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martedì 11 febbraio 2020

L'ospedale italiano di Caracas e la campagna politica del MAIE



Ospedale italiano a Caracas. Molto fumo e poco arrosto. Un ospedale in alto mare che fa parte della costante campagna politica del MAIE.
A Caracas il 2 febbraio si è firmato soltanto l’atto costitutivo dell’ospedale italiano in Venezuela.
Duemila persone erano presenti per celebrare il nulla perché tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E c’è voluto l’intervento di un bambino che ha donato 20 dollari per capire l’antifona. Se vorranno l’ospedale gli italo-venezuelani dovranno cacciare i soldi dalle loro tasche.
Invece il sottosegretario agli esteri on. Ricardo Merlo sostiene che: “Questo ospedale è tra le cose più importanti che il governo ha fatto per gli italiani all’estero”…
Chiamalo ospedale! Si tratta di due piani nell’umile clinica pediatrica Juan de Dios. In quello spazio verranno costruite cinque sale chirurgiche. Troppo rumore per niente. La capacità di intervento sanitario sarà molto modesta se l’opera verrà mai realizzata.
Non esiste, infatti, la certezza sui tempi di esecuzione. Il finanziamento delle spese di ristrutturazione, poi, qualora venisse erogato, dovrà essere rimborsato. Le altre spese compresi gli strumenti, l’attrezzatura, l’arredamento, le retribuzioni del personale e gli onorari medici, i servizi urbanistici vari ecc. saranno coperte dalle fatturazioni ai pazienti e dalle contribuzioni volontarie.
Le cure mediche non saranno gratuite se non nei casi di pazienti bisognosi.
Dall’umile ospedale pediatrico Juan de Dios, che l’anno scorso denunciava la mancanza dell’erogazione di acqua potabile, si pretende un po’ troppo. 
Ma per il MAIE tutto fa brodo. Voti sono voti e le elezioni anticipate sembrano imminenti. L’apporto degli italo-venezuelani votanti può far la differenza alle prossime elezioni politiche vista la quasi certa riduzione dei candidati della circoscrizione sudamericana a tre deputati e un senatore.