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venerdì 27 dicembre 2019

Le peripezie di un italo-dominicano all’AILA per un problema di omonimia



Arriva dall’Italia insieme alla moglie dominicana. Si tratta di un settantenne veneto naturalizzato. Presenta alle autorità migratorie il suo passaporto dominicano. Poi viste le perplessità degli addetti esibisce anche quello italiano sul quale è stato apposto l’ultimo timbro di uscita dal paese.
C’è qualcosa che non va. La moglie si preoccupa. Vuole assistere il marito che parla male lo spagnolo. Non glielo consentono. Riesce però a prelevare dal nastro i bagagli di entrambi e a sdoganarli. Ad attenderla fuori c’è il figlio di lui.
Il connazionale finisce nel centro di raccolta stranieri di Haina, il famoso “Vacacional”. Dietro al veicolo cella arrivano anche il figlio e la moglie.
Si apre uno spiraglio. Ci sarebbe un caso di omonimia. Stesso nome e cognome di un ricercato dalle autorità italiane, 20 anni di differenza però. Per le autorità è irrilevante. È già successo. Scambio di persona, omonimia, nel mese di marzo del 2018. Un friulano gestore di una ONLUS per poco non viene rispedito in Italia con lo stesso aereo.
Gli addetti non entrano nei dettagli. Non tengono conto degli elementi evidenti che non supportano i loro sospetti o non vogliono ammettere di avere sbagliato o magari si divertono a rendere la vita difficile a uno straniero anche se naturalizzato. Chissà.
Il connazionale settantenne riesce ad avere dalla moglie le medicine che obbligatoriamente deve prendere ogni sera. Manca l’acqua. Il bottiglione è finito. Bisogna attendere il giorno dopo. Per fortuna tra i suoi compagni di cella c’è un tedesco che gliene dà un po’. Insieme a lui, altri stranieri, due argentini, due cileni, un brasiliano, due indiani. Quasi tutti si erano presentati ai controlli con passaporti falsi. La cella si trova all’interno di un appartamento, uno dei tanti del “Vacacional”.
Le amicizie del figlio sono altolocate. Al mattino presto il connazionale deve essere trasferito assolutamente agli uffici migratori della Feria. Lì viene accertato il caso di omonimia, ma c’è dell’altro.
Nella pratica di cittadinanza ci sarebbero delle irregolarità. Gli si contesta di aver dichiarato il falso sostenendo di essere figlio di dominicani. L’avvocato che ha seguito la pratica è però noto. L’errore è dell’ufficio. Viene quindi rilasciato. Brutta esperienza e vista l’età qualche rischio di troppo, ma tutto è bene quel che finisce bene.
Gli suggeriscono allora di utilizzare solo il passaporto italiano in entrata e in uscita, esibendo semmai la “cédula” dominicana.
Non si capisce come con un passaporto dominicano autentico il connazionale sia finito a Haina, nel centro raccolta stranieri. Sono tante però le cose misteriose di questa vicenda… Qualcuno sostiene che dicembre è il mese in cui tutti vogliono passare il Natale “al caldo”!