Forza Italia ha
presentato lo Ius Italiae, una proposta sensata e fortemente migliorativa
rispetto a quella attuale per l’acquisizione della cittadinanza italiana.
Sono due le
modalità che integrano lo Ius Italiae: lo Ius Scholae e lo Ius Sanguinis. Per
quel che riguarda lo Ius Scholae, non si può dubitare che, dopo dieci anni di
frequenza scolastica, si possa diventare a tutti gli effetti italiani, in
quanto a quel punto si sarebbe a conoscenza a livello sufficiente della nostra
lingua e della nostra cultura. Relativamente allo Ius Sanguinis, la riduzione
ai bisnonni del diritto all'acquisizione della cittadinanza non solo è
ragionevole ma anche pratica, in quanto eviterebbe tutta una serie di truffe
basate su falsificazioni varie e certificati fasulli provenienti dalla notte
dei tempi che attestano l'esistenza di antenati che tali non sono. Si deve tener conto inoltre delle migliaia
di cause per la cittadinanza degli oriundi che giacciono nei tribunali italiani dei
capoluoghi regionali e che intasano non solo i lavori giudiziari ma anche l’operato
di numerosi comuni, soprattutto nel Nord-est.
La lega è
contraria allo Ius Scholae. Dovrebbe ripensarci. In fondo, Matteo Salvini è stato
l'ultimo politico che ha apportato un aspetto positivo alla legge sulla
cittadinanza, imponendo ai coniugi stranieri di cittadini italiani il
superamento di un esame linguistico. Qualcosa del genere non sarebbe male che venisse
stabilito anche per gli oriundi che diventano italiani e per quelli che già lo
sono, tra i quali la diffusione della nostra lingua è quasi inesistente. Eppure
votano e più di qualche volta hanno condizionato l'esito delle elezioni
nazionali.
Sullo Ius Scholae
ha pienamente ragione Tajani. Sullo Ius Sanguinis è evidente che questo diritto
deve essere ristretto. Per quanto riguarda lo Ius Solis, invece, è bene che non
se ne parli nemmeno.
Speriamo anche
che qualcuno faccia una proposta per eliminare il diritto di voto all'estero di
chi oltre alla cittadinanza italiana ne possiede un'altra per nascita, non ha mai
risieduto in Italia e abita nel paese nativo. Si eviterebbe così l'esistenza di
partiti, come ad esempio il partito italo-argentino MAIE, che esercitano di fatto
l’attività politica in entrambi i Paesi, svilendo la funzione che si presume
dovrebbero svolgere i partiti a favore degli interessi dell'Italia e degli
italiani.