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giovedì 13 settembre 2018

Isaac arriva alle Piccole Antille indebolito e con poche prospettive di rafforzarsi ancora



Isaac alle ore 5 del mattino di oggi era a 200 km da Guadalupe e a qualche chilometro in meno da altre isole dell’arcipelago delle Piccole Antille.
Ormai vede terra ferma all'orizzonte dopo tanta navigazione negli angoli reconditi e solitari dell’Oceano Atlantico.
Ha ridotto di 5 km la sua velocità in solo tre ore e si è spostato verso nord portandosi al parallelo 15,4. I suoi venti interni sono ora di 75 km/h e presto si abbasseranno ancora degradandolsi a semplice onda tropicale: Sic transit gloria mundi!
Per la verità Isaac non ha mai raggiunto dimensioni notevoli perché gli è mancata sin dall’origine la necessaria struttura a tal fine. E a Miami piangono quasi nel vedere la “loro” creatura agonizzante e senza prospettive.
La traiettoria della figura in alto non significa niente, perché le ore di vita di Isaac sono contate.
E quando non esisterà più, ma continuerà a far danni non sapranno come chiamarlo perché sotto i 63km/h di velocità dei venti interni una tormenta non può assolutamente avere un nome. Sarebbe improprio e inopportuno! A Miami c’è sicuramente qualcuno a cui manca qualche rotella!
Comunque un nome ce l’avrà Isaac come del resto è già successo con Beryl: i resti di Isaac. Attenzione però perché questi resti saranno vivi e vegeti e avranno un grande potenziale distruttivo.
Il tracciato di cui alla figura non rappresenta quello che i “resti” seguiranno. Probabilmente la mancanza di interesse verso un fenomeno meteorologico che fa una fine ingloriosa ha indotto il personale di Miami a riproporre lo stesso grafico.
Attenzione però che c’è una tendenza di spostamento a nord di questo mal tempo e che vento e pioggia si estendono a centinaia di km dal presunto centro.
Venerdì pomeriggio ci dovremmo trovare nel bel mezzo di persistenti temporali soprattutto nella costa sud.
Nel frattempo gli organismi di intervento dominicani non perderanno d’occhio gli sviluppi di questi “resti”, una specie di morto che cammina.
L’esperienza insegna che non ci si deve mai fidare. E poi, sostiene il Centro di Miami, esiste una remota possibilità che procedendo avanti per il Caraibi occidentale la tormenta si riformi, resusciti quindi e ridiventi addirittura uragano.
 Ma i nostri eroi di Miami ci credono poco e tentennano delusi.
Meno male che dall’altra parte c’è Florence che ha tutta l’aria di voler fare tanti danni, un cataclisma, nelle Caroline, in Virginia e addirittura a Washington. Intanto Trump si è trovato qualcosa da fare altrove.
Non riceverà nella Casa Bianca il ciclone “fiorentino”. La prudenza non è mai troppa!