Arriva dall’Italia
insieme alla moglie dominicana. Si tratta di un settantenne veneto
naturalizzato. Presenta alle autorità migratorie il suo passaporto dominicano.
Poi viste le perplessità degli addetti esibisce anche quello italiano sul quale
è stato apposto l’ultimo timbro di uscita dal paese.
C’è qualcosa che
non va. La moglie si preoccupa. Vuole assistere il marito che parla male lo
spagnolo. Non glielo consentono. Riesce però a prelevare dal nastro i bagagli
di entrambi e a sdoganarli. Ad attenderla fuori c’è il figlio di lui.
Il connazionale
finisce nel centro di raccolta stranieri di Haina, il famoso “Vacacional”.
Dietro al veicolo cella arrivano anche il figlio e la moglie.
Si apre uno
spiraglio. Ci sarebbe un caso di omonimia. Stesso nome e cognome di un
ricercato dalle autorità italiane, 20 anni di differenza però. Per le autorità
è irrilevante. È già successo. Scambio di persona, omonimia, nel mese di marzo
del 2018. Un friulano gestore di una ONLUS per poco non viene rispedito in
Italia con lo stesso aereo.
Gli addetti non
entrano nei dettagli. Non tengono conto degli elementi evidenti che non
supportano i loro sospetti o non vogliono ammettere di avere sbagliato o magari
si divertono a rendere la vita difficile a uno straniero anche se
naturalizzato. Chissà.
Il connazionale
settantenne riesce ad avere dalla moglie le medicine che obbligatoriamente deve
prendere ogni sera. Manca l’acqua. Il bottiglione è finito. Bisogna attendere
il giorno dopo. Per fortuna tra i suoi compagni di cella c’è un tedesco che
gliene dà un po’. Insieme a lui, altri stranieri, due argentini, due cileni, un
brasiliano, due indiani. Quasi tutti si erano presentati ai controlli con
passaporti falsi. La cella si trova all’interno di un appartamento, uno dei
tanti del “Vacacional”.
Le amicizie del
figlio sono altolocate. Al mattino presto il connazionale deve essere
trasferito assolutamente agli uffici migratori della Feria. Lì viene accertato
il caso di omonimia, ma c’è dell’altro.
Nella pratica di
cittadinanza ci sarebbero delle irregolarità. Gli si contesta di aver
dichiarato il falso sostenendo di essere figlio di dominicani. L’avvocato che
ha seguito la pratica è però noto. L’errore è dell’ufficio. Viene quindi
rilasciato. Brutta esperienza e vista l’età qualche rischio di troppo, ma tutto
è bene quel che finisce bene.
Gli suggeriscono
allora di utilizzare solo il passaporto italiano in entrata e in uscita,
esibendo semmai la “cédula” dominicana.
Non si capisce come
con un passaporto dominicano autentico il connazionale sia finito a Haina, nel
centro raccolta stranieri. Sono tante però le cose misteriose di questa
vicenda… Qualcuno sostiene che dicembre è il mese in cui tutti vogliono passare
il Natale “al caldo”!