Mi hanno
telefonato oggi verso le 9:00 del mattino. Conoscevano il numero di casa e il
mio cognome. Sapevano che uno dei miei figli si recava al lavoro al mattino
presto. Un uomo, facendosi passare per primo tenente della polizia, in forza nella
procura della Charles de Gaulle, mi ha riferito che mio figlio era stato
vittima di una rapina, che aveva opposto resistenza e provocato così il
ferimento di una bambina che era stata ricoverata in gravi condizioni. Mio figlio,
per questo motivo, era stato tratto in arresto e si stava cercando di risolvere
la situazione. Mi ha citato nomi e cognomi di diversi funzionari e di un messaggero
(che sarebbe venuto a prendere i soldi) e mi ha chiesto di raccogliere i
documenti di mio figlio. A un certo punto mi ha fatto una domanda e cioè cosa
pensassi di fare. Gli ho risposto che non pensavo di fare assolutamente niente
perché sapevo che si trattava di una truffa e così è finita immediatamente la
conversazione.
A dire la verità
per qualche minuto mi la storia mi era parsa vera, ma poi mi sono ricordato della recente “truffa
dei nonni“, operata dalla Repubblica Dominicana negli Stati Uniti, che ha
fruttato ai delinquenti milioni di dollari e che si svolgeva secondo un copione
simile. Un bel bottino con gravi conseguenze però: estradizione negli Stati
Uniti, 20 anni di reclusione e 250.000 dollari di sanzione pecuniaria. Spostando
il tutto nella Repubblica Dominicana le eventuali condanne potrebbero essere
molto più miti e spesso inesistenti con un introito di gran lunga inferiore.