Nicolás Maduro ha
ottenuto il 51,2% dei voti contro i 44,2% del principale candidato
dell'opposizione, Edmundo Gonzales, e si è riconfermato presidente del
Venezuela. Si grida alla frode. Il partito sconfitto sostiene di aver ottenuto
il 70% dei voti. Alcuni Paesi latino-americani chiedono il riconteggio. Tra
questi L'Argentina e la Repubblica Dominicana, i cui allineamenti filo-USA non
sono un segreto per nessuno. Il ministro degli esteri statunitense Blinken ha
espresso forti dubbi sull'andamento della consultazione elettorale e anche il
ministro degli esteri italiano Antonio Tajani ha riferito di avere molta
perplessità sul regolare svolgimento delle elezioni in Venezuela e ha chiesto
risultati verificabili e accesso agli atti. Blinken come al solito vede la
pagliuzza nell'occhio altrui e non la trave nel proprio. Di brogli, infatti, se
n’è parlato abbondantemente nelle elezioni USA del 2020.
Probabilmente ci
sono stati irregolarità in Venezuela. Comunque, niente di nuovo sotto il sole:
Maduro viene apertamente considerato un dittatore dalla stampa occidentale.
Alle ultime elezioni nel 2019, molti Paesi hanno riconosciuto come vincitore il
candidato dell'opposizione. La storia potrebbe ripetersi, ma il mondo sta
cambiando. Ormai l'impero USA è in evidente decadenza. Il suo ricorso frequente
a servirsi dell’egemonia monetaria del dollaro come arma ha provocato uno
tsunami che un po' alla volta porterà un grave sconvolgimento economico
all'interno del suo territorio nazionale e a livello mondiale. Il Venezuela è
in procinto invece di aderire al BRICS dove farà valere la sua ricchezza di
materie prime e sfuggirà alle varie sanzioni in essere da diversi anni e
imposte dagli USA, dando inizio, si spera, a una vera e propria rinascita.