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venerdì 14 ottobre 2016
LA RIAPERTURA DELLA NOSTRA AMBASCIATA È MERITO SOPRATTUTTO DELLA TENACIA DI RICKY FILOSA E DEL SUO GIORNALE
"La goccia scava la roccia", all'insegna di questo motto Ricky Filosa ha condotto la sua battaglia a nome di tutta la comunità italiana di Santo Domingo per ottenere la riapertura dell'ambasciata. C'è voluta tutta la sua grande determinazione e grinta e c'e voluto anche il suo giornale ItaliaChiamaItalia senza il quale ogni sforzo sarebbe stato probabilmente vano.
Ricky Filosa si era prefissato di far capire al governo italiano che con la chiusura della nostra ambasciata era stato commesso un grave errore.
Una volta però che viene presa una decisione del genere difficilmente si torna indietro. Basti pensare che alla data della chiusura definitiva i locali della ex ambasciata e della residenza dell'ambasciatore erano già vuoti. Ci si era sbarazzati subito degli arredi, delle attrezzature e di ogni bene mobile. Investimenti rilevanti fatti a suo tempo, buttati letteralmente alle ortiche. Il personale è stato sistemato altrove. Poco è mancato che anche gi immobili andassero all'asta. Contestualmente per contro si sostenevano spese per l'impostazione delle nuove modalità dell'erogazione dei servizi consolari, potenziando l'ambasciata di Panama e la rete consolare onoraria. E questa situazione ha continuato fino a poco fa, addirittura anche dopo le prime avvisaglie di riapertura della nostra sede diplomatica. Tant'è che qualcuno dubitava della loro fondatezza. Spese per chiudere, spese per rimpiazzare in qualche modo il consolato chiuso e poi spese per riaprire. Uno sperpero assurdo facilmente prevedibile e che a rigor di logica rendeva molto improbabile un ripensamento del governo italiano relativamente al provvedimento di rimozione della nostra sede diplomatica.
Lo diceva il sottosegretario agli esteri Mario Giro: "Mettetevi il cuore in pace, l'ambasciata italiana di Santo Domingo non verrà più riaperta". Oggi invece da viceministro "riconosce che i connazionali di Santo Domingo hanno alzato un polverone" come leggiamo dalle pagine di Fanpage.
Il polverone è tutto opera di Ricky Filosa che ha iniziato subito a raccogliere firme e ha anche organizzato una manifestazione di fronte all'ex sede consolare e che con il suo giornale e con la sua squadra non ha mai smesso di pubblicare articoli, informando, intervistando, rivelando le difficoltà che la nostra comunità stava attraversando, abbandonata a se stessa dal Ministero degli Affari Esteri, anche se alla Farnesina ripeteranno all'infinito che questo non è vero e citeranno la memorabile sentenza del Consiglio di Stato che ha "modificato" una legge, quella della spending review, approvata dal Parlamento italiano, quindi dal potere legislativo dello stato italiano, sostenendo che l'invarianza dei servizi in un contesto di risparmio è impossibile.
Ricky si è anche avvalso del suo partito, il MAIE, il cui presidente, l'onorevole Riccardo Merlo è venuto a Santo Domingo a proprie spese per incontrarsi con la nostra comunità e successivamente si è confrontato anche a Roma con il sottosegretario Amendola ed è stato il primo che ha confermato ai connazionali qui residenti che la Farnesina intendeva riaprire l'ambasciata di Santo Domingo. Comunque l'onorevole Merlo lo troviamo già all'inizio del 2014, cercando di proteggere i nostri interessi prima ancora dell'approvazione del decreto del CdM, contestando l'inclusione della nostra ambasciata tra le sedi da chiudere.
Ricky si scontrava però con un muro sordo a Roma, e chiaramente ciò accadeva anche ai parlamentari del MAIE. Coloro che avrebbero potuto sostenere la nostra causa guardavano da un'altra parte e mormorando "spending review" si allontanavano dimenando la testa. Fin lì durava il colloquio, oltre non si riusciva ad andare. Il risparmio aveva acquistato un alone di sacralità e al governo e alla Farnesina nessuno dedicava due minuti ad ascoltare le nostre ragioni, sembrava di urlare al vento dappertutto. Si era abbassata la saracinesca e tutto era finito. Oggi magari sono in tanti a voler saltare sul carro del vincitore, ma al tempo c'era solo Ricky a crederci e con il suo motto che a dirlo in latino fa più effetto "Gutta cavat lapidem", la goccia scava la roccia, teneva su di morale la sua squadra, invitando ognuno a persistere, a informarsi, a pubblicare articoli, a vedere come andavano le cose con le pratiche consolari e a farlo sapere al pubblico.
A chiunque sarebbero cadute le braccia, perché non solo non c'era alcun appoggio da parte della stampa italiana e dei politici e burocrati protagonisti della vicenda, ma nemmeno qui a casa nostra l'impegno di Ricky e della sua squadra era ben visto. In fondo per tanti nostri connazionali la nostra ambasciata era stata chiusa per il traffico di visti. E non hanno mai smesso di sostenerlo, nemmeno davanti all'inesistenza di una qualunque indagine e di quanto meno un licenziamento andato a buon fine.
Ma alla fine la goccia ha scavato la roccia. Al governo non hanno potuto che accorgersi di aver sbagliato e hanno preso la decisione giusta di ripristinare la nostra sede diplomatica. Poteva andare peggio, non ci possiamo lamentare. Un governo che riconosce un suo errore e si rimangia delle decisioni pur in presenza di costi sostenuti inutilmente e di sperperi, non è poi tanto male. Io non me lo sarei mai aspettato e mi fa piacere di essere stato contraddetto.
E ora che l'ambasciata riapre, i complimenti a Ricky sono spesso offuscati dalla domanda se siamo sicuri che non ci saranno ancora traffici e se questa volta gli impiegati saranno onesti. Evidentemente Ricky Filosa secondo loro si è assunto una grande responsabilità... E va bene, penso comunque che lui non se ne faccia un grande problema!
Del resto non tutti la pensano così, per esempio sostiene l'ex senatore Giuseppe Visca della cui onestà intellettuale siamo grati: "Caro Ricky, riconosco in te una delle persone che più di tutti hanno potuto permettere il successo della riapertura dell'ambasciata. Complimenti."
E l'ex senatore Giuseppe Visca ne sa qualcosa. Anche lui si è dato da fare e sa cosa voglio dire quando parlo della totale indifferenza sulla nostra vicenda da parte dei politici romani e della stampa italiana.