Per la pizza la
fermentazione dura raramente 48 ore, mentre per la pinsa ci vogliono 72 ore. La pinsa prevede una doppia cottura, prima si cuoce l'impasto da solo
per pochi minuti e poi lo si cuoce nuovamente con gli ingredienti, che sono gli
stessi della pizza.
I vantaggi
principali che la pinsa romana presenta rispetto alla pizza sono due: la pinsa,
avendo una fermentazione più lunga, rende l'impasto più digeribile, poiché
contiene meno glutine, motivo per cui viene scomposto in aminoacidi più facili
da digerire.
Utilizzando un
altro tipo di farina diversa dalla farina di frumento, nello specifico la
farina di riso, si rende l'impasto più idratato e, quindi, anche più croccante.
Le origini della
pinsa risalgono all'antica Roma, come piatto di recupero per le famiglie
contadine. Cereali crudi e farine che non potevano essere venduti nei mercati
diventavano la base dei contadini per l'impasto di una focaccia croccante e
leggera.