Gli Italiani in
Crimea, avevano cominciato a insediarsi nella penisola a partire a partire dai
primi anni del 1800, ivi richiamata dalla Corte Zarista per popolare e
sviluppare economicamente quella parte di territorio recentemente annessa alla
Russia. I primi provengono per lo più dal Regno di Napoli, successivamente
altri.
Nel periodo intorno
alla metà dell’800, la comunità italiana che rappresentava il 2% della
popolazione della Crimea, ne costituiva la classe agiata. Nel 1840, fu
autorizzata a Kerch la costruzione di una chiesa cattolica, esistente ancor
oggi e comunemente denominata la “Chiesa degli Italiani”
Con l’avvento del
regime comunista in Russia le cose cambiarono : iniziarono le requisizioni
delle terre, gli arresti, le persecuzioni.
Tra il ’35 e il ’38
molti italiani sparirono nel nulla, arrestati con l’accusa di spionaggio
filoitaliano e di attività controrivoluzionarie.
Nel 1942, con
l’avanzare delle truppe italiane e tedesche in Ucraina, Mosca decise la
deportazione della minoranza italiana di Crimea. All’alba del 29 Gennaio gli
italiani rastrellati durante la notte furono ammassati sulle banchine del porto
di Kerch e là imbarcati su tre navi, rinchiusi nelle stive, attraversando il
Mar Nero fino a Novorossijsk, poi via terra fino a Baku, di qui attraverso il
Mar Caspio fino a Krasnovodsk, poi di nuovo sui vagoni ferroviari fino ad
Atbasar per essere poi dispersi nella steppa tra Akmolinsk e Karaganda, dove
trovarono temperature tra i 30 e i 40 gradi sottozero. Il viaggio per la lentezza dei trasporti durò fino alla
fine di marzo. Una delle navi affondò con tutti i deportati, per la fame e le malattie
circa la metà dei bambini morirono durante il viaggio.
Nel Gulag la
comunità italiana fu quasi annientata dal freddo e dai lavori forzati. Dopo lo
sfaldamento dell’Unione Sovietica, solo una piccola parte dei sopravvissuti
riuscì a tornare a Kerch. Molti, dopo il ritorno, celarono la loro origine
etnica, alcuni ottennero la russificazione del nome, ma all’interno della
comunità hanno continuato a incontrarsi e a tramandare la lingua italiana,
arricchita da dialettismi pugliesi, napoletani, liguri e veneti, ai figli e ai
nipoti.
Con l’annessione alla Russia nel 2014, gli
italiani di Crimea hanno ottenuto dal Presidente della Federazione Russa
Vladimir Putin il riconoscimento dello status di “minoranza perseguitata e
deportata”.