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domenica 29 dicembre 2019

L'omonimia, un problema che si presenta più di qualche volta



I casi di omonimia sono frequenti e creano spesso disagi ai nostri connazionali sia quando entrano nel paese che quando chiedono la residenza. Ecco descritto nei particolari un caso relativamente recente.

“Nel 2017 decisi di trasferirmi definitivamente in RD. Premetto che mancavo dall’Italia da molti anni perché avevo vissuto e lavorato all’estero prima di approdare in questo paese. Iniziai ad informarmi sulla residenza tramite amici e scelsi alla fine di rivolgermi ad un avvocato. Prima di fare questo avevo già ottenuto prezzi e informazioni da 3 studi legali diversi. Alla fine decisi di rivolgermi ad uno in particolare. 
Nell’estate 2017 arrivai all’aeroporto Las Americas di sera e giunto al desk di Migración, l’ufficiale mi indicò con il braccio di recarmi all’ufficio che si trovava nelle vicinanze.  Lì dovetti aspettare mezz’ora l’arrivo del capo-responsabile il quale mi fece notare che il mio nome e cognome compariva sul loro monitor e si trattava di una persona non gradita o ricercata. Fortunatamente in valigia avevo con me tutti i documenti che dovevo consegnare all’avvocato per iniziare la pratica di residenza, pertanto mostrai il mio certificato penale, il certificato di nascita ecc. e spiegai all’ufficiale che il mio nome e cognome è comune nella regione nella quale sono nato in Italia e che comunque data e luogo di nascita sono diversi, come pure la foto che compariva nel computer.
Alla fine dopo un paio di ore e dopo aver esaminato a fondo i miei documenti mi lasciarono entrare in RD senza problemi (premetto che non ho pagato niente).
Iniziai il lungo percorso della residenza con questo ufficio legale che effettivamente mi creò non pochi problemi perché faceva sembrare il processo una cosa semplice e fattibilissima. È stato un calvario portato avanti per quasi 2 anni di cui non chiarisco il perché, in quanto non pertinente con l’oggetto  dell’articolo. A fine estate 2018, dopo essere stato in Italia ed aver ottenuto il visto di residenza, al mio rientro in RD, sono stato ribloccato in dogana all’aeroporto per un’ora. Mostrando ancora i documenti ecc. e spiegando di essere a conoscenza del caso di omonimia, mi hanno fatto uscire senza problemi. Così ho consegnato altri documenti all’ufficio legale e dopo circa 2 mesi e mezzo, Migración ha chiamato l’avvocato per fissare la data della visita medica  per proseguire con il processo di Residenza. Visita fatta, circa 15 giorni  più tardi, Migración ha voluto rifissare un appuntamento senza indicare il perché. Mi sono presentato a Migración e mi hanno fatto accomodare in fondo ad un corridoio dove c’erano gli uffici dell’intelligence. Sono stato lì per circa 4 ore, piantonato da una persona in borghese e quando ho chiesto di andare in bagno, sono stato accompagnato (avevo intuito che il problema era connesso all’omonimia). Alla fine un ufficiale in borghese si avvicinò e io gli chiesi se si trattava di un problema di omonimia perché spiegai che già in entrata all’aeroporto mi avevano fermato. Mi fecero firmare una carta la quale raggruppava un bel po’ di documenti che erano quelli da me presentati a Migración, e mi lasciarono andare.  L’ufficiale incaricato del mio processo di residenza mi avvertì di non uscire dal paese fino al ricevimento di una risposta (mi disse nel giro di 10 giorni), altrimenti avrei potuto avere grossi problemi. 
L’ufficio legale al quale mi ero rivolto non procedeva, a quanto pare non era in grado di risolvere il problema. Dopo diverse settimane senza alcun aggiornamento, decisi di cambiare avvocato. Tramite un conoscente, mi rivolsi ad un altro studio e per fortuna accettarono di proseguire con la mia pratica di residenza. Nel giro di un paio di mesi mi fecero fare le impronte presso la DNCD  che furono certificate dal più alto funzionario del dipartimento. Il tutto si risolse nel migliore dei modi ed ora ho la cédula”.