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martedì 31 luglio 2018

Gran Santo Domingo: traffico caotico e ingorghi sono all’ordine del giorno. Ne risente anche il corpo diplomatico



Oltre 3,5 milioni di persone transitano quotidianamente per le strade del Gran Santo Domingo. Un viaggio che normalmente richiederebbe qualche minuto può comportare ore di faticoso avanzamento a passo d’uomo con le temperature tropicali: una vera e propria sfida per la salute mentale di conducenti e passeggeri.
Se la situazione è insopportabile per noi che ci viviamo, figuriamoci per coloro che si trasferiscono qui per lavoro, come ad esempio i diplomatici e i funzionari delle ambasciate. Tant’è che ha sorpreso non tanto tempo fa l’intervento dell’ambasciatore della Francia con dei suggerimenti a mezzo stampa per porre rimedio a questa situazione e in un’intervista rilasciata a un giornale locale ha sostenuto che si dovrebbe limitare il transito veicolare, altrimenti la città si sarebbe paralizzata. Una soluzione scontata, ma la disperazione a volte gioca brutti scherzi anche a coloro che, come i diplomatici, dovrebbero essere maestri dell’autocontrollo.
2,5 milioni di persone si spostano con i mezzi pubblici e un milione con le loro autovetture: una bolgia infernale.
Ci sono poi i conducenti di autobus e di autoarticolati dalla guida spericolata, i rottami su quattro ruote per il servizio di tassì a fermata (concho) e tanti veicoli in giro che creano ingorghi da incubo sulle strade e sui viali.
Il trasporto urbano è sicuramente il principale problema del Gran Santo Domingo.
Attualmente la Metropolitana di Santo Domingo trasporta non meno di 260.000  persone al giorno. Quando le scuole sono aperte il numero aumenta a 290.000. L’imminente inaugurazione della linea 2B della Metropolitana che unisce la zona orientale alla capitale aumenterà consistentemente questa cifra.
La capacità del sistema della teleferica è di 3.000 persone per ora e per senso di marcia con una velocità del cavo di 18 km/h e 215 cabine con la capienza di dieci persone sedute.
Tra qualche mese inizierà inoltre il processo di sostituzione  dei rottami adibiti a tassì a fermata.
Si prospettano dei miglioramenti. Speriamo che questi soddisfino tutti anche il corpo diplomatico di stanza nella capitale dominicana.
Intanto il nostro ambasciatore di questi ingorghi perenni non ne risentirà tanto. La nuova sede dell’ambasciata infatti e la sua residenza sono poco distanti, separate soltanto da un semaforo.

lunedì 30 luglio 2018

La nuova sede dell’ambasciata si inaugurerà a ottobre



Nel recente incontro di mercoledì scorso alla Farnesina tra il sottosegretario agli esteri Ricardo Antonio Merlo e l’ambasciatore di Santo Domingo Andrea Canepari è stato confermato il trasloco della nostra sede diplomatica.
La data dell’inaugurazione dei nuovi uffici è stata fissata per il mese di ottobre del corrente anno.
Si tratta di un avvenimento importante fortemente voluto dal nostro ambasciatore per diversi motivi tra i quali l’infrastruttura obsoleta dell’impianto telefonico, l’inagibilità di alcuni locali, il malfunzionamento degli impianti elettrici e sanitari, ecc.
L’ambasciatore ha sostenuto più volte che molte delle inefficienze relative ai servizi consolari contestate alla sede diplomatica erano dovute all’obsolescenza delle infrastrutture e degli impianti.
Si afferma inoltre che nei nuovi uffici ci sarà posto per l’inserimento di nuovo personale e quindi per il miglioramento dei tempi di erogazione dei servizi consolari.
L’ambasciata si sposterà nella Núñez de Cáceres, di fronte al Down Town Center, quasi angolo Rómulo Betancourt nell’edificio Ginaka 2.0. Occuperà il terzo piano.
Al quinto e al sesto piano di quello stesso edificio si trova l’ambasciata tedesca. Senza dilungarci molto sui tedeschi, soprattutto per questioni di autostima, c’è da dire che l’ambasciata della Germania è aperta al pubblico, nel quinto piano dalle ore 8:00 alle ore 11:30 per pratiche consolari. Per contatti con l’ambasciata di altra natura si può accedere nel sesto piano dalle ore 7:00 alle ore 15:00 sempre da lunedì a venerdì.
Ebbene sì, loro hanno due piani e noi ne avremo uno solo! Eppure a rigor di logica dovremmo averne quanto meno due anche noi per numero di iscritti AIRE, di turisti che arrivano ogni anno e di relazioni d’affari, lasciando perdere i legami storici e culturali.
L’iniziativa comunque dello spostamento della sede è della gestione precedente del MAE. Ed è stata annunciata già nel mese di ottobre del 2016 da Mario Giro di cui si diceva che avesse voluto chiudere la nostra ambasciata per vendere gli immobili demaniali e destinare i fondi a favore di qualche non meglio precisata località africana.
Ecco allora che il santedigino Mario Giro promosse subito l’abbandono degli immobili adibiti a sede consolare e a residenza dell’ambasciatore per dimostrare forse che non valevano nulla e che a lui non erano mai interessati.
Il costo? Non era un problema, prima sì, ma ora no, secondo una logica contorta che riesce difficile da capire se non percorrendo tortuose strade di ripicche e capricci di omini messi senza meriti propri su piedestalli di potere.
Nella sede attuale, quella di sempre, non è stato speso un euro negli ultimi quattro anni. Si trova in evidente sfacelo anche per noncuranza.
Comunque l’ipotesi che l’inaugurazione possa essere fatta a ottobre è alquanto dubbia. I lavori attualmente sono sospesi per mancanza di fondi e sono tantissime le cose da fare, praticamente tutto, il locale è vuoto con i suoi 600 mq circa di superficie in attesa delle suddivisioni dei vari uffici e delle installazioni delle infrastrutture e degli impianti necessari, nonché dell’arredamento. L’ambasciatore è in ferie e presumibilmente tornerà a fine agosto.
A ottobre semmai si incomincerà a parlare a Roma di legge di bilancio e si faranno gli stanziamenti anche per la Farnesina che dovrà decidere la ponderazione dell’assegnazione dei fondi tra Cooperazione internazionale e Rete diplomatica. E i fondi probabilmente arriveranno a gennaio.
Comunque non bisogna mettere il carro davanti ai buoi!
Non è detto che a ottobre non si riesca a fare l’inaugurazione della nuova sede.
Bisogna ammettere però che questa non rientra tra le priorità espresse dal sottosegretario subentrante della Farnesina, sul quale gli italiani residenti all’estero fanno moltissimo affidamento.
Priorità vuol dire anche destinare i fondi dove questi sono più necessari e il trasloco della sede può non garantire da solo una migliore erogazione dei servizi consolari.
Se continua a prevalere l’atteggiamento ostile dei funzionari delle sedi diplomatiche verso i connazionali residenti all’estero e verso le pratiche consolari imposto dalla vecchia gestione, possiamo trasferire i locali dove vogliamo, le cose per questo non cambieranno.
Sarà che noi eravamo fino all’altro ieri degli anatroccoli brutti ed è per questo che ci hanno chiuso l’ambasciata e che ora invece tutto a un tratto siamo diventati dei cigni bellissimi? A tal punto che pur avendo una sede operativa di proprietà demaniale ce ne assegnano una nuova che costa fior di quattrini!
Gli impiegati lavoreranno meglio? Forse! Comunque nello stesso edificio si è sistemata l’ambasciata tedesca occupando due piani e noi ne avremo uno solo…

Un altro rinvio del processo di appello dell’investitore italo-canadese Antonio Carbone condannato a 20 anni per tentato omicidio



La sezione 3 della Corte di Appello di Santo Domingo ha destituito dal ruolo di difensore l’avvocato del connazionale in quanto sempre assente alle udienze. Secondo i magistrati i rinvii sono costosi per lo Stato e questo processo è anche l’unico che si svolge in un’intera giornata.
Un’udienza può essere rinviata per moltissimi motivi e di regola il rinvio avviene spesso.
È difficile però che non sia presente l’avvocato difensore, del resto anche in caso di rinvio gli spetta il compenso.
Ad esempio nel processo di Wagner Vulso a La Romana ci sono state tantissime udienze rinviate o per una cosa o per l’altra. Invece di arrivare a sentenza in tre mesi ci sono voluti tre anni. E il processo di appello è già iniziato con un rinvio.
Per quel che riguarda Antonio Carbone bisogna dire che alla base di tutto c’è un investimento da capogiro. Insieme a suo fratello Francesco nel 2011 ha introdotto legalmente nel paese circa 100  milioni di dollari che ha investito nel settore dei casinò e dei giochi d’azzardo in generale.
Entrambi i fratelli operando con l’impresa Dream del consorzio giochi più grande nella storia della Repubblica Dominicana sono diventati vittime di una cospirazione per appropriarsi abusivamente della loro società, la Dream Corporation.
Un socio di minoranza è riuscito a far occupare gli uffici di Dream a Santo Domingo con 20 uomini armati e ha preso possesso illegalmente degli uffici di Dream Sports e Dream Casinos.
I fratelli a seguito di questo colpo di mano pseudogiudiziario si sono impigliati in una matassa di processi civili lenti e macchinosi, tutti vinti sia ben chiaro ma senza risultati concreti.
È emerso così in via definitiva che i fratelli Carbone erano i proprietari dell’85% delle azioni della Dream Corporation.
Ma dal campo civile gli usurpatori sono passati al campo penale. Antonio Carbone è stato arrestato per il tentato omicidio di un gerente della società, uomo di fiducia del socio di minoranza che si era impossessato della Dream.
“Si cerca di impugnare la sentenza di condanna a venti anni di reclusione per un incidente confuso nel quale Antonio Carbone è stato coinvolto dal sig. Fernando Baez Gerrero, uno dei gerenti dei casinò Dreams che tra l’altro oggi, tre anni e mezzo dopo, risulta essere uno degli azionisti di maggioranza dei casinò. Una situazione abbastanza strana.” Lo sostiene l’avvocato attualmente in carica dell’italo-canadese.
La strategia della parte civile costituitasi nel processo di appello è quella di rimandare il più possibile la data della sentenza. Alla prima udienza del febbraio scorso è stato ricusato il giudice in quanto la parte civile ha sostenuto che un fratello del magistrato era stato alle dipendenze del Carbone.
Tentata in vano questa via si sono verificate le assenze dell’avvocato difensore sicuramente non nell’interesse suo, in quanto non ha diritto a compenso, o del suo cliente Antonio Carbone che continua ad essere rinchiuso in carcere.
Così come stanno le cose è molto probabile che la sentenza di secondo grado stabilisca l’assoluzione dell’italo-canadese.
Intanto però più tempo l’investitore trascorre in galera, più profitti si riesce a ricavare dal colosso del gioco d’azzardo di cui con espedienti vari un gruppo di persone è riuscito a impossessarsi.

sabato 28 luglio 2018

Un quartiere venduto con titoli emessi illegalmente. Undici persone coinvolte tra cui burocrati, avvocati, politici, imprenditori e magistrati



Scegliere un fondo a caso e venderlo a qualcun altro… Ѐ praticamente quanto è successo nel settore Los Tres Brazos di Santo Domingo Este, quando nel dicembre del 2016 sono state sfrattate dalle loro case persone che vi abitavano da oltre venti anni.
Gli abitanti del settore denunciarono il fatto al giornale EL DÍA il quale diffuse la notizia a livello nazionale.
Nella consapevolezza di essere in presenza di un altro scandalo di corruzione che non si sarebbe potuto tenere nascosto sotto il “tappeto” per lungo tempo, il presidente Danilo Medina sospese la vendita dei fondi e lo sfratto di chi ci abitava.
La Procura generale procede attualmente contro undici persone, tra cui politici, imprenditori, l’ex direttore della corporazione dominicana di imprese statali (Corde) e la direttrice del Registro immobiliare.
L’accusa è quella di aver emesso, agendo di comune accordo, titoli immobiliari privati per aree appartenenti allo stato.
Contro gli undici imputati sono state imposte delle misure di coercizione.
Il procuratore generale della Repubblica ha definito questa frode come una delle più rilevanti commesse nel paese: “Gli imputati si sono associati per vendere i terreni che non erano di loro proprietà e che appartenevano agli abitanti di Los Tres Brazos e a tutti i dominicani, ma in particolare allo Stato dominicano”.
Si tratta di oltre un milione di metri quadri.
Viene coinvolto in questo scandalo anche il Potere Giudiziario in quanto tra gli imputati c’è anche la direttrice del Registro immobiliare. Ancora una volta viene fortemente messa in dubbio la sicurezza giuridica del paese.
Intanto si rendono note alcune cifre. Sarebbero stati frodati ben 63.000 acquirenti di lotti di fondi del settore.
E se a questi aggiungiamo anche coloro che sono stati illegalmente allontanati dalle loro case, ne risulta un quadro abbastanza eloquente del perché il procuratore definisca la vicenda come una delle frodi più rilevanti commesse nel paese.

venerdì 27 luglio 2018

L’amore virtuale continua a mietere “vittime”. Tunisino in difficoltà a Ocoa



Verso la fine dell’anno scorso ha suscitato scalpore la vicenda del britannico Thomas arrivato senza soldi all’aeroporto di Punta Cana da dove è stato prelevato a spese della fidanzata dominicana e trasportato a Cotui. La donna ha mantenuto il britannico per un mese e non essendo più in grado di continuare a farlo si è rivolta ai media.
Il fatto è stato molto seguito dal pubblico dominicano, sono nate tante leggende metropolitane e infine con l’intervento dell’ambasciata britannica il Thomas è stato rimpatriato dopo aver soggiornato qualche settimana in una casa di cura,
Questa volta la vittima dell’amore virtuale è un tunisino. Arrivato il 21 giugno all’aeroporto “Las Americas” sprovvisto evidentemente di biglietto di ritorno come del resto era capitato anche al Thomas, ma con qualche soldo in più. Ha speso 50 dollari per una nottata in un hotel nei pressi dell’aeroporto e ha pagato più di 3000 pesos, secondo lui un prezzo di favore, per arrivare in tassì a Santo Domingo, dove evidentemente anche se non lo dice nell’intervista, ha incontrato la fidanzata Ingrid Ramirez Beltre con la quale ha raggiunto Ocoa.

Una storia d’amore durata tre anni in rete, con tante rimesse spedite regolarmente. Mohmed Ebrahmi Ali è un 43enne. Dice di essere ingegnere, di lavorare nella costruzione, anzi di avere tre lavori di cui uno addirittura agricolo. Di primo acchito neanche questo “fidanzato” arrivato dal “computer” sembra avere tutte le rotelle a posto, con l’aggravante di non essere inglese…
Comunque non si presenta male. Non si capisce bene quanti soldi abbia portato con sé, probabilmente 6000 dollari. Comunque dopo qualche giorno lei è sparita, si è recata a San Juan da dove proviene.
Mohamed che è arrivato con tutta la documentazione pronta per sposarsi ha scoperto che Ingrid ha tre figli e che è già sposata. Tre mila pesos oggi, tre mila domani, non gli è rimasto più un soldo in tasca.
Al di là delle suddette spese che il Mohamed sostiene di aver affrontato, non c’è alcuna menzione, nell’intervista che ha rilasciato, delle cifre cospicue di denaro di cui sarebbe stato in possesso secondo alcuni giornali.
In un articolo si sostiene addirittura che il tunisino sia arrivato con 100.000 dollari che avrebbe completamente speso con la fidanzata virtuale.
Attualmente Mohamed si trova ad Ocoa, nel quartiere Sant’Antonio in una casa senza luce e senza acqua di proprietà della madre della fidanzata. Non mangia perché si sente triste, dice, ma non ha l’aria denutrita. Un piatto di cibo non si fa fatica ad averlo in un paese cristiano.
Mohamed ora vuole tornare al suo paese. Non ha un soldo in tasca e chiede aiuto. Qui non c’è una sede diplomatica della sua nazione. Bisogna prendere contatto direttamente con  l’ambasciata di Washington.
Vediamo se saltano fuori i soldi per il suo viaggio. Gli servono 800 dollari. Potrebbe capitare…
Brutta storia comunque e per di più le navi delle ONG salva africani sono troppo distanti…


I sequestri giudiziari irregolari continuano, una piaga che non tende a diminuire





Scorrendo le pubblicazioni sui nostri gruppi di Facebook mi sono imbattuto con un articolo apparso di recente nei giornali dominicani in cui si parla dei sequestri giudiziari irregolari: una piaga che non si riesce a debellare nella Repubblica e che si aggiunge a tante altre nel settore giudiziario dominicano.
Atti notarili sottoscritti in bianco da notai, spesso anche già deceduti, e venduti agli incroci delle strade che consentono l’emissione di sentenze definitive e inappellabili su vendite immobiliari e su atti di successione.
Centinaia di inchieste su notai e avvocati.
E capita che a lamentarsi siano delle persone autorevoli come ad es. lo stesso presidente del collegio notarile dominicano Pedro Rodriguez.
Il recente sequestro giudiziario di cui si parla nell’articolo citato in uno dei nostri gruppi non viene approfondito più di tanto.
Si tratterebbe di un ristorante, il “Provocon”, situato nella via Santiago, nel settore Gazcue, Distretto Nazionale. Vengono menzionate cinque persone tra cui un notaio ai quali è stato imposto di pagare una cauzione di 100.000 pesos, il solito “impedimento de salida” o divieto di espatrio e la presentazione periodica.
Gli imputati sono comparsi nel menzionato ristorante e hanno prelevato tutto l’arredamento e gli elettrodomestici in dotazione: frigoriferi, tavoli, sedie ecc. nonché un furgoncino “FIAT”.
Mentre questi beni venivano caricati su un camion, si sono presentati degli agenti della polizia, inviati dal Sistema Nazionale di Emergenza 911, che hanno impedito il sequestro e arrestato gli implicati.
Sostiene un nostro connazionale a commento di questo sequestro irregolare: “Non è il primo episodio, né sarà l’ultimo”. Un altro accosta questo tipo di situazione a un sistema di saccheggio o rapina usuale e che semmai qui di insolito c’è che “questi azzeccagarbugli e notaiuncoli siano stati castigati perché normalmente la fanno franca. E viene citata una località di Samanà dove una farmacia dominicana familiare gestita  da un dottore in medicina rispettabilissimo ha subito lo stesso saccheggio ingiustificato.
C’è da dire che dietro questi sequestri ci sono spesso dei pool di azzeccagarbugli che “acquistano” le cause, in particolare quelle di lavoro e le impostano e gestiscono in modo da raggiungere una sentenza favorevole. Si parla anche di situazioni più o meno forzate, supportate da documentazione e testimonianze fasulle e da notificazioni “nell’aria”, è così che le chiamano, date per ufficiali, ma di fatto mai eseguite.
Al riguardo è intervenuta nei primi giorni di luglio anche la “famosa” pubblico ministero del Distretto Nazionale Yeni Berenice Reynoso, sostenendo che il suo ufficio riceve ogni giorno denunce e richieste di aiuto da parte di imprese e cittadini che invocano l’intervento della procura e della polizia nazionale quando sono in corso sequestri e sfratti senza titolo di esecuzione. La procura della repubblica ha sostenuto di intendere perseguire queste strutture criminali che generano un caos permanente nelle operazioni di sequestro.
Inoltre si denuncia che ci sono situazioni in cui il titolo esecutivo sussiste, in cui però i messi e i notai si presentano con bande che provocano danni alla proprietà, maltrattamenti, estorsione e furto di beni che non vengono elencati nei verbali e che vengono sottratti.
Inoltre “queste situazioni dolose perpetrate da strutture criminali” si rivolgono a indirizzi che non riguardano il presunto debitore ed effettuano sequestri e sfratti nonostante abbiano la certezza che la sentenza si riferisce a un’altra persona o ente diverso da quello che figura nel titolo esecutivo.
La procuratrice fiscale titolare del Distretto Nazionale Yeni Berenice Reynoso ha dichiarato che è inaccettabile che delle persone con precedenti di associazionismo a delinquere continuino a commettere reati come se nel Paese non esista uno stato di diritto.

giovedì 26 luglio 2018

Il Prenota online si sgretola, il Disservizio voluto dal sedicente cattolico Mario Giro e dai beniamini di Soros “sarà presto superato. Il governo lo ha ribadito nei giorni scorsi più volte



La richiesta di un servizio ha luogo quando di questo servizio si presenta la necessità. Ad esempio, esiste un momento in cui un cittadino italiano che vive all’estero ha bisogno di un qualche servizio consolare, verifica l’orario della sede diplomatica competente, si informa sulla documentazione necessaria, la reperisce e si reca negli appositi uffici dove viene ricevuto da personale competente e viene soddisfatta la sua richiesta in giornata o in breve tempo a seconda della completezza della documentazione presentata e della sussistenza dei diversi requisiti di legge.
Prima del subentro alla Farnesina dei vertici della Comunità di Sant’Egidio e dei resti liberali mondialisti dell’ex partito radicale, legato alla finanza internazionale, immigrazionista e anti italiano fino all’osso non conoscevamo un altro modo di soddisfare la domanda dei servizi consolari.
Ecco come a un certo punto sulla scia della riduzione delle spese della rete diplomatica nasce il servizio prenota online che in realtà altro non è essenzialmente che un disservizio.
Il Prenota online è un espediente per non adeguare l’offerta alla domanda dei servizi, per continuare  a mantenere il personale ridotto ai minimi termini e per ignorare le esigenze dei connazionali residenti all’estero.
E per di più non funziona! Le date sono bloccate per lungo tempo, si rendono disponibili in orari improbabili, in giorni festivi e c’è il legittimo sospetto che ci sia addirittura un commercio di questa importante informazione.
E non basta: c’è anche la beffa dello scoraggiamento, dell’assenza dell’interessato alla data dell’appuntamento, delle sale paradossalmente vuote quando c’è tanta gente che ha bisogno di un servizio. E allora in che modo si sfruttano al meglio le risorse del personale?
Un vero e proprio disservizio che vuole presentarsi addirittura come moderno e innovativo. Tempi di attesa che vanno oltre i quattro mesi quando va bene.
Oltre al danno la beffa…
Il prenota online non ha alibi. È un disservizio, il più delle volte associato all’indisponibilità di date per lunghissimi tempi, alla mancata risposta alle e-mail e alle telefonate da parte degli uffici consolari. 
Con il prenota online, i mondialisti hanno reso le sedi diplomatiche delle fortezze inaccessibili al pubblico.
I connazionali vengono quindi scoraggiati, spinti a rinunciare di fatto alla cittadinanza italiana quando sono in possesso di un'altra, o ad acquisire quella del paese dove risiedono, a non iscriversi all’AIRE per poter recarsi in Italia per il disbrigo delle loro pratiche anagrafiche. 
Si diffonde il disagio tra di loro.
Nel contempo i diplomatici fanno sfoggio di chissà quale ricchezza del paese che rappresentano, proponendo aiuti a destra e a manca, come se l’Italia dei tagli fosse ancora una grande potenza economica.
Dietro l’angolo i connazionali sono disperati perché non riescono a ottenere un passaporto, un’iscrizione di atto di  nascita, di matrimonio o di morte.
Ora con il "Cambiamento" in atto si devono tutti dare una regolata. L’iniziativa parte da Roma. Basta Disservizio Prenota Online, più personale per davvero alle sedi diplomatiche e non rinforzi con il contagocce, meno fondi ai paesi del terzo mondo, meno società offshore per il disbrigo dei servizi consolari, meno consoli onorari… 
Lo stato italiano non ha bisogno di volontariato, quello lasciamolo ai sedicenti cattolici santedigini e ai beniamini di Soros, che per anni hanno fatto il bello e il cattivo tempo alla Farnesina!
Ci vorrà del tempo anche per eliminare il prenota online. Attendiamo la Finanziaria.
Comunque notiamo che Porto Alegre farà a meno del Prenota Online da subito. Le prenotazioni saranno fatte per e-mail.
E dulcis in fundo, apprendiamo da fonti bene informate che il sistema di appuntamento online sarà presto superato. Il governo lo ha ribadito più volte nei giorni scorsi.

Prostituzione a Sosúa: due locali chiusi, 70 donne dominicane “riscattate”



Il caso di Sosúa è stato di recente oggetto dell’attenzione dei media. I proprietari di hotel e negozi turistici si sono lamentati per il numero di visitatori in calo nonostante la spiaggia da sogno ecc. e il motivo sarebbe l’aumento della prostituzione che viene esercitata pubblicamente nelle sue strade a tutte le ore del giorno e della notte.
La reazione della nostra comunità è stata fredda. Non si vedrebbe, si sostiene dai più, quella grande differenza con altre località turistiche. La storia della prostituzione infantile sollevata dall’attrice Cheddy García sembra una vera e propria bufala e non sarebbe nemmeno vero che il 90% delle prostitute sono haitiane, il che di primo acchito pareva improbabile.
Di fatto Sosúa dovrebbe risentire di meno degli effetti della prostituzione dal momento che le lamentele degli esercenti alberghieri e turistici in generale in tal senso sono molto frequenti e si ripetono a intervalli di tempo quasi regolari.
Del resto per non meglio specificati presunti legami a una rete di sfruttamento sessuale in quella stessa cittadina, è stato espulso nel 2014 il nostro connazionale Armando Casciati.
La Direzione Generale di Migrazione gli ha cancellato il permesso di residenza dalla mattina alla sera, costringendolo ad abbandonare il paese con quello che aveva addosso secondo la regolare prassi.
Ricordiamo che Armando Casciati ha investito in questo paese oltre 50 milioni di dollari, era proprietario di hotel e ristoranti e non è mai stato processato né tanto meno condannato.
Sosúa quindi piange molto, la prostituzione ce l’ha da sempre, le serve evidentemente e ogni tanto come ora si lamenta.
In questi giorni quindi come era lecito aspettarsi ci sono state diverse perquisizioni anche a Cabarete da parte della Procura specializzata contro il traffico illecito di migranti e la tratta delle persone, la Procura di Puerto Plata, il Ministero della Difesa, il Corpo specializzato di sicurezza turistica (Cestur), gli agenti dell’unità di investigazioni criminali (UIC) e dell’esercito della Repubblica Dominicana.
Un intervento operativo insomma di tutto riguardo con tanta gente aggirandosi all’interno delle due cittadine turistiche. I locali su cui era focalizzato l’interesse erano i centri di divertimento con indizi di tratta delle persone e prossenetismo. Sono stati chiusi due di questi negozi, il Restaurante Bar Pica Flor e il Bar Restaurante Barrio Latino e sono state “riscattate” circa 70 donne dominicane.
Il solito elefante che partorisce un topolino.
Sorprende l’uso del verbo riscattare, comune sempre in queste circostanze, relativamente alle donne che si prostituivano all’interno di questi due locali, anche se per la verità possono sussistere dubbi sulla loro natura di vittime. Ai più sembra infatti che la scelta del mestiere più vecchio del mondo sia volontaria.
Non ci sono tracce almeno sulla carta di prostituzione minorile e non esiste nemmeno la conferma che il 90% delle prostitute sia haitiana.


martedì 24 luglio 2018

Wagner Vulso, il recluso italiano di Cucama recentemente condannato a 10 anni è gravemente ammalato. Gli amici sono indignati



Paesi che vai usanza che trovi caro Vittorio. Semmai in questa vicenda ne vieni fuori bene tu, che ti sposti da un capo all’altro dell’isola  per trovare Wagner in onore a un’amicizia che nulla dovrebbe c’entrare con la politica da quel che ho potuto osservare. Tanto di cappello, Vittorio! Spero di conoscerti presto. A te si aggiunge sempre Gianni e spesso Paolo Dussich, il presidente del Comites, entrambi li conosco e li frequento.
Hai trovato Wagner con i tre denti che gli sono rimasti, l’ombra di se stesso. Dopo tre anni di un processo caratterizzato da udienze rimandate. E anche oggi guarda caso la prima udienza dell’appello è stata rinviata al 21 agosto. Si parla di “habeas corpus”, ne parla Wagner, di cauzione versata. Di concreto non c’è niente. Avrebbero potuto processarlo a piede libero, ma i potenti si incapricciano. È una loro prerogativa che si aggiunge ad altre arbitrarietà.
Aneurisma dissecante di aorta e aorta sclerosi. Wagner è in fin di vita. Se non si procede con urgenza a cure mediche o a una chirurgia le possibilità di sopravvivenza nel breve medio periodo sono pressoché nulle.
“Questa diagnosi è una sentenza di morte annunciata peggio della sentenza del tribunale. Abbiamo un concittadino, in carcere con accusa (dubbia) non dimostrata di omicidio da ormai tre anni, in stato di indigenza, senza familiari, a cui tra poco gli scoppia l’aorta in carcere.” Dice Vittorio.
Un processo da terzo mondo? Da far drizzare i capelli! “Ho frequentato tutte  le udienze e siccome non si sentiva bene perché non hanno i microfoni... a volte ho dubitato di sapere la lingua spagnola per le cose assurde che “sentivo” chiedendomi sempre se avessi sentito bene!”
Il corpo della vittima è stato rinvenuto a 131 metri dall’abitazione del Vulso. E nonostante le solite e normali testimonianze fasulle è stato accertato che proprio in quel posto la vittima è stata colpita ed è deceduta. Sotto il suo corpo c’era una pistola con la matricola abrasa.
Non è stata fatta una perizia balistica e non si è accertato da quale distanza sono partiti i colpi, non si è parlato nemmeno di un possibile movente del condannato. Il morto nonostante l’altisonante nome Luis Alberto Cordero Cerda in realtà era un fantasma anagrafico perché sprovvisto di atto di nascita. In quelle condizioni aggirarsi con una pistola con la matricola abrasa in ore notturne non poteva non essere ritenuto un forte indizio di una sua attività professionale criminosa. Ma non si è tenuto conto nemmeno di questo.
Le indagini si sono fermate senza approfondimenti di sorta nell’unico indizio rinvenuto, quello del guanto di paraffina, con l’aggravante della detenzione di armi.
La prova del guanto di paraffina è stata fatta senza l’assistenza di periti della difesa. Il Vulso ha sempre negato di aver sparato. Non è stata fatta la perizia balistica eppure le pallottole sono rimaste dentro il corpo della vittima.
“La condanna inflitta è stata di 10 anni..... quando mai se si è certi di un omicidio la condanna è di soli 10 anni? Se fosse stato un tedesco i diplomatici di quel paese lo avrebbero quanto meno fatto operare di urgenza.” Sostiene Vittorio.
Invece di tedesco ha solo il nome, Wagner, che non gli ha portato bene.
Il Comites nella persona di Paolo Dussich è stato vicino a Wagner Vulso. L’ambasciatore non so. Non mi pronuncio. Continuo a ritenere che non è facile il suo mestiere nella Repubblica Dominicana. Un paese per tanti versi difficile: traffico stradale impossibile, eventi metereologici devastanti, incidenti stradali al top, delinquenza da brivido, tasso di omicidi ogni 100.000 abitanti ai vertici mondiali, incertezza giuridica. E a tutto questo ci possiamo aggiungere anche un ritardo cronico del disbrigo dei servizi consolari che non si riesce a colmare.
Ci auguriamo un giorno di avere un ambasciatore terra terra, che badi più al sodo, alla problematica concreta dei connazionali piuttosto che alle relazioni con l’elite del paese e all’allacciamento di relazioni commerciali improbabili per mancanza di competenza in questo campo.
Tutte cose che si augura anche il principale sindacato della Farnesina, non solo noi. Si parla infatti di “Cambiamento”.
Dalla vicenda di Wagner Vulso ognuno tragga le sue conclusioni.

Il servizio Prenota Online ha i giorni contati? Siamo in attesa del “Cambiamento” anche a Santo Domingo



Il Prenota Online è stata un’innovazione non gradita da nessuno. Alla base dell’implementazione di questa modalità ci saranno pure stati dei validi motivi. Di fatto però si può constatare a livello mondiale e non solo da noi, che le prenotazioni sono spesso inaccessibili. Le date sono bloccate, si riaprono in piena notte o in orari impossibili dopo lunghi periodi.
Tanta gente non riesce a prenotarsi. Dovrebbe stare davanti al computer a tutte le ore del giorno 24/7.
Una modalità di servizio di chi disprezza l’utente. Del resto il governo mondialista uscente non ha mai dimostrato né affinità, né simpatia per i cittadini italiani dovunque residenti.
O così o pomì! Si direbbe che alla Farnesina i funzionari acquisiti dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’ex partito radicale ragionassero nel seguente modo: “Se non vi garba, acquistate la cittadinanza del posto, fate insomma come vi pare. Noi dobbiamo aiutare il terzo mondo. Voi siete all’estero. Arrangiatevi! Non ci curiamo degli italiani che sono in Italia, figuriamoci di voi!”
Detto e fatto! E i diplomatici, consoli e ambasciatori sono stati tutti ben indottrinati. I servizi consolari non sono in primo piano. Dopo tante lamentele hanno acconsentito di immettere nel servizio 100 contrattisti. Una goccia nel mare… ed entro l’estate prossima 200 impiegati di ruolo, altra goccia nel mare. La carenza di personale è cronica. E il servizio prenota online non razionalizza le risorse, serve solo da filtro, da giustificazione.
Il risultato è che le sale di attesa sono vuote. Perché? Forse perché la gente prenota e magari non si presenta o perché il numero di utenti previsto per un determinato giorno è troppo esiguo. Ma non importa perché la parola d’ordine è un’altra e l’utenza conta poco.
Sono faccende che a quanto pare non ci riguardano. Non vengono date le informazioni del caso neanche al Comites. Le istruzioni della gestione uscente ai consoli evidentemente non lo prevedevano.
Si stava meglio prima? Chissà. Il console Del Pero, in forza nella nostra ambasciata prima della sua chiusura nel 2014, ci teneva alla porta dell’ambasciata aperta al pubblico negli orari di accesso. Al tempo si parlava di pubblico, oggi di utenza. Al tempo il pubblico, i cittadini italiani, valeva qualcosa, oggi non vale niente ed è stato declassato a utenza. Questo in attesa del Cambiamento, certo!
Eppure al tempo c’era spazio anche per decine e decine di richieste di visto ogni giorno. E facendo i calcoli bene si dovrebbe dedurre che il personale era anche inferiore in numero e soprattutto per quel che riguarda il totale degli stipendi.
Ci ritroviamo oggi un’ambasciata che costa molto di più di quella chiusa per motivi di risparmio. E per di più questa non funziona come dovrebbe. Ѐ imminente inoltre il trascolo in altri locali, dei quali tra l’altro si paga l’affitto dalla fine dell’anno scorso, 7.000 dollari al mese! E la residenza dell’ambasciatore è vuota perché il diplomatico non la gradisce.
Gli italiani che sostano nella sala d’attesa dell’ambasciata di Santo Domingo si chiedono se non ci siano nemmeno i soldi per acquistare un barattolo di pittura e dare una mano a quelle pareti esterne degli sportelli che fanno pena…
Tante spese, servizi insufficienti… Locali fatiscenti che nessuno si cura di rassettare…
Ma è cambiata la gestione, i mondialisti non ci sono più. Ora c’è il Cambiamento…
A ottobre ci sarà la conferenza mondiale dei consoli italiani proprio alla Farnesina. E in quei giorni s’incomincerà a parlare anche di Finanziaria.
E vedremo da una parte come verranno indottrinati i consoli e dall’altra se continueranno a fluire i milioni a palate verso il terzo mondo e in particolare verso 8 dei 10 più corrotti paesi del mondo.
Vedremo anche che fine faranno le società offshore che gestiscono servizi consolari dappertutto, anche qui a Santo Domingo.
Chissà forse verrà anche decretata la fine del Prenota Online.

sabato 21 luglio 2018

Il ministro degli affari esteri Vargas Maldonado chiede l’eliminazione del visto Schengen per i viaggi turistici



L’eliminazione del visto Schengen per i dominicani secondo il ministro dovrebbe rappresentare la piena attuazione delle agevolazioni di mobilità contenute nell’Accordo di Associazione Economica (EPA) tra gli stati dell’area dei Caraibi e l’Unione Europea.
Vargas Maldonado sostiene che questo accordo include l’eliminazione del visto Schengen per i viaggi turistici e di affari.
Nel suo discorso durante la sua partecipazione alla seconda riunione dei ministri degli affari esteri Celac-UE ha anche chiesto un consolidamento dei legami tra entrambe le regioni fondato su valori comuni, solidarietà e principi democratici.
L’eliminazione del visto secondo il ministro per viaggi brevi con finalità turistiche o di affari viene considerata dalla R. Dominicana indispensabile per aumentare la mobilità e i contatti interpersonali.
Ѐ il modo migliore”, sostiene, “perché i cittadini della nostra regione sentano veramente i benefici dell’accordo” e ancora “Ѐ necessario che tutta l’area dei Caraibi riceva un trattamento equo per quanto attiene alle condizioni per accedere nell’area Schengen”
Vargas Maldonado ha sottolineato anche l’importanza di adempiere alle condizioni concordate nel trattato relativamente all’accesso in Europa dei fornitori di servizi e degli agenti culturali come parte del lavoro per eliminare gli ostacoli al commercio tra le due regioni.
A gennaio del prossimo anno, la Repubblica Dominicana assumerà una posizione non permanente nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
“Ho potuto constatare”, prosegue il ministro, “il consolidamento della buona immagine della Repubblica Dominicana nella comunità internazionale a tutti i livelli e attraverso contatti importanti ho messo in rilievo le nostre credenziali diplomatiche e un clima adeguato per gli affari e per il turismo”.
L’Eurocamera di Commercio Dominicana ha chiesto due anni fa all’Unione Europea l’eliminazione del visto Schengen per i dominicani.
La richiesta è stata presentata anche in considerazione del fatto che l’Unione Europea aveva eliminato il visto Schengen per molti paesi dell’America Latina con caratteristiche simili a quelle dominicane, tra di loro Bolivia, Brasile, Colombia e Cile.
Questi paesi avrebbero secondo l'Eurocamera lo stesso livello di povertà della Repubblica Dominicana che vanterebbe addirittura indici economici migliori.
Recentemente la Spagna ha richiesto all’Unione Europea l’eliminazione del visto Schengen per l’Ecuador.
Ecuador e la Repubblica Dominicana sono gli ultimi paesi dell’America Latina per i quali vige il requisito del visto Schengen pur trovandosi in condizioni economiche migliori di altri paesi della regione  per i quali questo requisito è stato rimosso.
Si direbbe che il vantaggio degli ecuadoriani rispetto alla Repubblica Dominicana a questo scopo è il sostegno della Spagna, anteriormente espresso anche per il Perù e la Colombia.
Ancora nessuno ha affiancato la Rep. Dominicana nella sua richiesta. A quanto pare la Spagna non se la sente…
A questo punto forse sarebbe opportuno un intervento del MAECI, vista l’importanza dei rapporti tra l’Italia e la Rep. Dominicana e l’innegabile valore a livello di PIL della comunità italiana residente in Italia.
Peraltro non si deve nemmeno dimenticare che secondo le stime 300.000 dominicani sono discendenti di italiani.

venerdì 20 luglio 2018

Abbiamo bisogno di un Comites riconosciuto e rispettato dall’ambasciata e dalle figura onorarie! Ci attendiamo una presa di posizione da parte del MAECI



La buona novella è che con il governo pentaleghista l’estero acquista un rilievo che non aveva in precedenza mai avuto.
Dalla mattina alla sera l’ottica dalla Farnesina è mutata completamente.
La rete diplomatica non è più una fonte di spese da tagliare, ma una risorsa da valorizzare.
Certo si passa dai mondialisti per i quali l’ultimo posto nella classifica degli interessi veniva occupato dai cittadini italiani, ai sovranisti per i quali questi ultimi sia nel territorio nazionale che all’estero assumono una posizione centrale.
Una vera e propria rinascita proiettata inesorabilmente verso il futuro.
Si fa avanti la consapevolezza del valore dell’italianità: la nostra storia, la nostra cultura e perché no il nostro DNA sono la nostra vera risorsa.
Sappiamo per fortuna anche chi sono stati da sempre i nostri nemici. Li teniamo ora sotto controllo.
Alle spalle ci lasciamo il buio più pesto.
Anche nel comparto estero, nella rete diplomatica passiamo da una tendenza che sembrava senza ritorno verso lo smantellamento, la riduzione drastica del personale e delle sedi consolari, la privatizzazione dei servizi, l’indifferenza verso Comites e CGIE, la diffusione della rete onoraria, il disinteresse verso i servizi consolari, all’estremo opposto.
Di recente abbiamo assistito a un’interessante assemblea plenaria del CGIE. Il sottosegretario agli esteri on. Merlo in quella sede  ha ribadito ancora una volta il suo interesse verso un potenziamento del CGIE e del Comites.
Da Santo Domingo è partita una comunicazione al CGIE firmata dal presidente del Comites, cav. Paolo Dussich, in cui si chiede tra l’altro che “dal MAECI possano essere forniti gli strumenti necessari per tornare alla normalità: un ufficio consolare aperto alla comunità”. A tal fine si chiedono risorse, in particolare personale.
Un intervento importante del nostro Comites.
Ed ecco qui giunti al punto dolente: il Comites di Panama è il nostro Comites?
A tutti gli effetti sì, ma il MAECI ancora non si è pronunciato per ufficializzare questa situazione paradossale alla quale siamo pervenuti dopo la riapertura della nostra ambasciata.
Il Comites di Panama viene riconosciuto dal nostro ambasciatore per bontà sua oppure ufficialmente sia il capo missione che le figure onorarie ne devono tener conto in quanto organo rappresentativo della comunità italiana residente nella Repubblica Dominicana?
Sarebbe opportuno procedere a nuove elezioni del Comites a Panama e nella Repubblica Dominicana oppure al Ministero preferiscono ufficializzare la posizione del Comites di Panama nella Repubblica Dominicana?
Diversi membri del Comites di Panama sono dei connazionali abitanti a Santo Domingo che godono della fiducia della comunità e che si sono distinti in più occasioni per attività a favore della stessa. Ne citerò tre e valga per tutti: Angelo Viro, Paolo Dussich e Flavio Bellinato.
Riteniamo che la nostra comunità abbia il diritto di avere un Comites anche se eventualmente ancora per qualche tempo in condivisione con Panama.
Riteniamo che sia nell’interesse della nostra comunità che il Comites di Panama venga riconosciuto a tutti gli effetti come Comites anche di Santo Domingo e che venga invitato sistematicamente agli eventi che riguardano la nostra ambasciata, il consolato onorario e i viceconsolati e i nostri connazionali.
Come comunità ci stiamo organizzando bene. La lotta per la riapertura della sede diplomatica ci ha temprato. Ora vogliamo anche noi potenziare per quanto possibile l’organo che ci rappresenta, il Comites, davanti all’ambasciata e al CGIE e quindi al Ministero degli Affari Esteri.
Le persone giuste ce le abbiamo e sono già nei posti giusti. È quindi importante che queste vengano messe nelle condizioni di rappresentarci al meglio.

Poliziotto municipale toglie il fucile a un militare e uccide un uomo in pieno centro della capitale





La notizia è stata presentata diversamente all’inizio ed è andata modificandosi mano a mano che si accertava la falsità delle comunicazioni.
Si è sostenuto infatti in un primo momento che a rimanere ucciso fosse stato un lavavetro di quelli che operano agli incroci delle strade.
Ora sono in vigore normative severe che vietano questa attività e quindi si aggirano delle squadre formate da membri della polizia municipale e da militari che cercano di sloggiare dagli incroci queste persone.
Non c’è verso però di allontanare i lavavetro dagli incroci. Ci tornano regolarmente o resistono come in questo caso al loro allontanamento.
Ma la vittima qui non è un lavavetro. Questi è semmai un protagonista della vicenda.
Ѐ stato allontanato da quattro membri della polizia municipale che lo stavano trascinando a viva forza verso il furgone municipale.
Secondo la gente presente, una volta al suo interno, il malcapitato sarebbe stato sottoposto a un esemplare pestaggio.
Ecco allora che il lavavetro opponeva resistenza.
Di solito qui, paese che vai usanza che trovi, si tollera la resistenza alla polizia solo da parte delle donne. Quando si tratta di uomini, questa, la resistenza, comporta morte sicura.
Il problema in questo caso era che la polizia municipale non è dotata di armi e che i militari si rifiutavano di sparare.
In difesa del lavavetro, per impedire il suo trasporto all’interno del furgone, sono intervenuti due passanti.
Da una parte il lavavetro veniva strattonato verso il furgone e dall’altra i passanti solidali lo trattenevano.
Questo tira e molla sembrava essersi concluso, uno dei passanti solidali si stava allontanando dalla scena, mentre uno dei membri della polizia municipale ordinava al militare di supporto di sparargli e, al suo rifiuto, gli toglieva il fucile, senza trovare peraltro alcuna resistenza, e imbracciatolo sparava alla testa del passante solidale uccidendolo.
E fin qui tutto normale. La vita umana nei Caraibi vale poco o niente.
Semmai è grave il fatto che un militare violi la sua consegna e ceda ad altri l’arma in dotazione.
Va osservato inoltre che la polizia municipale non ha armi in dotazione, non è previsto quindi che spari.
La gravità di questa storia sta invece nel rapporto fasullo della polizia municipale smentito dai video e cioè che la folla si sarebbe munita di pietre e avrebbe aggredito la squadra. Un resoconto smentito dal video.
Si rileva inoltre che il capo della polizia municipale del Distretto Nazionale, il generale Manuel Lachapelle, ha definito l’uccisione del civile come un incidente.
Sicuramente non è stato così. Si tratta di un omicidio a sangue freddo non giustificato da alcuna colluttazione in atto e per di più premeditato in quanto l’arma del delitto è stata strappata di mano a un militare.
Se non ci fosse stato il video probabilmente tutto sarebbe filato liscio. Del resto questi omicidi proliferano proprio perché si fa affidamento sull’immunità che arriva sempre puntualmente.
Invece purtroppo per il criminale e per i suoi protettori non è stato così.
L’andamento dei fatti è perfettamente visibile in un video.
Mariano Figueroa di 45 anni era padre di tre figli, il più grande dei quali ha 15 anni. Di professione faceva il camionista. Tre orfani in più e una famiglia distrutta!
La novità assoluta che sorprende e che di cui si viene a conoscenza oggi nei giornali è che l’assassino è stato arrestato e che verrà sottoposto a giudizio penale con fissazione di un termine di coercizione.
Il capo del corpo di polizia municipale aveva proposto soltanto la sua espulsione per uso eccessivo della forza.
La gente ha reagito. Vuole giustizia!

giovedì 19 luglio 2018

Cittadino francese truffato a Bavaro di RD$ 250.000 con la “burundanga"



Un cittadino francese residente nell'area turistica di Bavaro è stato vittima di una truffa, dopo aver "toccato" un oggetto di ferro. E’ rimasto quindi “ipnotizzato" a seguito dell’effetto della droga e ha consegnato ai delinquenti la somma di RD$ 250.000.
La "burundanga" o la sostanza chimica chiamata "scopolamina" viene utilizzata nelle zone turistiche, senza che le autorità possano arrestare i malfattori.
Diversi casi sono già stati registrati nell'area turistica di Bavaro di cui sono state vittime delle persone ivi residenti.
Il caso più recente è stato quello di un cittadino francese, intercettato a Veron da sconosciuti che gli hanno offerto un "oggetto metallico antico” risalente all'anno 1940, "presumibilmente" valutato in RD$ 250.000.
Nel momento in cui gli estranei hanno consegnato l’” oggetto" al cittadino francese, questi è rimasto "ipnotizzato" ed è stato indotto ad andare alla ricerca della somma di RD$ 250.000 per l’acquisto dell'oggetto.
Una volta in possesso dei soldi, i malfattori si sono dileguati, lasciando il francese in "trance" per diversi minuti.
Non si tratta del primo caso nella zona. Mesi fa, la signora Dolores Corporan è stata anche lei vittima di estranei che le hanno consegnato un presunto "oggetto d'oro" per il quale la donna ha esborsato sotto l’effetto della droga RD$ 80.000.
La burundanga è una droga utilizzata per scopi criminali, in quanto la vittima, una volta intossicata. Esegue qualsiasi ordine che le viene impartito senza resistere, cioè, se richiesto, consegna il proprio denaro e i beni personali senza esitare. Frequentemente la burundanga viene usata a scopo di rapina. L’abuso sessuale, secondo i dati a disposizione corrisponde a meno del 5% dei casi.
Ciò che rende difficile alla vittima il riconoscimento della droga è che non sa di nulla e non ha alcun odore. Può essere somministrata in diversi modi come ad esempio attraverso il cibo, le bevande (se si tratta di bevande alcoliche l'effetto depressivo aumenta) o anche attraverso l’inalazione (ad esempio, un sigaro o un fazzoletto contaminati).
La scopolamina è una droga molto pericolosa, anche perché se l’aggressore eccede in pochi microgrammi la dose massima può provocare la morte.
Non per niente tra i suoi componenti c’è la nostra Belladonna, tanto amata dai fratelli Cesare e Lucrezia Borgia che circa 500 anni fa la usarono con frequenza e con grande successo nelle corti del tempo.

Boom del turismo cinese: l’italo-dominicano Frank Ranieri ci crede poco



L’allacciamento delle relazioni diplomatiche e commerciali tra la Cina e la Repubblica Dominicana, alla fine dello scorso aprile, ha avviato una focalizzazione del Ministero del turismo (Mitur) e degli imprenditori di questo settore sulla conquista di quell'importante mercato asiatico. Tuttavia il principale promotore del turismo di Punta Cana, Frank Rainieri, ritiene che "non si può contare molto sui turismo cinese".

Recentemente, in un'intervista al programma radiofonico La Revuelta de la Mañana, Rainieri ha sostenuto che i turisti cinesi non amano il sole e la spiaggia, ma sono inclini a un turismo commerciale, di shopping e alla visita di luoghi storici.

"È un turista (il cinese) che vuole conoscere luoghi storici di cui è venuto a conoscenza attraverso le letture e i media, come l’Europa e, quando si reca in spiaggia, in luna di miele, preferisce posti vicini, come il Vietnam, la Cambogia e la Tailandia. Quest'ultimo paese, l'anno scorso è stato visitato da oltre 12 milioni di turisti", ha affermato il connazionale presidente del Grupo Puntacana.

Un altro fattore citato da Frank Ranieri è che ai cinesi piace giocare nei casinò e a questo riguardo il luogo preferito per loro è Macao, una provincia cinese che ha tanti casinò quanti ne ha Las Vegas, negli Stati Uniti e dove esistono anche le zone franche integrate ai casinò, vale a dire che giocano d’azzardo e fanno lo shopping nello stesso posto.

Secondo Frank Ranieri quindi piuttosto che investire risorse per far decidere ai turisti cinesi di intraprendere viaggi aerei della durata di 16 ore per arrivare a Punta Cana, sarebbe meglio consolidare i mercati che hanno apportato valuta estera alla Repubblica Dominicana, come gli Stati Uniti, il Canada, l'Europa e il Sud America

Ha ricordato che nel 1992, gli imprenditori del turismo e il ministro del turismo di allora si recarono in Russia con finalità promozionali. Ci vollero però 15 anni perché i russi visitassero la Rep. Dominicana. Ciò che Rainieri intende dire è che i mercati non emergono da un giorno all'altro.

Rainieri nella sua posizione concorda con il presidente di Asonahores, Joel Santos, che ha sostenuto che attirare il mercato turistico cinese sia un obiettivo "a lungo termine".

mercoledì 18 luglio 2018

L’uso del manganello diventa obbligatorio per la polizia nei pattugliamenti e negli interventi operativi



La misura adottata dalla Polizia Nacional è dovuta in particolare a un fatto accaduto di recente. Quattro poliziotti appartenenti a una pattuglia antirumore hanno ucciso con un colpo di pistola alla nuca un loro collega di 26 anni. Questi a seguito del volume elevato della musica della sua autovettura doveva essere arrestato, ma opponeva resistenza. E quindi si è proceduto a sparargli.
Una cosa “naturale” che si ripete ogni giorno. Chi resiste all’arresto viene semplicemente ucciso. Non occorre leggerlo sul giornale. È difficile che chi vive qui da tanto tempo non sia a conoscenza di questa “normale” conseguenza della resistenza alla polizia.
Ora i poliziotti che non sono riusciti a sottoporre a ubbidienza il loro collega sono accusati di avere fatto uso di forza eccessiva: una tiratina d’orecchie insomma…
Le autorità di polizia hanno trovato per questo tipo di situazioni una soluzione che sicuramente risparmierà vite umane anche se procurerà tanti bernoccoli.
E la riscoperta del manganello vista da questa angolazione rappresenta una scelta di civiltà. A parte il fatto che l’uso di questa arma non letale fa parte dell’addestramento usuale dei membri della polizia e che gli sfollagente appartengono alla loro dotazione d’uso.
I direttori regionali della polizia hanno ricevuto l’ordine di disporre per gli agenti l’utilizzo obbligatorio dei manganelli come misura per “l’uso razionale della forza davanti a qualunque eventualità”.
I manganelli saranno obbligatori per tutto il personale della polizia che effettua operazioni di pattugliamento e interventi operativi come perquisizioni, controllo di disturbi e manifestazioni.

Verranno eseguite delle ispezioni costanti e casuali per verificare l’adempimento di questo obbligo e in caso di inosservanza saranno emesse delle sanzioni esemplari in conformità con quanto stabilito dai regolamenti.
L’inadempimento dell’obbligo dell’utilizzo dello sfollagente potrà comportare la sospensione dell’agente fino a 10 giorni e coloro che non lo portino con sé dovranno giustificarne il motivo, altrimenti saranno tenuti al rimborso del suo prezzo d’acquisto mediante i meccanismi stabiliti dall’istituzione in caso di perdita delle armi in dotazione.
I tipi di manganello sono 3: il manganello 26, il tipo tonfa e il manganello estensibile
Il manganello è un bastone. In italiano viene anche chiamato randello e sfollagente. Si tratta di un’arma non letale in uso esclusivo alle forze di polizia di cui esistono diversi modelli. Il più usato è composto da tre sezioni che una volta estese restano completamente rigide. Questo è il manganello estensibile. Si estende mediante inerzia e per chiuderlo lo si colloca in modo perpendicolare al suolo. Il manganello tonfa viene utilizzato esclusivamente dagli agenti antisommossa.