I casi di omonimia
sono frequenti e creano spesso disagi ai nostri connazionali sia quando entrano
nel paese che quando chiedono la residenza. Ecco descritto nei particolari un
caso relativamente recente.
“Nel 2017 decisi di
trasferirmi definitivamente in RD. Premetto che mancavo dall’Italia da molti
anni perché avevo vissuto e lavorato all’estero prima di approdare in questo
paese. Iniziai ad informarmi sulla residenza tramite amici e scelsi alla fine
di rivolgermi ad un avvocato. Prima di fare questo avevo già ottenuto prezzi e
informazioni da 3 studi legali diversi. Alla fine decisi di rivolgermi ad uno
in particolare.
Nell’estate 2017
arrivai all’aeroporto Las Americas di sera e giunto al desk di Migración,
l’ufficiale mi indicò con il braccio di recarmi all’ufficio che si trovava
nelle vicinanze. Lì dovetti aspettare mezz’ora
l’arrivo del capo-responsabile il quale mi fece notare che il mio nome e
cognome compariva sul loro monitor e si trattava di una persona non gradita o
ricercata. Fortunatamente in valigia avevo con me tutti i documenti che dovevo
consegnare all’avvocato per iniziare la pratica di residenza, pertanto mostrai
il mio certificato penale, il certificato di nascita ecc. e spiegai
all’ufficiale che il mio nome e cognome è comune nella regione nella quale sono
nato in Italia e che comunque data e luogo di nascita sono diversi, come pure
la foto che compariva nel computer.
Alla fine dopo un
paio di ore e dopo aver esaminato a fondo i miei documenti mi lasciarono
entrare in RD senza problemi (premetto che non ho pagato niente).
Iniziai il lungo
percorso della residenza con questo ufficio legale che effettivamente mi creò
non pochi problemi perché faceva sembrare il processo una cosa semplice e
fattibilissima. È stato un calvario portato avanti per quasi 2 anni di cui non
chiarisco il perché, in quanto non pertinente con l’oggetto dell’articolo. A fine estate 2018, dopo
essere stato in Italia ed aver ottenuto il visto di residenza, al mio rientro
in RD, sono stato ribloccato in dogana all’aeroporto per un’ora. Mostrando
ancora i documenti ecc. e spiegando di essere a conoscenza del caso di
omonimia, mi hanno fatto uscire senza problemi. Così ho consegnato altri
documenti all’ufficio legale e dopo circa 2 mesi e mezzo, Migración ha chiamato
l’avvocato per fissare la data della visita medica per proseguire con il processo di Residenza.
Visita fatta, circa 15 giorni più tardi,
Migración ha voluto rifissare un appuntamento senza indicare il perché. Mi sono
presentato a Migración e mi hanno fatto accomodare in fondo ad un corridoio
dove c’erano gli uffici dell’intelligence. Sono stato lì per circa 4 ore,
piantonato da una persona in borghese e quando ho chiesto di andare in bagno, sono
stato accompagnato (avevo intuito che il problema era connesso all’omonimia).
Alla fine un ufficiale in borghese si avvicinò e io gli chiesi se si trattava
di un problema di omonimia perché spiegai che già in entrata all’aeroporto mi
avevano fermato. Mi fecero firmare una carta la quale raggruppava un bel po’ di
documenti che erano quelli da me presentati a Migración, e mi lasciarono
andare. L’ufficiale incaricato del mio
processo di residenza mi avvertì di non uscire dal paese fino al ricevimento di
una risposta (mi disse nel giro di 10 giorni), altrimenti avrei potuto avere
grossi problemi.
L’ufficio legale al
quale mi ero rivolto non procedeva, a quanto pare non era in grado di risolvere
il problema. Dopo diverse settimane senza alcun aggiornamento, decisi di cambiare
avvocato. Tramite un conoscente, mi rivolsi ad un altro studio e per fortuna
accettarono di proseguire con la mia pratica di residenza. Nel giro di un paio
di mesi mi fecero fare le impronte presso la DNCD che furono certificate dal più alto
funzionario del dipartimento. Il tutto si risolse nel migliore dei modi ed ora
ho la cédula”.