Sentenza del Consiglio di Stato che conferma la soppressione dell'ambasciata di Santo Domingo
Una sentenza
che praticamente equivale a un copia e incolla di spezzoni delle dichiarazioni
che Mario Giro ha rilasciato negli ultimi anni. Ci saremmo aspettati di più e
di meglio, anche perché il tenore della sentenza resta talmente superficiale
che appare evidente che non sono stati effettuati degli approfondimenti di
sorta ed è dubbio persino che da parte dei massimi magistrati sia stata letta
attentamente la sentenza del TAR che invece aveva annullato il provvedimento di
chiusura della sede consolare italiana di Santo Domingo.
I temi sono i
seguenti:
Natura politica o amministrativa del provvedimento di
chiusura?
Per nostra
sorpresa e contrariamente a quanto sempre dichiarato, i burocrati della
Farnesina si sono rivolti alla magistratura amministrativa invocando la facoltà
politica di operare tale chiusura. Secondo loro il governo può decidere a sua
discrezione quale sede diplomatica chiudere o tenere aperta. Sarebbero scelte
sue di politica internazionale. Sia il TAR che il Consiglio di Stato hanno
bocciato questa presa di posizione del MAE relativamente alla soppressione
dell'ambasciata di Santo Domingo.
Mancanza di motivazione della decisione di chiusura
Avendo il
provvedimento natura amministrativa, avrebbe dovuto essere motivato. Su questo
aspetto il Consiglio di Stato contrariamente al TAR glissa. I magistrati
amministrativi del massimo grado di giudizio hanno invece rinfacciato al TAR di
aver preso per buono un numero di residenti (30.000) di fatto superiore a
quello riscontrabile all'AIRE (9.500) per cui "nel complesso l’attività consolare
effettivamente ivi espletata (rilascio di passaporti, di emergency travel
documents, di atti anagrafici ecc.) ha un rilievo comparativamente molto
contenuto". Il Consiglio di Stato pecca qui di grande superficialità
perché anche senza questi 20.000 in più qui residenti in pianta stabile, la
sede diplomatica di Santo Domingo aveva un numero di gran lunga superiore di
iscritti rispetto alle altre sedi del Centro America, gravitava su un
territorio con oltre 30 milioni di abitanti e aveva una dinamicità per crescita
del numero di iscritti AIRE senza confronti in tutta la regione
latinoamericana. Si tratta di una chiusura arbitraria i cui motivi di base non
sono né noti né arguibili e che potrebbero anche avere dei risvolti penali.
Collocazione del provvedimento nel contesto di un'ampia revisione della rete diplomatica e consolare
Anche qui ci
sembra di risentire le parole di Giro allorché affermava che dovevamo ritenerci
fortunati in quanto avremmo esperimentato il consolato laptop. Invece, di fatto
tutto langue e di laptop non c'è nemmeno l'ombra. Panama risponde poco al
telefono, trascura la gestione delle e-mail e le lungaggini nel disbrigo delle
pratiche sono allarmanti. La rete consolare si basa poi sul volontariato. Un
concetto tipicamente religioso e filantropico è stato esteso agli affari esteri
di una delle otto prime potenze industriali del pianeta! Queste promesse
incompiute (consolato laptop) ci fanno oggi ridere. Non è stato fatto neanche
un passo avanti in tal senso ed è singolare che i magistrati amministrativi del
massimo grado di giudizio ci facciano affidamento.
Motivi di risparmio
Non esiste un
qualche conteggio o calcolo che giustifichi la chiusura della nostra ambasciata
rispetto a un'altra qualunque. Eppure un conto della serva ce lo saremmo
aspettati. La nostra ambasciata copriva abbondantemente con la riscossione
delle tasse sui servizi erogati tutte le sue spese. Il Consiglio di Stato,
contrariamente al TAR non si è nemmeno soffermato sulla distanza tra Panama e
Santo Domingo e sui disagi e sulle spese che i connazionali qui residenti sono
costretti ogni giorno a sobbarcarsi.
Invarianza dei servizi
Nonostante le false
promesse dei nostri burocrati dello Stivale, i giudici del Consiglio di Stato
riconoscono come impossibile un'invarianza dei servizi consolari, in quanto con
minori risorse non potrebbero essere erogati gli stessi servizi. Hanno qui dato
una mano ai nostri eroi del MAE che sicuramente si saranno sentiti confortati.
Il problema è che con un pochino più di oculatezza prima di certe esternazioni,
i magistrati amministrativi avrebbero capito che in realtà l'invarianza dei
servizi è prevista dalla stessa legge della spending review e che del loro
parere al riguardo non sappiamo cosa farcene visto che è o sembra essere di
parte. Del resto circoscrivendo il provvedimento di chiusura in un contesto
territoriale più accessibile, ad esempio dove la sede diplomatica alternativa
si fosse trovata a qualche ora di macchina e non a qualche ora di aereo, e in
una zona dove gli iscritti AIRE fossero stati 1.000 o 2.000 e non 10.000, si
sarebbe in qualche modo limitato l'impatto anche in vista di questo requisito
di legge dell'invarianza dei servizi.
Figure onorarie nell'erogazione dei servizi
Le nomine di
Consoli generali onorari, consoli e viceconsoli tutti onorari e corrispondenti
consolari sono all'ordine del giorno. Tutta gente con tanta buona volontà ma
impreparata per le funzioni che vengono loro assegnate. Funzioni poi non
remunerate. Strano che il ministero degli affari esteri di una delle massime
potenze industriali del mondo faccia affidamento a dei personaggi
professionalmente impreparati, con una struttura inadeguata e per giunta non
remunerati e si gonfi con fierezza stupida parlando di "rete consolare
onoraria", il che equivale ad aria fritta. Strano poi che il Consiglio di
Stato ne faccia menzione. Come massimo tribunale amministrativo dovrebbe tener
conto solo di strutture sostenibili e professionali o che possano essere
ritenute tali ai fini delle erogazioni dei servizi di una amministrazione dello
Stato.
E intanto le
galline razzolano in quella che fu la lussuosa dimora dei nostri ambasciatori.
"Sic transit gloria mundi" direbbero i nostri antenati. Siccome i
nostri burocrati dello Stivale non sono riusciti a vendere gli immobili della
ex sede diplomatica, pensano forse ora di lucrarne in altro modo? Con le
galline? Anche laddove ci sarebbe solo da piangere, se si vuole si può anche
ridere...