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domenica 9 giugno 2024

Più uragani e più intensi previsti per quest'anno

 


I meteorologi dell'Agenzia meteorologica statunitense stimano che quest'anno si verificheranno dalle 17 alle 25 grandi depressioni, e di queste, dalle 8 alle 13 potrebbero diventare uragani, cioè con venti superiori a 119 km/h.

Da quattro a sette di loro potrebbero addirittura superare i 180 km/h ed essere classificati nella categoria 3 o anche superiore. Ad esempio, l’uragano Otis, che ha colpito Acapulco (Messico) nell’autunno del 2023, era un uragano di categoria 5, con raffiche di oltre 270 km/h, che ha causato ingenti danni e ucciso una cinquantina di persone.

L'agenzia statunitense ritiene che le sue previsioni stagionali siano affidabili al 70% e non aveva mai stimato prima un numero così elevato di uragani, circa il doppio del numero previsto in questo periodo dell'anno.

I Caraibi, il Golfo del Messico e la costa sud-orientale degli Stati Uniti saranno i più colpiti, ma in termini di rischi per le persone, non tutti questi uragani raggiungeranno la terra, quindi non rappresentano necessariamente un pericolo.

Uragano, ciclone tropicale o tifone, queste parole differiscono a seconda di dove ci troviamo sul pianeta, ma in realtà si riferiscono allo stesso fenomeno, e se la stagione si preannuncia particolarmente intensa è perché si stanno verificando condizioni meteorologiche particolari al fenomeno naturale di El Niño e all'arrivo del suo opposto, La Niña.

È probabile che anche questi cicloni siano intensi, poiché la temperatura dell’Oceano Atlantico ha battuto tutti i record da più di un anno. Questa ondata di caldo marino alimenterà i cicloni e li renderà più potenti.

L’acqua più calda significa maggiore evaporazione. Tutta questa umidità accelererà il sistema di convezione ciclonica e finirà per cadere sotto forma di forte pioggia.

Perché l’Atlantico si è riscaldato così tanto negli ultimi 12 mesi? Gli scienziati non riescono ancora a spiegarlo completamente. Un’ipotesi è che l’eruzione del vulcano Hunga Tonga due anni fa abbia rilasciato un’enorme quantità di vapore acqueo, che ha contribuito anche a riscaldare l’aria. Infine, potrebbe esserci anche un elemento di casualità e variabilità climatica naturale. In futuro possiamo aspettarci cicloni più frequenti e violenti, secondo i ricercatori.