Una modifica della
costituzione che arriva dopo ben 68 anni e... con carattere di urgenza! Con sicure
promesse di risoluzione di tanti italici annosi problemi...
Mi si chiede di pronunciarmi per il Sì o per il No. Ormai
tutti si stanno schierando e si preparano ad apporre la fatidica crocetta che,
si sostiene, in caso di esito positivo per il Sì cambierebbe in meglio i nostri
destini.
I cambiamenti sono sempre delle avventure, non è facile
prevederne le conseguenze. Comunque la parola "cambio" continua ad
avere un suo fascino anche quando affrontare il relativo rischio non sarebbe a
ragion veduta giustificato. Ma andiamo per parti: esiste una legge approvata dal
parlamento che modifica la costituzione. Ognuno di noi la dovrebbe studiare
attentamente e successivamente decidere se approvarla oppure se bocciarla
all'imminente referendum. Ecco, vi dico subito che non l'ho letta... e che
voterò NO.
Non l'ho letta perché l'esperienza insegna che prima di
entrare nel dettaglio delle proposte di qualunque natura, quindi anche di una
modifica costituzionale, vada esaminata l'attendibilità di chi l'ha redatta e
di chi l'ha presentata. Da questo punto di vista ci troviamo di fronte a un
disegno di legge che cade dall'alto, compare sulla scrivania del premier, il
quale, dopo, si adopera per farla approvare dalle due camere del parlamento.
Ormai da sei anni a questa parte questa è la prassi: i legislatori approvano,
non legiferano più. E se non approvano c'è lo spettro della "fiducia"
e delle elezioni anticipate con conseguente perdita del vitalizio della maggior
parte dei legislatori.
I disegni di legge sono in pratica "tavole della
legge" come quelle consegnate a Mosè sul monte Sinai. Merito tutto di
Mario Monti che consolidò il suo governo "tecnico", garantendone la
durata fino alla fine della legislatura con l'estensione del requisito per il
vitalizio dei parlamentari a cinque anni. La modifica costituzionale proviene dalla
regia dei governi della dinastia Monti, Letta, Renzi: l'autore è inaffidabile! Dietro
il testo ci sono gli abili professionisti dell'inganno, prestigiatori abituati
a barare sempre per raggiungere il loro scopo e che degli interessi degli
italiani se ne infischiano. Difficile non cadere nelle loro trappole. La
modifica costituzionale non è quindi degna nemmeno di una lettura e va
semplicemente respinta.
Agli occhi dei sostenitori del SÌ siamo in presenza di un'occasione
unica da non perdere, quasi un dono. Quasi come il dono che gli Achei lasciarono
a pochi passi da Troia prima di ritirarsi, facendo finta di cessare ogni
belligeranza. Ecco un'altra buona regola: non si devono accettare i doni dei
nemici. Sì, perché i governi tecnici a partire dal governo Monti si sono
dimostrati ostili al popolo italiano. Hanno affossato l'economia italiana che
ci ha rimesso un'elevata percentuale della sua struttura industriale, hanno
aumentato esponenzialmente la disoccupazione, il debito pubblico nonostante
tutte le privatizzazioni continua a incrementarsi e ora dulcis in fundo favoriscono
anche spudoratamente un'invasione di centinaia di migliaia di sedicenti
profughi ai quali danno un insolito trattamento di favore senza badare a spese
che contrasta con quello assai meschino riservato agli stessi cittadini italiani.
Tra di loro ci sono ovviamente dei terroristi e questi metteranno a ferro e
fuoco le nostre città e ci sono anche tanti incivili che non rispettano
minimamente le nostre regole di convivenza, fanatici di una religione non
compatibile con la nostra, che ci vogliono anche imporre.
Un nemico che ci "dona" qualcosa, questa volta una
modifica costituzionale! La storia si ripete e ci sono e ci saranno sempre le
Cassandre e la gente "intelligente" dalle "larghe vedute"...
Si sostiene che questa modifica, con la riduzione del numero
dei senatori, costituisca un risparmio allettante per le minori remunerazioni
che comporta. E siamo alle solite! Il risparmio... Teniamo presente che il
termine risparmio in politichese non ha lo stesso significato che si legge sul
vocabolario italiano. il risparmio dei politici equivale a un disinvestimento
da una parte per investire il ricavato generosamente, cioè aggiungendoci ancora
qualcosa, da un'altra parte, magari lucrandoci pure su, per cui in definitiva
non si ha un risparmio ma una maggiore spesa e un rimescolamento delle
"carte" e delle posizione di potere. Non scompaiono ma soltanto cambiano
i beneficiari di privilegi e sovvenzioni. Questo è il risparmio in politichese.
E non potrebbe essere diversamente perché la politica è in primis movimento e
distribuzione di fondi a favore di propri elettori e lobby. Rifacendomi a
un'espressione che sento abbastanza spesso direi che "nel pianeta
risparmio non c'è vita", non vi troveremo in giro mai e poi mai dei
politici!
Ogni giorno ci sono nuovi tagli della spesa pubblica per
risparmiare, dicono, e privatizzazioni per abbattere il debito pubblico, eppure
tutto va comunque a rotoli e il debito pubblico aumenta vertiginosamente. Ma
siamo seri: l'Italia non può permettersi più i parlamentari che ha sempre
avuto, persino quando era sommersa dalle macerie della seconda guerra mondiale?
Dobbiamo snellire proprio ora la nostra struttura democratica? Dobbiamo
togliere al popolo i senatori che da sempre sono stati i loro interlocutori regionali?
E il tutto con carattere di urgenza!
Sono del parere che non solo non si debba ridurre il numero
dei parlamentari ma che questi vadano messi nelle condizioni di tornare a
legiferare e se del caso a far cadere governi, evitando di sottostare al ricatto
della nuova dinastia degli "imposti", dei premier che governano sotto
dettatura. Consapevole di essere controcorrente, sono anche convinto che l'immunità parlamentare debba essere ripristinata
ai livelli precedenti "Mani pulite" in modo che i legislatori non
debbano rispondere durante il loro mandato ad accuse di sorta provenienti dalla
stampa faziosa e da una parte politicizzata della magistratura. I nostri
parlamentari devono guadagnare bene, devono godere di un vitalizio anche se non
finiscono la legislatura e sopratutto devono fare il loro lavoro che è quello
di rappresentare i loro elettori e di legiferare nel loro interesse.
Vogliamo trovare delle risorse? E allora invece di rovistare
tra gli emolumenti dei nostri parlamentari, cerchiamole dove queste ci sono,
centinaia di miliardi, dove ce le hanno scippate, nella Banca d'Italia o
Bankitalia SpA e magari per far questo chiediamo l'aiuto di Beppe Grillo che la
sa lunga al riguardo...