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venerdì 14 ottobre 2016

Sentenza del Consiglio di Stato che conferma la soppressione dell'ambasciata di Santo Domingo



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Sentenza del Consiglio di Stato che conferma la soppressione dell'ambasciata di Santo Domingo
Una sentenza che praticamente equivale a un copia e incolla di spezzoni delle dichiarazioni che Mario Giro ha rilasciato negli ultimi anni. Ci saremmo aspettati di più e di meglio, anche perché il tenore della sentenza resta talmente superficiale che appare evidente che non sono stati effettuati degli approfondimenti di sorta ed è dubbio persino che da parte dei massimi magistrati sia stata letta attentamente la sentenza del TAR che invece aveva annullato il provvedimento di chiusura della sede consolare italiana di Santo Domingo.
I temi sono i seguenti:

Natura politica o amministrativa del provvedimento di chiusura?
Per nostra sorpresa e contrariamente a quanto sempre dichiarato, i burocrati della Farnesina si sono rivolti alla magistratura amministrativa invocando la facoltà politica di operare tale chiusura. Secondo loro il governo può decidere a sua discrezione quale sede diplomatica chiudere o tenere aperta. Sarebbero scelte sue di politica internazionale. Sia il TAR che il Consiglio di Stato hanno bocciato questa presa di posizione del MAE relativamente alla soppressione dell'ambasciata di Santo Domingo.

Mancanza di motivazione della decisione di chiusura
Avendo il provvedimento natura amministrativa, avrebbe dovuto essere motivato. Su questo aspetto il Consiglio di Stato contrariamente al TAR glissa. I magistrati amministrativi del massimo grado di giudizio hanno invece rinfacciato al TAR di aver preso per buono un numero di residenti (30.000) di fatto superiore a quello riscontrabile all'AIRE (9.500) per cui "nel complesso l’attività consolare effettivamente ivi espletata (rilascio di passaporti, di emergency travel documents, di atti anagrafici ecc.) ha un rilievo comparativamente molto contenuto". Il Consiglio di Stato pecca qui di grande superficialità perché anche senza questi 20.000 in più qui residenti in pianta stabile, la sede diplomatica di Santo Domingo aveva un numero di gran lunga superiore di iscritti rispetto alle altre sedi del Centro America, gravitava su un territorio con oltre 30 milioni di abitanti e aveva una dinamicità per crescita del numero di iscritti AIRE senza confronti in tutta la regione latinoamericana. Si tratta di una chiusura arbitraria i cui motivi di base non sono né noti né arguibili e che potrebbero anche avere dei risvolti penali.

Collocazione del provvedimento nel contesto di un'ampia revisione della rete diplomatica e consolare
Anche qui ci sembra di risentire le parole di Giro allorché affermava che dovevamo ritenerci fortunati in quanto avremmo esperimentato il consolato laptop. Invece, di fatto tutto langue e di laptop non c'è nemmeno l'ombra. Panama risponde poco al telefono, trascura la gestione delle e-mail e le lungaggini nel disbrigo delle pratiche sono allarmanti. La rete consolare si basa poi sul volontariato. Un concetto tipicamente religioso e filantropico è stato esteso agli affari esteri di una delle otto prime potenze industriali del pianeta! Queste promesse incompiute (consolato laptop) ci fanno oggi ridere. Non è stato fatto neanche un passo avanti in tal senso ed è singolare che i magistrati amministrativi del massimo grado di giudizio ci facciano affidamento.

Motivi di risparmio
Non esiste un qualche conteggio o calcolo che giustifichi la chiusura della nostra ambasciata rispetto a un'altra qualunque. Eppure un conto della serva ce lo saremmo aspettati. La nostra ambasciata copriva abbondantemente con la riscossione delle tasse sui servizi erogati tutte le sue spese. Il Consiglio di Stato, contrariamente al TAR non si è nemmeno soffermato sulla distanza tra Panama e Santo Domingo e sui disagi e sulle spese che i connazionali qui residenti sono costretti ogni giorno a sobbarcarsi.

Invarianza dei servizi
Nonostante le false promesse dei nostri burocrati dello Stivale, i giudici del Consiglio di Stato riconoscono come impossibile un'invarianza dei servizi consolari, in quanto con minori risorse non potrebbero essere erogati gli stessi servizi. Hanno qui dato una mano ai nostri eroi del MAE che sicuramente si saranno sentiti confortati. Il problema è che con un pochino più di oculatezza prima di certe esternazioni, i magistrati amministrativi avrebbero capito che in realtà l'invarianza dei servizi è prevista dalla stessa legge della spending review e che del loro parere al riguardo non sappiamo cosa farcene visto che è o sembra essere di parte. Del resto circoscrivendo il provvedimento di chiusura in un contesto territoriale più accessibile, ad esempio dove la sede diplomatica alternativa si fosse trovata a qualche ora di macchina e non a qualche ora di aereo, e in una zona dove gli iscritti AIRE fossero stati 1.000 o 2.000 e non 10.000, si sarebbe in qualche modo limitato l'impatto anche in vista di questo requisito di legge dell'invarianza dei servizi.

Figure onorarie nell'erogazione dei servizi
Le nomine di Consoli generali onorari, consoli e viceconsoli tutti onorari e corrispondenti consolari sono all'ordine del giorno. Tutta gente con tanta buona volontà ma impreparata per le funzioni che vengono loro assegnate. Funzioni poi non remunerate. Strano che il ministero degli affari esteri di una delle massime potenze industriali del mondo faccia affidamento a dei personaggi professionalmente impreparati, con una struttura inadeguata e per giunta non remunerati e si gonfi con fierezza stupida parlando di "rete consolare onoraria", il che equivale ad aria fritta. Strano poi che il Consiglio di Stato ne faccia menzione. Come massimo tribunale amministrativo dovrebbe tener conto solo di strutture sostenibili e professionali o che possano essere ritenute tali ai fini delle erogazioni dei servizi di una amministrazione dello Stato.

E intanto le galline razzolano in quella che fu la lussuosa dimora dei nostri ambasciatori. "Sic transit gloria mundi" direbbero i nostri antenati. Siccome i nostri burocrati dello Stivale non sono riusciti a vendere gli immobili della ex sede diplomatica, pensano forse ora di lucrarne in altro modo? Con le galline? Anche laddove ci sarebbe solo da piangere, se si vuole si può anche ridere...