Untori e diffusori
di fake news.
Non è più come una
volta, ai tempi dei Promessi Sposi del Manzoni, per esempio, quando si parlava
di untori e basta. Ora alla figura del diffusore del contagio si aggiunge
quella del biologo che fabbrica il virus e il relativo vaccino in laboratorio.
C’è poi il commerciante di entrambi, il cui trasporto avviene agevolmente anche
via Federal Express, il quale con il primo promuove il contagio e con il
secondo fa ottimi affari. C’è infine chi si diverte a inventarsi notizie o fake
news che non propagano la malattia bensì il panico tra la gente.
Nella Repubblica
Dominicana, i giornali, oggi, hanno esordito con delle smentite dello stesso
ministro della sanità: “Sono falsi i messaggi vocali che girano sulle reti
sociali, in particolare su Whatsapp, secondo cui il virus si troverebbe già nel
territorio nazionale.”
Secondo il ministro,
cinque persone sono sotto vigilanza epidemiologica perché arrivati dalla Cina,
ma non presentato sintomi della malattia. Sono state comunque adottate delle
precauzioni.
Nei messaggi
vocali, invece, si parla di due persone, padre e figlia, commercianti,
rientrati da un viaggio d’affari in Cina, entrambi positivi al coronavirus, di
cui una, la figlia, sarebbe già deceduta e il padre si troverebbe in gravi
condizioni.
Nei messaggi si
raccomanda di non viaggiare in metropolitana, di procurarsi delle mascherine e
di tenersi lontano dalle altre persone.
Se il ministro
della sanità sostiene che si tratta di fake news, gli si deve credere ovviamente.
Comunque per essere certi che sia proprio così non ci vorrà molto. Qui le
malattie contagiose si diffondono a velocità supersoniche. L’abbiamo appurato
nel 2014 con la chincungunya. Questo contagio per la verità era “affidato” alla
zanzara tigre, ma pochi ci hanno creduto più di tanto. In sei mesi contrassero
il virus quasi mezzo milione di persone. Tutta colpa della solita zanzara? Forse.
Se è vero poi che
il coronavirus viaggia comodamente a bordo delle goccioline di saliva ed è
quindi favorito dalla vicinanza delle persone, dagli starnuti e dai colpi di
tosse, la proverbiale socievolezza dei
dominicani accelererebbe di molto la diffusione del contagio.
Parlare poi di
luoghi di quarantena nel domicilio dei malati fa sorridere, in quanto sempre
per la natura estremamente amichevole del popolo che ci ospita, le case sono
luoghi di ritrovo costante di parenti, amici e vicini. Poi ci sono i tavoli di
domino a ogni angolo di strada nei “barrios”, le “guaguas” stracolme, i treni
della metropolitana gremiti, i carro-concho con sette passeggeri uno sopra l’altro
ecc.
C’è solo da farsi
il segno della croce e attendere l’intervento della Divina Provvidenza che ogni
anno istruisce gli angeli custodi di questa nazione di deviare lontano gli
uragani, magari colpendo popoli meno devoti…
Speriamo quindi che
Dio ce la mandi buona!