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martedì 31 marzo 2015

La chiusura dell'ambasciata d'Italia non è legata allo scandalo dei visti

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Prima di continuare a esaminare nel dettaglio la nostra situazione come comunità italiana iscritta all'AIRE di Santo Domingo dopo la chiusura della sede diplomatica, è opportuno sfatare un convincimento assai diffuso.
Molti membri della nostra comunità sostengono, e continuano a sostenere non importa cosa gli si dica, che il provvedimento di chiusura sia legato al traffico dei visti scoperto nel 2013. Le proporzioni di questa vicenda sono state ingrandite a dismisura dalle voci di corridoio. E se ne sono sentite e se ne sentono ancora di tutti i colori.
Tanto fumo e poco arrosto! È facile parlare di milioni di euro, di migliaia di visti venduti a un determinato prezzo e di un numero imprecisato ma elevato di dipendenti e addirittura diplomatici coinvolti.
Di fatto c'è stato solo un licenziamento e l'ambasciatore volontariamente ha abbandonato la missione, il che significa che è rientrato a Roma dove, se non si è pensionato o se non è stato trasferito altrove, continua a lavorare. Gli altri impiegati contrattisti e di ruolo, a seguito della chiusura dell'ambasciata, sono stati assunti da altre sedi diplomatiche o rispettivamente destinati ad altre sedi diplomatiche o rientrati a Roma presso la Farnesina.
Quindi questo traffico dei visti è fondamentalmente una vicenda le cui proporzioni sono presunte ma non convalidate da fatti concreti come sanzioni o cifre e responsabilità accertate dalla Procura della Repubblica di Roma e non esiste, che si sappia, alcun processo avviato con dei rinvii a giudizio.
Del resto l'ambasciata non è un negozio o una società che si possa chiudere per delle irregolarità commesse nell'esercizio di un'attività commerciale. Essa eroga ai cittadini italiani dei servizi consolari e altro previsti dalla legge e dalla costituzione. Equivale al comune di residenza e quindi potrebbe essere commissariata, ispezionata, ma mai chiusa. Vi immaginate una questura che venga chiusa per delle irregolarità e che quindi non rilasci più passaporti o di un comune commissariato che non faccia più pratiche anagrafiche? Assurdo!
Sarebbe pertanto bene che ci focalizzassimo sui nostri diritti ai servizi consolari, lasciando perdere il fantomatico traffico dei visti. La regolarità e legalità della gestione dell'ambasciata spetta al MAE. A noi spetta il diritto di ricevere i servizi consolari. Tutto lì.
Vi invito a leggere l'intervista al sottosegretario Mario Giro fatta nel giugno del 2014 da Ricky Filosa e pubblicata sul Listín Diario.
Copio e incollo uno scorcio di questa intervista. Giro precisa: “Purtroppo l’anno scorso sono state rilevate delle forti irregolarità nella concessione dei visti da parte dell’ambasciata d’Italia a Santo Domingo. C’è stata un’ispezione e sono stati puniti alcuni funzionari. L’ambasciatore è stato cortese e ha lasciato il servizio. È tutto nelle mani della procura della Repubblica e vedremo la procura cosa farà e cosa deciderà. Questo è un punto da tener presente, perché quando si tratta di servizi, questi servizi devono essere senza macchia”.
Ma allora l'ambasciata chiude perché fonte di irregolarità? “No, le cose non sono collegate. Si chiude, come ho spiegato, per ragioni di bilancio (…)".