In tempi
brevissimi è stata decisa ed eseguita la chiusura dell'ambasciata italiana di
Santo Domingo. Nel subconscio collettivo della nostra comunità questa celerità
è stata collegata allo scandalo dei visti e accanto allo sdegno per i fatti di
corruzione si è diffusa una certa rassegnazione. Sappiamo invece con certezza
che la vicenda della vendita dei visti non è in alcun modo collegata al
provvedimento di chiusura. E allora come si spiega tutta questa fretta?
Passiamo in rassegna la tempistica. Il 4 aprile 2014 viene approvato il decreto
di soppressione dell'ambasciata. Il 12 dicembre questa si chiude al pubblico e
i suoi beni mobili vengono donati. A gennaio probabilmente era già pronto un
acquirente con i soldi in mano per comprare gli immobili del consolato del
valore di circa 10 milioni di euro. Questo però non è stato possibile.
Osserviamo tuttavia che la Farnesina ha fatto un passo indietro. Il segretario
d'affari destinato a Santo Domingo con mansioni di ambasciatore sui generis e
senza funzioni consolari doveva occupare uno degli uffici della delegazione
dell'Unione Europea ed è stato insediato invece in via Objío.
A inizio
gennaio è stato pubblicato il bando di gara per l'assegnazione in outsourcing
del servizio visti ed era bell'e pronto il console onorario di Santo Domingo.
Cosi di
primo acchito il tutto mi ricorda la famosa frase di Cesare: "veni, vidi,
vici". In mezzo allo sconcerto generalizzato per lo scandalo dei visti si
chiudeva l'ambasciata e la si smantellava letteralmente. La donazione dei
mobili e la vendita degli immobili avrebbero coronato una prima fase della
manovra alla quale avrebbe fatto seguito l'attivazione dei consolati onorari
con consoli onorari nominati nei corridoi della Farnesina e l'assegnazione del
servizio visti a una società di outsourcing gestita naturalmente dal vincitore
di una gara di appalto.
In mezzo a
cotanta efficienza dopo quattro mesi circa dalla chiusura, per usufruire dei
servizi consolari siamo ancora costretti a recarci a Panama. Su questo ci sono
state solo parole. Non fretta ma frettolose promesse tipo "funzionario
itinerante", "rete consolare onoraria", "consolato lap
top". In realtà questa è la nostra situazione definitiva e non ci possiamo
aspettare nient'altro perché qualunque soluzione sul posto costerebbe alla
Farnesina più di una riapertura della sede consolare.
A proposito
di visti, si sapeva alla Farnesina ai tempi della chiusura che il papa avrebbe
dichiarato il 2016 Anno Santo? Beh, il papa è molto legato alla Comunità di
Sant'Egidio che controlla indirettamente la Farnesina dal 2012. E di quanto
aumenteranno le richieste di visti verso l'Italia durante l'Anno Santo si
sapeva? Chissà. Ma quanta fretta!