Le
recenti misure del Ministero degli Affari Esteri confermano che la vera
strategia della Farnesina non è il risparmio, bensì la privatizzazione dei
servizi consolari.
Ci sono stati recentemente dei provvedimenti del
Ministero degli Affari Esteri che ci hanno sorpreso e che denotano delle forti incoerenze
al suo interno. Da una parte si parla di risparmio e si prendono misure in tal
senso, dall'altra si aprono ambasciate in località che non le hanno mai avute o
si creano incarichi nuovi per sistemare diplomatici desiderosi di avere un
posto al sole, cioè all'estero, dove si trovano a meraviglia.
Certo, quella dei diplomatici di carriera è una categoria
di tutto riguardo. Sono circa mille e se la cifra non è per niente impressionante,
va segnalato che essi appartengono a famiglie che potrebbero definirsi
aristocratiche e che sono senz'altro molto influenti anche a livello politico.
È chiaro che la comparsa dei sant'egidini sulla scena degli affari esteri non
li ha giovati. La strategia dello scorporo delle attività lucrative che
gravitano nell'ambito della Farnesina, che sta portando avanti il sant'egidino
Mario Giro, non può essere di loro gradimento. Oggi le nostre sedi diplomatiche
vengono chiuse per dare spazio a una privatizzazione dilagante dei servizi
consolari devoluti a società di esternalizzazione con le radici ben piantate in
paradisi fiscali dai quali nulla trapela e a patronati vari ai cui
rappresentanti viene attribuita abbastanza generosamente la nomina di corrispondenti
consolari o consoli e viceconsoli onorari. Il tutto con la motivazione di un
risparmio puntualmente smentito dai fatti. Le numerose contraddizioni e
incongruenze fanno pensare che alla Farnesina non tutto fili liscio e che il
potere non sia saldamente nelle mani di un solo centro decisionale.
I sant'egidini comunque non hanno scalfito i privilegi
dei diplomatici e soprattutto non hanno osato intervenire sulle loro
remunerazioni da record nel mondo della diplomazia. Hanno però diminuito le
sedi diplomatiche e quindi i posti di lavoro ai quali questi possono aspirare.
Prontamente tuttavia ne hanno creato degli altri, persino fantasiosi,quasi
scusandosi, facendo passi indietro notevoli nella loro strategia di risparmio e
contraddicendosi manifestamente. La "casta" dei diplomatici ha
evidentemente la sua fetta di potere all'interno della Farnesina. Tutta questa
foga apparentemente sincera di risparmio li ha spiazzati per qualche tempo. Ora
è il momento di recuperare il terreno perso. Lotte di potere all'interno della
Farnesina? Si direbbe comunque di no: Mario Giro recentemente è stato promosso
a viceministro. Ma non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze, in fondo
nell'antica Roma si promuoveva per rimuovere: "Promoveatur ut
amoveatur". E Lapo Pistelli, ex viceministro ne sa qualcosa.
Recentemente abbiamo appreso dell'apertura di una nuova
ambasciata in Mongolia. Si tratta di un paese sperduto nelle fredde steppe
dell'Asia centro settentrionale, quasi disabitato con meno di 3.000.000 di
abitanti per una superficie di 1.500.000 km2, poco frequentato da
italiani con soltanto 35 iscritti AIRE e 2000 turisti connazionali che lo
visitano ogni anno. Non intendo fare un confronto tra la Repubblica Dominicana
e la Mongolia in termini di residenti iscritti AIRE e non iscritti, di numero
annuale di turisti e di richieste visti. La nostra sede diplomatica per
dimensioni era una delle prime 25 a livello mondiale e gravitava su un
territorio popolato da oltre 30.000.000 di persone (Haiti, Rep. Dominicana,
Giamaica, Antigua). Un confronto sarebbe assurdo. Questa apertura comunque contraddice
la linea ufficialmente adottata dalla Farnesina e proclamata ai quattro venti ovvero
quella del risparmio e dei tagli alla rete diplomatica. Non esistono motivi che
possano giustificare questo provvedimento sulla base della strategia resa
pubblica dal Ministero degli Affari Esteri.
La proposta di apertura di questa ambasciata è stata presentata al
Consiglio dei ministri, che l'ha immediatamente approvata, dallo stesso
ministro Paolo Gentiloni diventato ormai anche lui un sant'egidino a giudicare
dalla sua agenda che lo vede sempre presente ai numerosi eventi e iniziative
della Comunità di Sant'Egidio. La decisione "è stata presa alla luce della
recente positiva evoluzione delle relazioni politiche con il Governo mongolo,
delle significative potenzialità economiche-commerciali, del forte e reciproco
interesse all'approfondimento dei rapporti culturali". Questo è quanto si
dichiara ufficialmente. Lascia di stucco la virata strategica della Farnesina.
In fondo però si contraddice esclusivamente la strategia ufficiale, quella del
risparmio, che chiaramente è solo uno specchietto per le allodole. Il deserto
asiatico non interessa ai sant'egidini ai fini della privatizzazione dei
servizi consolari!
Protagonista di spicco dell'apertura della nuova
ambasciata è Antonio Razzi, senatore attualmente legato a Forza Italia. Antonio
Razzi è stato eletto la prima volta nel 2008 nella circoscrizione estera nelle
file dell'IDV di Di Pietro. Da lì è passato al PDL oggi diventato Forza Italia.
Da Di Pietro a Berlusconi! Come dice nella sua canzone "Famme cantà",
la trovate su Youtube, Antonio Razzi tira a campare. È un ex operaio tessile
emigrato in Svizzera che ha pensato di sfruttare al massimo questa grande
fortuna che gli è capitata fra le mani e, facendo riferimento ancora alla sua
canzone, "si fa i cazzi suoi". Antonio Razzi è uno che fa sfoggio con
tutta disinvoltura e senza complessi del suo scarso livello di istruzione. Uomo
di grande intelligenza e determinazione. Non per nulla è diventato senatore. Non
si sa con certezza se l'ambasciata in Mongolia sia un suo progetto, se così
fosse è improbabile che abbia goduto del sostegno della "casta" dei
diplomatici. Aristocratici e plebei difficilmente vanno d'accordo. Ma viene
proprio da chiedersi ciò che s'è già chiesto recentemente un nostro
connazionale qui residente: "per riavere un’Ambasciata a Santo Domingo, dovremmo
rivolgerci a persone come lui, capaci di smuovere le cose in base agli
interessi personali… Italian style? Che vergogna!"
E mi chiedo io ancora: in quante fette si divide la torta
del potere nella Farnesina? Casomai venissimo a saperlo, potremmo anche offrire
lo champagne, anzi il prosecco, e brindare allo sfacelo di un grande progetto
Italia nel mondo durato fino al 2011 quando il neoliberista esterofilo Mario
Monti affidò il nostro Ministero degli Affari Esteri ai baciapile esterofili
della Comunità di Sant'Egidio. L'esterofilia e l'antinazionalità attualmente
vanno per la maggiore.