CONSIDERATIONS SULLA CHIUSURA DELL'AMBASCIATA D'ITALIA DI SANTO DOMINGO
IN GENERALE
Le
relazioni tra due paesi prima di diventare diplomatiche sono naturali. Ci sono
fiumi con il loro corso e canali artificiali. Le relazioni tra l'Italia e la
Repubblica Dominicana sono soprattutto storiche e quindi naturali da tutti i
punti di vista sin dalla scoperta dell'America fino ai nostri giorni e
raggiungono il livello diplomatico subito dopo che entrambe le nazioni sono
state riconosciute dalla comunità internazionale. Un fiume quindi che è
cresciuto, cresce e continuerà sempre a crescere. Il corso di un canale
artificiale si può interrompere o lo si può modificare o semplicemente
eliminare. Lo stesso non succede con il corso di un fiume: le sue acque
continueranno a fluire, non importa ciò che l'uomo faccia e cercheranno sempre
di ritornare al loro corso originale. Il corso dei fiumi ha la sua propria
portata. Lo stesso succede con le relazioni tra i nostri due paesi: sono
spontanee, in piena crescita, due nazioni affini che si cercano e si vogliono
bene da sempre. Una simpatia che promuove sviluppo, ricchezza e lavoro per i
cittadini di entrambe le nazioni e che naturalmente in un mondo con
superpotenze può essere motivo di gelosia. Nonostante tutto torneremo ad avere
relazioni diplomatiche dirette perché queste sono inevitabili e le conseguenze della
loro eliminazioni non tarderanno a manifestarsi impetuosamente.
ISTAURAZIONE
DELLE RELAZIONI DIPLOMATICHE
L'iniziativa di portare a livello diplomatico le
relazioni di entrambi i paesi fu del cittadino italiano Giovanni Battista
Vicini che verso la fine del secolo XIX donò a questo scopo al Regno D'Italia i
terreni sui quali costruire la sua ambasciata. Già all'epoca i legami tra i due
paesi erano così stretti che una relazione diplomatiche si rendeva necessaria.
E rispetto ai terreni donati, negli ultimi mesi si è parlato molto di questo
illustre italiano perché si è pensato male e come diceva lo statista Giulio
Andreotti "a pensare male quasi sempre si azzecca". La chiusura della
sede diplomatica di Santo Domingo ha destato, infatti, il sospetto che si fosse
mirato da parte dei burocrati responsabili dell'iniziativa a vendere questi
immobili per destinare il ricavato a qualche altro posto nel mondo più vicino
agli interessi delle persone e delle lobby che da qualche anno controllano il
Ministero degli Affari Esteri italiano. La vendita non è stata possibile perché
il contratto di donazione stipulato verso la fine del secolo XIX stabilì
espressamente una destinazione d'uso esclusivamente come sede diplomatica
italiana.
PRIMA COLONIA ITALIANA
Nel secolo XIX, fondamentale nella storia
dominicana, perché è il secolo dell'indipendenza di entrambe le nazioni
dell'isola, la presenza italiana nella vita di ciò che oggi è la Repubblica Dominicana
assume grande rilievo. Nasce e si sviluppa la prima colonia italiana. Il secolo
XIX è stato il secolo del maggiore afflusso di famiglie italiane nella parte
spagnola dell'isola. Da Genova giunsero abili uomini di mare, esperti
nell'armare golette e nell'arte della navigazione. Alcuni si trovavano nella
Repubblica Dominicana prima della separazione da Haiti, proclamata il 27
febbraio 1844.
Già verso l'inizio del secolo, al seguito del
generale Le Clerc comandante delle truppe napoleoniche, si stabilirono nella
parte spagnola dell'isola diversi italiani i cui cognomi esistono ancora e che
occuparono e occupano incarichi importanti. Un Billini fu presidente
provvisorio e un altro, sacerdote, si distinse come filantropo e oggi il suo
cognome italiano viene menzionato costantemente dappertutto nel paese con il
significato di persona generosa disposta a regalare quanto di suo agli altri.
Inoltre tra i trinitari di Juan Pablo Duarte si
trovava un oriundo genovese per via paterna, Juan Nepomuceno Ravelo, che si
distinse nella lotta per l'indipendenza e che rivestì importanti cariche
politiche.
Anche nella guerra di indipendenza sono stati
presenti due navigatori italiani di Genova, Giovanni Battista Cambiaso e
Giovanni Battista Maggiolo.
Un discendente di italiani, Arturo Pellerano, fu
il fondatore del giornale Listín Diario, attualmente forse il più importante
giornale dominicano.
Gli italiani parteciparono attivamente ai primi
avvenimenti del secolo XIX ed è in quell'epoca che nasce la loro prima colonia,
soprattutto con l'arrivo dei compaesani di Santa Domenica Talao: Tutto iniziò
150 anni fa. La Spagna si ritirava volontariamente dalla Hispaniola e i Savoia
conquistavano il Regno di Napoli. A quei tempi un tale "sergente"
oriundo di Santa Domenica Talao, che era al seguito dell'esercito Borbone a
Puerto Plata, ritornò in patria ed ebbe modo di constatare la grave crisi che
vi esisteva a causa delle nuove leggi dei Savoia. Il "sergente"
raccontò ai suoi compaesani che veniva da un paese del nuovo mondo con leggi
moderne e voglia di progredire. È stato il primo a fare ritorno a Puerto Plata
che a quel tempo era la capitale della Repubblica Dominicana. Poco a poco a
questo sergente fecero seguito altri conterranei e il gruppo si infoltì. Molti
prosperarono. Un esempio di questo fu la casa Di Vanna & Grisolia, che
riuscì quasi ad avere il monopolio dell'esportazione di tutta la regione del
Cibao. Molti loro si unirono per formare un'associazione denominata "Pro
Santa Domenica Talao" allo scopo di inviare risorse alla loro impoverita
patria. Queste somme di danaro sono state utilizzate dalle autorità e i
dettagli delle spese sono stati resi pubblici. Attualmente sono migliaia i
discendenti di quella prima colonia nella Repubblica Dominicana. Molti sono già alla sesta
generazione.
PRESENZA ITALIANA ATTUALE
Il numero di dominicani discendenti da italiani si aggira sui
300.000 che si aggiungono all'esistenza di una colonia di italiani equivalente
a 50.000 persone, il che rende la comunità italo-dominicana la più numerosa dei
Caraibi. Molti dei membri di questa comunità svolgono ruoli di grande
importanza per l'economia del paese in quasi tutti i settori.
Queste sono alcune delle imprese create da italiani e/o dai loro
discendenti e che attualmente sono molto importanti per l'economia del paese:
Grupo Bona: Azienda
di proprietà dei Bonarelli, una famiglia con una lunga tradizione gastronomica
nel paese. Sono parte dell'azienda le succursali Pizzarelli, 3 Mariachis, Paninoteca y Mustard’s, tutte catene di ristoranti specializzati nella cucina
italiana, messicana e/o americana.
Gruppo Vicini: Di
proprietà della famiglia che porta lo stesso cognome. È uno dei gruppi
societari più importanti del paese. Ha interessi in diversi settori come
l'industria agricola, le finanze, il turismo, l'energia, i beni immobili, le
comunicazioni, ecc.
Grupo Pellerano Nadal: Azienda
di grande importanza nel settore automobilistico dominicano. Fanno parte del
gruppo Autogermánica, Autobritánica e Autogermana sono le distributrici esclusive dei marchi BMW,
LandRover, Rover, MG e Mini sia nella Repubblica Dominicana che in Porto Rico.
Grupo Omnimedia:
Proprietà dei Pellerano, è una delle principali imprese di comunicazione del
paese. I suoi prodotti mediatici includono Diario
Libre, Diario Libre Metro, Plaza Libre e Plaza Libre Norte nel segmento stampa; Mujer Única, Habitat, Estilos, Novias, La Casa y Única a tus 15 nel segmento riviste; diariolibre.com y plazalibre.com in Internet; OnTV,
Diario Libre a.m., Informativos Diario Libre, y comerciales por Telecable in televisione
Grupo Puntacana: Impresa
della quale i Rainieri sono soci fondatori, è tra le più importanti, ammirate e
riconosciute del settore turistico dominicano. Oltre al fatto che ha avuto un
ruolo pionieristico nello sviluppo del rinomato polo turistico di Punta Cana.
Fanno parte del gruppo Puntacana Resort
& Club, Tortuga Bay, Aeropuerto Internacional de Punta Cana,
e la Fundación Ecológica de Puntacana.
Grupo Mercasid: Uno dei
conglomerati agroindustriali più grandi e importanti della Repubblica
Dominicana. I Bonetti sono soci molto importanti dello stesso. Cítricos Tropicales, Agua Crystal, Flordom, Agrocítricos, Induspalma Dominicana e Induveca sono società collegate al
Mercasid. Sono anche i distributori esclusivi dei prodotti Kimberly-Clark, Kellogg’s,
Clorox, Solae, Unilever, Pillsbury, Danone, Dos Pinos, Hershey’s, Carbonell y Häagen-Dazs.
Grupo Ambar: Impresa
leader nel settore automobilistico dominicano, portoricano, venezuelano, di
Saint Martin, Isole Vergini Britanniche e Isole Vergini Statunitensi. È di
proprietà della famiglia Barletta. Nel mercato dominicano sono i distributori
esclusivi dei marchi Chevrolet, Cadillac, Nissan, Suzuki, Yamaha e Blue Bird
nel loro concessionario di Santo Domingo Motors.
Menicucci: Impresa appartenente alla
famiglia con lo stesso nome, radicata a Santiago de los Caballeros e dedicata
alla produzione e alla vendita di selci,
mosaici, articoli di porcellana, sanitari, tegole, terrazzi, marmo e granito
naturale.
Comunità italiana residente
Il numero degli iscritti nel
registro degli italiani residenti all'estero (AIRE) è attualmente di poco
inferiore a 10.000. In tutto il Centro America e Caraibi questa cifra non ha
eguali la sede che le si avvicina maggiormente è quella di Panama, di poco
superiore a 2000. Gli altri paesi non superano i 2000 iscritti. In questa area
esistono attualmente sei ambasciate italiane: El Salvador,Guatemala, Nicaragua,
Costa Rica, Panama e Cuba. Ai 10.000 iscritti AIRE vanno aggiunti altri 30.000
pensionati italiani che vivono in pianta stabile nella Repubblica Dominicana ma
che non hanno richiesto l'iscrizione all'AIRE al fine di non perdere il loro
diritto all'assistenza sanitaria italiana. Inoltre va segnalato che arrivano a
questo paese caraibico tutti gli anni oltre 100.000 turisti italiani.
Solo tenendo conto dei residenti ufficiali, quindi iscritti
AIRE, la rappresentanza diplomatica italiana di Santo Domingo si collocava per
dimensione nel 2014 tra le prime 25 del mondo. Aggiungendo i residenti non iscritti
AIRE e i turisti, si sarebbe piazzata tra le prime cinque di Latino America,
superata soltanto dalle grandi destinazioni di sempre dell'emigrazione italiana
nel nuovo mondo.
Ma anche se il numero di italiani residenti ha in sé la sua
importanza, è anche significativo il suo dinamismo, vale a dire come questa
cresce o diminuisce nel tempo. Da questo punto di vista notiamo che le cifre
degli iscritti nel registro AIRE della Repubblica Dominicana è raddoppiato
negli ultimi cinque anni. Accelerazione superata solo dal Regno Unito.
Va segnalata altresì una particolarità tra le caratteristiche
degli iscritti: Più della metà degli stessi nel 2014 erano minorenni. I
matrimoni misti con figli aumentano vertiginosamente nel paese e in Italia. C'è
una popolazione giovane di italo-dominicani che così come stanno le cose in
Europa a seguito dell'invecchiamento demografico ha una rilevante importanza e
che non può assolutamente non essere presa in considerazione.
Tornando ai numerosi pensionati che hanno scelto negli ultimi
anni questo paese per trascorrere la vecchiaia nei Caraibi, va segnalato che il
trasferimento all'estero verso zone con climi temperati e caldi suscita nei
pensionati grande interesse per cui sta crescendo anche la concorrenza tra i
paesi che godono di questi climi per attirare le persone anziane e motivarli a
stabilirsi presso di loro attraverso leggi, agevolazioni fiscali, ecc.
DOMINICANI
IN ITALIA
La comunità dominicana in Italia si è incrementata molto
velocemente negli ultimi decenni. Attualmente l'Italia è per i dominicani la
seconda destinazione migratoria europea dopo la Spagna. Circostanza questa che
si ripete nella Repubblica Dominicana dove l'Italia è il secondo stato europeo
dopo la Spagna dal punto di vista migratorio anche se con ogni probabilità,
visto il veloce incremento della popolazione residente italiana, l'Italia abbia
già superato la Spagna spostandosi al primo posto. Secondo le statistiche più
recenti, i cittadini dominicani iscritti nei registri consolari dominicani in Italia
erano nel 2014 circa 30.000 con un incremento annuale del 10% A questi
cittadini figuranti nei registri vanno aggiunti gli italo-dominicani figli di
matrimoni misti che in generale non risultano nelle statistiche dominicana, ma
che hanno una notevole importanza da diversi punti di vista, oppure le persone sposate che
acquistano la cittadinanza italiana e che non hanno più rapporti con la loro
ambasciata. Gli italo-dominicani nati in Italia negli ultimi trent'anni
dovrebbero ammontare a circa 40.000. I dominicani in Italia si trovano in tutte
le latitudini della penisola. La colonia più numerosa e organizzata è quella di
La Spezia a pochi chilometri di distanza da Genova. La cifra stimata
dell'impatto demografico dominicano in Italia è quindi di 70.000 persone, cifra
stimata per difetto e in pieno aumento con un tasso di crescita del 10%.
EFFETTI
ECONOMICI DELLE COLONIE
Circa 30.000 pensionati italiani nella Repubblica dominicana
apportano al mercato interno dominicano con le loro spese e i loro investimenti
tutto quanto percepito a titolo di pensione dall'Italia. Con una stima
approssimata per difetto si potrebbe dire che l'apporto di annuale questa
categoria di persone non è inferiore a 10.000 euro pro capite mediamente, il
che equivale a 300.000.000 di euro l'anno. D'altra parte lo stato italiano trae
beneficio anche dal fatto che trattiene le imposte di queste pensione i cui
titolari non usufruiscono dei servizi pubblici italiani. E solo limitandoci a
una percentuale molto ridotto rispetto a quella che è la pressione fiscale
italiana si raggiungerebbe la cifra a titolo di imposte trattenute di circa 45.000.000 di euro. Anche le imprese
operanti nella RD producono reddito e danno lavoro e con ogni probabilità le cifre
anteriormente menzionate potrebbero raddoppiare se si tenesse conto degli
apporti al PIL dominicano A quanto precede bisogna aggiungere le rimesse dei
dominicani residenti in Italia che secondo una media statisticamente accertata
annuale di 500 euro, apporterebbero al PIL dominicano non meno di 15.000.000 di
euro.
Degno di nota è anche l'impatto del reddito prodotto dalla
colonia dominicana in Italia con i suoi 30.000 cittadini dominicani iscritti
nei registri consolari oltre ad altri 40.000 non iscritti in quanto aventi la
doppia nazionalità. Qui verrebbe superata ampiamente la cifra di 500.000.000 di
euro oltre a quanto essa rappresenta a livello di imposta sul reddito, non meno
di 100.000.000, senza tener conto delle imposte indirette tipo I.V.A. ecc.
Cifra
stimata di spese e investimenti nel mercato
dominicano
da parte dei pensionati italiani: 300.000.000
euro
Cifra
stimata di apporto al PIL dominicano
delle
imprese italiane º 300.000.000 "
Rimesse
annuali di dominicani residenti in
Italia
15.000.000 "
Reddito
complessivo prodotto dalla colonia
dominicana
in Italia 1.000.000.000 "
Imposte
trattenute in Italia ai pensionati
italiani
residenti in RD 45.000.000
"
Imposta
sull'apporto PIL colonia dominicana in Italia 250.000.000 "
Si tratta
di cifre accettabili e approssimate per difetto tenendo conto del reddito medio
pro capite italiano e di una aliquota impositiva ridotta.
MOTIVI
DELLA CHIUSURA DELL'AMBASCIATA ITALIANA DI SANTO DOMINGO
Per trattare questo tema, occorrerebbero molte pagine, quasi
un libro e alla fine forse non si riuscirebbe comunque a concludere niente.
Diciamo che i motivi sono diversi. Uno solo però è ufficiale, un altro non
ufficiale è ritenuto dalla comunità italiana il più attendibili e poi cene
ancora uno più allarmante che emerge dalle sentenze del TAR del Lazio e del
Consiglio di Stato.
Motivo ufficiale La Spending review
La chiusura dell'ambasciata italiana di Santo Domingo rientra
nella applicazione della spending review, una legge che impone tagli alle spese
amministrative del governo italiano. Il Ministero degli Affari esteri si è
assunta l'iniziativa della chiusura della nostra ambasciata, ma in nessun
momento ha presentato un rapporto di qualche tipo per giustificare l'inclusione
di detta chiusura nelle misure di risparmio. Non esistono studi comparativi
delle spese delle sedi diplomatiche in grado di dimostrare che la chiusura
dell'ambasciata di Santo Domingo garantisca un maggiore risparmio rispetto alla
chiusura di un'altra ambasciata qualunque della regione geografica, in tutto
sei, o che l'impatto di questa chiusura sulla comunità di italiani residente e
sugli interessi economici italiani sia inferiore a quello della chiusura di
un'altra ambasciata.
In realtà è indiscutibilmente assodato che l'ambasciata
italiana di Santo Domingo copriva le sue spese con quanto incassava a titolo di
servizi consolari, in particolare attraverso il rilascio di visti e di
passaporti. Quindi non c'è stato alcun risparmio. Degno di nota è che le
ambasciate della regione costano alla Farnesina più o meno lo stesso dato che
la spesa principale di una ambasciata sono le remunerazioni dei diplomatici e
l'affitto degli immobili in cui si svolge l'attività o in cui l'ambasciatore
risiede. Da questo punto di vista non affrontavamo spese a Santo Domingo. Come
anteriormente menzionato le altre sedi diplomatiche della regione non reggono
il confronto con l'ambasciata di Santo Domingo, in assoluto e senza ombra di
dubbio la più importante. Non si è quindi risparmiato niente perché la
differenza tra entrate e uscite era nulla o positiva per l'Italia.
Ciononostante l'ambasciata è stata chiusa per risparmiare! Incredibile!
Motivo vero secondo l'opinione prevalente dei connazionali residenti
Nel 2013 si è parlato di una vendita di visti che si sarebbe
esercitata all'interno della nostra ambasciata. Benché non si sia mai saputo
niente di preciso al riguardo, non siano stati pubblicati nomi o fatti
concretamente avvenuti, le fonti erano sicure e provenivano dalla stessa
Farnesina. Sono saltate fuori storie
sensazionali tutte accreditate di tal modo che la comunità non parlava d'altro
e credette ciecamente che si era in presenza di uno scandalo senza precedenti.
Nei corridoi della Farnesina prese forma allora questo scandalo artificiale
servito in definitiva a distrarre la gente dal un altro fatto veramente senza
precedenti e aberrante: La chiusura di una delle più importanti ambasciate
italiane del mondo. Il fascicolo aperto presso la Procura della Repubblica è
stato archiviato e il tutto è rimasto come una leggenda moderna.
Lo scandalo dei visti ha avuto tuttavia delle ripercussioni
concrete. La Farnesina sospese il servizio di erogazioni visti del che incaricò
prontamente la società di outsourcing vincolata all'ambasciata spagnola. Si rinunciava
in tal modo a entrate annuali di quasi un milione di euro. Paradossalmente si
chiuse l'ambasciata per risparmiare e non si risparmia nulla e si sospese
l'erogazione dei visti ingiustificatamente rinunciando a entrate annuali di
circa un milione di euro. Ma questo non è tutto, detta società di outsourcing
in realtà non è quel che sembra. Si tratta di una società offshore con sede
nelle isole Mauritius. Una circostanza poco trasparente che non ci lascia molto
tranquilli tenendo conto che questa stessa società si è aggiudicata
ufficialmente nel 2015 l'appalto per il servizio visti verso l'Italia.
Motivo che emerge dalle sentenze del TAR del Lazio e del Consiglio di
Stato
La Farnesina messa alle strette
dall'evidente falsità dei motivi pubblicamente addotti per giustificare la
chiusura dell'ambasciata di Santo Domingo si presentò ai tribunali
amministrativi con una novità: Lo stato non è obbligato a giustificare la
chiusura dell'ambasciata perché non si tratta di una decisione amministrativa
,ma bensì politica. Entrambi i tribunali hanno respinto questa posizione anche
se a onor del vero non si capisce bene quale sia stata la posizione del
Consiglio di Stato, a questo riguardo perché da una parte l'ha rifiutata e
dall'altra ne tiene conto È una sentenza poco chiare che bisognerebbe leggere
diverse volte convinti che veramente i giudici hanno voluto essere imparziali e
non semplicemente ratificare una decisione evidentemente ingiustificata e
illegale. in definitiva anche se questa posizione non sia stata riconosciuta
univocamente da entrambi i tribunali, si può dire al di fuori di ogni dubbio,
in quanto lo si sa da fonte sicura, che le ragioni della chiusura
dell'ambasciata di Santo Domingo hanno carattere politico. Questo da adito a
tutta una serie di considerazioni. Il problema potrebbe non essere
esclusivamente italiano. È evidente che l'Italia non ha alcun interesse
politico a chiudere un'ambasciata così importante. Ma cosa sta succedendo nei
Caraibi? Cuba il figliol prodigo torna alla casa di suo padre. Tutti i soldi
del mondo freschi freschi di stampa è in procinto di arrivare alla sorella
gemella della Repubblica Dominicana nei Caraibi. Con la chiusura
dell'ambasciata di Santo Domingo, la Repubblica Dominicana agli occhi di
imprenditori, turisti e pensionati italiani si svaluta. Cuba è stata la
destinazione di viaggi di illustri personaggi, il papa, il primo ministro
italiano Matteo Renzi e last but not least il presidente degli Stati Uniti
Barack Obama. La Repubblica Dominicana invece è oggetto di costanti attacchi da
parte della stampa internazionale per la sua posizione rispetto
all'immigrazione haitiana e nonostante sia la nazione del continente con il
maggiore tasso di crescita e di avere un reddito pro capita superiore a quello
della maggioranza dei paesi della regione è uno dei due o tre stati ai cui
cittadini viene chiesto il visto di ingresso per lo spazio Schengen. Che il
governo italiano adotti misure che non corrispondono all'interesse del popolo
che rappresenta non è una novità. La chiusura dell'Ambasciata italiana di Santo
Domingo è semplicemente un ulteriore esempio che si aggiunge a tantissimi
altri.
Dopo la
chiusura
Non occorre molta immaginazione per rendersi conto che
nonostante la chiusura delle relazioni diplomatiche dirette tra entrambi i
paesi la domanda di servizi consolari italiani a Santo Domingo non sia affatto
diminuita. Da una parte li richiede la comunità residente e dall'altro anche i
numerosi cittadini dominicani domiciliati in Italia. Chiaramente questa domanda
non può essere soddisfatta in quanto non ci sono strutture per tali finalità o
se ci sono esse non bastano. Stiamo parlando di una relazione, quella tra
l'Italia e la Repubblica Dominicana che se si vuole è seconda solo alla
relazione tra la Spagna e la Repubblica Dominicana con l'importante differenza
che la relazione tra la Repubblica Dominicana e l'Italia sta crescendo nella
Repubblica Dominicana in modo vertiginoso e si trova forse già anche al primo
posto. Ma vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.
Nuova rete consolare
Nella Farnesina hanno pensato che il consolato poteva essere
sostituito con consolati e viceconsolati onorari e che questo avrebbe
costituito un grande risparmio perché la funzione di console onorario non viene
remunerata. È chiaro che il fatto che una tra le prime dieci potenze
industriali del mondo si rivolga a dei volontari per la gestione delle sue
relazioni internazionali non sembra sensato. Di fatto anche se questi
"personaggi onorari" stanno svolgendo le loro funzioni bene, le
strutture dimostrano chiaramente di non essere sufficienti per soddisfare i
numerosi servizi richiesti.
Rilascio visti
Nel 2015, il servizio di rilascio visti è stato interrotto
praticamente tutto l'anno, perché per la relativa richiesta era necessario
recarsi a Panama, paese che richiede il visto di ingresso ai cittadini
dominicani. Il numero di visti rilasciati annualmente dall'ex ambasciata di
Santo Domingo si stima in 7.000. La chiusura dell'ambasciata italiana ha colpito duramente questo capitolo di
entrata del quale fanno parte non solo i visti per motivo di turismo ma anche
quelli di ricongiungimento familiare. Diciamo che siamo in presenza di
un'allarmante aggressione al diritto di circolazione delle persone nell'ambito
di una importante relazione come quella tra le nostre due nazioni.
Risparmio e spese
La Farnesina è incorsa in enormi spese a seguito della
chiusura della nostra ambasciata in evidente contraddizione con l'obbiettivo di
risparmio che si prefiggeva. È stato necessario destinare del nuovo personale a
Panama, sono stati presi in affitto dei locali più ampi e più costosi e sono
stati insediati presso la missione UE un diplomatico incaricato di affari e due
impiegati di ruolo. Questi costano a titolo di stipendio e altre indennità più
della metà di quanto costava l'ambasciate chiusa per motivi di risparmio senza
considerare che questa copriva completamente le sue spese con gli introiti
percepiti a fronte dei servizi consolari erogati.
Prospettive
di riapertura
La relazione storica e spontanea tra entrambi i paesi ha
potuto di più degli interessi che non conosciamo con sicurezza e che hanno
portato alla chiusura dell'ambasciata italiana di Santo Domingo. L'ambasciata
verrà riaperta. Non si sa ancora la data, ma torneremo ad avere una ambasciata.
E così una volta per tutte questo triste capitolo verrà chiuso.