Secondo Abinader,
"La Repubblica Dominicana ha un debito con il Venezuela, lo ha dai tempi
di Rómulo Betancourt, che lottò per la democrazia contro la dittatura di
Trujillo, e che per molti anni ha aiutato anche noi a lottare per la
democrazia".
La Repubblica
Dominicana è disposta a concedere permessi di lavoro ai cittadini venezuelani
con documentazione scaduta, dato che la rappresentanza consolare e diplomatica
ha lasciato il Paese per ordine del presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, e
non hanno la possibilità di rinnovare i loro passaporti.
"Lo abbiamo
già fatto in passato. Abbiamo agevolato i permessi di lavoro, senza che
avessero i documenti aggiornati (...) e, se dovremo farlo di nuovo, lo
faremo", ha riferito Abinader, rispondendo ad una domanda in tal senso
durante la sua conferenza stampa settimanale.
Ad un certo
punto, "più di 250.000 dominicani lavoravano in Venezuela e ci hanno
aperto le porte. Pertanto, è tempo per noi di ricambiare quell'aiuto storico
che il Venezuela ci ha dato", ha insistito.
Il governo del
Venezuela ha scatenato una crisi diplomatica con sette paesi, tra cui la
Repubblica Dominicana, a seguito delle loro domande sulla trasparenza e la regolarità
delle elezioni del 28 luglio nelle quali, secondo il Consiglio Elettorale
Nazionale (CNE), Nicolás Maduro è stato ri eletto per un terzo mandato,
risultato che l'opposizione considera “fraudolento”.
Il governo di Maduro
ha chiesto ad Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana
e Uruguay di ritirare immediatamente i loro rappresentanti dal territorio
venezuelano e ha annunciato il ritiro dei suoi rappresentanti da quelle
nazioni.
Questo lunedì
Abinader ha mantenuto la sua posizione nel chiedere la pubblicazione dei
documenti elettorali: "Questa è stata la nostra posizione, continueremo a
mantenerla e continueremo anche a sostenere la democrazia in Venezuela",
ha riferito, ma ha evitato di fare un riconoscimento esplicito di Edmundo
González Urrutia come vincitore delle elezioni.