Cerca nel blog

venerdì 14 ottobre 2016

CONSIDERAZIONI SULLA CHIUSURA DELL'AMBASCIATA D'ITALIA DI SANTO DOMINGO



Image result for santa domenica talao
CONSIDERATIONS SULLA CHIUSURA DELL'AMBASCIATA D'ITALIA DI SANTO DOMINGO
IN GENERALE
Le relazioni tra due paesi prima di diventare diplomatiche sono naturali. Ci sono fiumi con il loro corso e canali artificiali. Le relazioni tra l'Italia e la Repubblica Dominicana sono soprattutto storiche e quindi naturali da tutti i punti di vista sin dalla scoperta dell'America fino ai nostri giorni e raggiungono il livello diplomatico subito dopo che entrambe le nazioni sono state riconosciute dalla comunità internazionale. Un fiume quindi che è cresciuto, cresce e continuerà sempre a crescere. Il corso di un canale artificiale si può interrompere o lo si può modificare o semplicemente eliminare. Lo stesso non succede con il corso di un fiume: le sue acque continueranno a fluire, non importa ciò che l'uomo faccia e cercheranno sempre di ritornare al loro corso originale. Il corso dei fiumi ha la sua propria portata. Lo stesso succede con le relazioni tra i nostri due paesi: sono spontanee, in piena crescita, due nazioni affini che si cercano e si vogliono bene da sempre. Una simpatia che promuove sviluppo, ricchezza e lavoro per i cittadini di entrambe le nazioni e che naturalmente in un mondo con superpotenze può essere motivo di gelosia. Nonostante tutto torneremo ad avere relazioni diplomatiche dirette perché queste sono inevitabili e le conseguenze della loro eliminazioni non tarderanno a manifestarsi impetuosamente.
ISTAURAZIONE DELLE RELAZIONI DIPLOMATICHE
L'iniziativa di portare a livello diplomatico le relazioni di entrambi i paesi fu del cittadino italiano Giovanni Battista Vicini che verso la fine del secolo XIX donò a questo scopo al Regno D'Italia i terreni sui quali costruire la sua ambasciata. Già all'epoca i legami tra i due paesi erano così stretti che una relazione diplomatiche si rendeva necessaria. E rispetto ai terreni donati, negli ultimi mesi si è parlato molto di questo illustre italiano perché si è pensato male e come diceva lo statista Giulio Andreotti "a pensare male quasi sempre si azzecca". La chiusura della sede diplomatica di Santo Domingo ha destato, infatti, il sospetto che si fosse mirato da parte dei burocrati responsabili dell'iniziativa a vendere questi immobili per destinare il ricavato a qualche altro posto nel mondo più vicino agli interessi delle persone e delle lobby che da qualche anno controllano il Ministero degli Affari Esteri italiano. La vendita non è stata possibile perché il contratto di donazione stipulato verso la fine del secolo XIX stabilì espressamente una destinazione d'uso esclusivamente come sede diplomatica italiana.


PRIMA COLONIA ITALIANA

Nel secolo XIX, fondamentale nella storia dominicana, perché è il secolo dell'indipendenza di entrambe le nazioni dell'isola, la presenza italiana nella vita di ciò che oggi è la Repubblica Dominicana assume grande rilievo. Nasce e si sviluppa la prima colonia italiana. Il secolo XIX è stato il secolo del maggiore afflusso di famiglie italiane nella parte spagnola dell'isola. Da Genova giunsero abili uomini di mare, esperti nell'armare golette e nell'arte della navigazione. Alcuni si trovavano nella Repubblica Dominicana prima della separazione da Haiti, proclamata il 27 febbraio 1844.
Già verso l'inizio del secolo, al seguito del generale Le Clerc comandante delle truppe napoleoniche, si stabilirono nella parte spagnola dell'isola diversi italiani i cui cognomi esistono ancora e che occuparono e occupano incarichi importanti. Un Billini fu presidente provvisorio e un altro, sacerdote, si distinse come filantropo e oggi il suo cognome italiano viene menzionato costantemente dappertutto nel paese con il significato di persona generosa disposta a regalare quanto di suo agli altri.
Inoltre tra i trinitari di Juan Pablo Duarte si trovava un oriundo genovese per via paterna, Juan Nepomuceno Ravelo, che si distinse nella lotta per l'indipendenza e che rivestì importanti cariche politiche.
Anche nella guerra di indipendenza sono stati presenti due navigatori italiani di Genova, Giovanni Battista Cambiaso e Giovanni Battista Maggiolo.
Un discendente di italiani, Arturo Pellerano, fu il fondatore del giornale Listín Diario, attualmente forse il più importante giornale dominicano.
Gli italiani parteciparono attivamente ai primi avvenimenti del secolo XIX ed è in quell'epoca che nasce la loro prima colonia, soprattutto con l'arrivo dei compaesani di Santa Domenica Talao: Tutto iniziò 150 anni fa. La Spagna si ritirava volontariamente dalla Hispaniola e i Savoia conquistavano il Regno di Napoli. A quei tempi un tale "sergente" oriundo di Santa Domenica Talao, che era al seguito dell'esercito Borbone a Puerto Plata, ritornò in patria ed ebbe modo di constatare la grave crisi che vi esisteva a causa delle nuove leggi dei Savoia. Il "sergente" raccontò ai suoi compaesani che veniva da un paese del nuovo mondo con leggi moderne e voglia di progredire. È stato il primo a fare ritorno a Puerto Plata che a quel tempo era la capitale della Repubblica Dominicana. Poco a poco a questo sergente fecero seguito altri conterranei e il gruppo si infoltì. Molti prosperarono. Un esempio di questo fu la casa Di Vanna & Grisolia, che riuscì quasi ad avere il monopolio dell'esportazione di tutta la regione del Cibao. Molti loro si unirono per formare un'associazione denominata "Pro Santa Domenica Talao" allo scopo di inviare risorse alla loro impoverita patria. Queste somme di danaro sono state utilizzate dalle autorità e i dettagli delle spese sono stati resi pubblici. Attualmente sono migliaia i discendenti di quella prima colonia nella Repubblica  Dominicana. Molti sono già alla sesta generazione. 
 Image result for pappaterra ferreteria

PRESENZA ITALIANA ATTUALE
Il numero di dominicani discendenti da italiani si aggira sui 300.000 che si aggiungono all'esistenza di una colonia di italiani equivalente a 50.000 persone, il che rende la comunità italo-dominicana la più numerosa dei Caraibi. Molti dei membri di questa comunità svolgono ruoli di grande importanza per l'economia del paese in quasi tutti i settori.
Queste sono alcune delle imprese create da italiani e/o dai loro discendenti e che attualmente sono molto importanti per l'economia del paese:
Grupo Bona: Azienda di proprietà dei Bonarelli, una famiglia con una lunga tradizione gastronomica nel paese. Sono parte dell'azienda le succursali Pizzarelli, 3 Mariachis, Paninoteca y Mustard’s, tutte catene di ristoranti specializzati nella cucina italiana, messicana e/o americana.
Gruppo Vicini: Di proprietà della famiglia che porta lo stesso cognome. È uno dei gruppi societari più importanti del paese. Ha interessi in diversi settori come l'industria agricola, le finanze, il turismo, l'energia, i beni immobili, le comunicazioni, ecc.
Grupo Pellerano Nadal: Azienda di grande importanza nel settore automobilistico dominicano. Fanno parte del gruppo Autogermánica, Autobritánica e Autogermana sono le distributrici esclusive dei marchi BMW, LandRover, Rover, MG e Mini sia nella Repubblica Dominicana che in Porto Rico.
Grupo Omnimedia: Proprietà dei Pellerano, è una delle principali imprese di comunicazione del paese. I suoi prodotti mediatici includono Diario Libre, Diario Libre Metro, Plaza Libre e Plaza Libre Norte nel segmento stampa; Mujer Única, Habitat, Estilos, Novias, La Casa y Única a tus 15 nel segmento riviste; diariolibre.com y plazalibre.com in Internet; OnTV, Diario Libre a.m., Informativos Diario Libre, y comerciales por Telecable in televisione
Grupo Puntacana: Impresa della quale i Rainieri sono soci fondatori, è tra le più importanti, ammirate e riconosciute del settore turistico dominicano. Oltre al fatto che ha avuto un ruolo pionieristico nello sviluppo del rinomato polo turistico di Punta Cana. Fanno parte del gruppo Puntacana Resort & Club, Tortuga Bay, Aeropuerto Internacional de Punta Cana, e la Fundación Ecológica de Puntacana.
Grupo Mercasid: Uno dei conglomerati agroindustriali più grandi e importanti della Repubblica Dominicana. I Bonetti sono soci molto importanti dello stesso. Cítricos Tropicales, Agua Crystal, Flordom, Agrocítricos, Induspalma Dominicana e Induveca sono società collegate al Mercasid. Sono anche i distributori esclusivi dei prodotti Kimberly-Clark, Kellogg’s, Clorox, Solae, Unilever, Pillsbury, Danone, Dos Pinos, Hershey’s, Carbonell y Häagen-Dazs.
Grupo Ambar: Impresa leader nel settore automobilistico dominicano, portoricano, venezuelano, di Saint Martin, Isole Vergini Britanniche e Isole Vergini Statunitensi. È di proprietà della famiglia Barletta. Nel mercato dominicano sono i distributori esclusivi dei marchi Chevrolet, Cadillac, Nissan, Suzuki, Yamaha e Blue Bird nel loro concessionario di Santo Domingo Motors.
Menicucci: Impresa appartenente alla famiglia con lo stesso nome, radicata a Santiago de los Caballeros e dedicata alla produzione e alla vendita di selci, mosaici, articoli di porcellana, sanitari, tegole, terrazzi, marmo e granito naturale.
 Image result for menicucci dominicana

Comunità italiana residente
Il numero degli iscritti nel registro degli italiani residenti all'estero (AIRE) è attualmente di poco inferiore a 10.000. In tutto il Centro America e Caraibi questa cifra non ha eguali la sede che le si avvicina maggiormente è quella di Panama, di poco superiore a 2000. Gli altri paesi non superano i 2000 iscritti. In questa area esistono attualmente sei ambasciate italiane: El Salvador,Guatemala, Nicaragua, Costa Rica, Panama e Cuba. Ai 10.000 iscritti AIRE vanno aggiunti altri 30.000 pensionati italiani che vivono in pianta stabile nella Repubblica Dominicana ma che non hanno richiesto l'iscrizione all'AIRE al fine di non perdere il loro diritto all'assistenza sanitaria italiana. Inoltre va segnalato che arrivano a questo paese caraibico tutti gli anni oltre 100.000 turisti italiani.
Solo tenendo conto dei residenti ufficiali, quindi iscritti AIRE, la rappresentanza diplomatica italiana di Santo Domingo si collocava per dimensione nel 2014 tra le prime 25 del mondo. Aggiungendo i residenti non iscritti AIRE e i turisti, si sarebbe piazzata tra le prime cinque di Latino America, superata soltanto dalle grandi destinazioni di sempre dell'emigrazione italiana nel nuovo mondo.
Ma anche se il numero di italiani residenti ha in sé la sua importanza, è anche significativo il suo dinamismo, vale a dire come questa cresce o diminuisce nel tempo. Da questo punto di vista notiamo che le cifre degli iscritti nel registro AIRE della Repubblica Dominicana è raddoppiato negli ultimi cinque anni. Accelerazione superata solo dal Regno Unito.
Va segnalata altresì una particolarità tra le caratteristiche degli iscritti: Più della metà degli stessi nel 2014 erano minorenni. I matrimoni misti con figli aumentano vertiginosamente nel paese e in Italia. C'è una popolazione giovane di italo-dominicani che così come stanno le cose in Europa a seguito dell'invecchiamento demografico ha una rilevante importanza e che non può assolutamente non essere presa in considerazione.
Tornando ai numerosi pensionati che hanno scelto negli ultimi anni questo paese per trascorrere la vecchiaia nei Caraibi, va segnalato che il trasferimento all'estero verso zone con climi temperati e caldi suscita nei pensionati grande interesse per cui sta crescendo anche la concorrenza tra i paesi che godono di questi climi per attirare le persone anziane e motivarli a stabilirsi presso di loro attraverso leggi, agevolazioni fiscali, ecc.


DOMINICANI IN ITALIA
La comunità dominicana in Italia si è incrementata molto velocemente negli ultimi decenni. Attualmente l'Italia è per i dominicani la seconda destinazione migratoria europea dopo la Spagna. Circostanza questa che si ripete nella Repubblica Dominicana dove l'Italia è il secondo stato europeo dopo la Spagna dal punto di vista migratorio anche se con ogni probabilità, visto il veloce incremento della popolazione residente italiana, l'Italia abbia già superato la Spagna spostandosi al primo posto. Secondo le statistiche più recenti, i cittadini dominicani iscritti nei registri consolari dominicani in Italia erano nel 2014 circa 30.000 con un incremento annuale del 10% A questi cittadini figuranti nei registri vanno aggiunti gli italo-dominicani figli di matrimoni misti che in generale non risultano nelle statistiche dominicana, ma che hanno una notevole importanza da diversi punti di  vista, oppure le persone sposate che acquistano la cittadinanza italiana e che non hanno più rapporti con la loro ambasciata. Gli italo-dominicani nati in Italia negli ultimi trent'anni dovrebbero ammontare a circa 40.000. I dominicani in Italia si trovano in tutte le latitudini della penisola. La colonia più numerosa e organizzata è quella di La Spezia a pochi chilometri di distanza da Genova. La cifra stimata dell'impatto demografico dominicano in Italia è quindi di 70.000 persone, cifra stimata per difetto e in pieno aumento con un tasso di crescita del 10%.


EFFETTI ECONOMICI DELLE COLONIE
Circa 30.000 pensionati italiani nella Repubblica dominicana apportano al mercato interno dominicano con le loro spese e i loro investimenti tutto quanto percepito a titolo di pensione dall'Italia. Con una stima approssimata per difetto si potrebbe dire che l'apporto di annuale questa categoria di persone non è inferiore a 10.000 euro pro capite mediamente, il che equivale a 300.000.000 di euro l'anno. D'altra parte lo stato italiano trae beneficio anche dal fatto che trattiene le imposte di queste pensione i cui titolari non usufruiscono dei servizi pubblici italiani. E solo limitandoci a una percentuale molto ridotto rispetto a quella che è la pressione fiscale italiana si raggiungerebbe la cifra a titolo di imposte trattenute di  circa 45.000.000 di euro. Anche le imprese operanti nella RD producono reddito e danno lavoro e con ogni probabilità le cifre anteriormente menzionate potrebbero raddoppiare se si tenesse conto degli apporti al PIL dominicano A quanto precede bisogna aggiungere le rimesse dei dominicani residenti in Italia che secondo una media statisticamente accertata annuale di 500 euro, apporterebbero al PIL dominicano non meno di 15.000.000 di euro.
Degno di nota è anche l'impatto del reddito prodotto dalla colonia dominicana in Italia con i suoi 30.000 cittadini dominicani iscritti nei registri consolari oltre ad altri 40.000 non iscritti in quanto aventi la doppia nazionalità. Qui verrebbe superata ampiamente la cifra di 500.000.000 di euro oltre a quanto essa rappresenta a livello di imposta sul reddito, non meno di 100.000.000, senza tener conto delle imposte indirette tipo I.V.A. ecc.
Cifra stimata di spese e investimenti nel mercato
dominicano da parte dei pensionati italiani:                                                              300.000.000 euro
Cifra stimata di apporto al PIL dominicano                                                                
delle imprese italiane                   º                                                                                            300.000.000    "
Rimesse annuali di dominicani residenti in
Italia                                                                                                                                                    15.000.000    "



Reddito complessivo prodotto dalla colonia
dominicana in Italia                                                                                                            1.000.000.000   "
Imposte trattenute in Italia ai pensionati
italiani residenti in RD                                                                                                            45.000.000      "
Imposta sull'apporto PIL colonia dominicana in Italia                                           250.000.000     "

Si tratta di cifre accettabili e approssimate per difetto tenendo conto del reddito medio pro capite italiano e di una aliquota impositiva ridotta.


MOTIVI DELLA CHIUSURA DELL'AMBASCIATA ITALIANA DI SANTO DOMINGO
Per trattare questo tema, occorrerebbero molte pagine, quasi un libro e alla fine forse non si riuscirebbe comunque a concludere niente. Diciamo che i motivi sono diversi. Uno solo però è ufficiale, un altro non ufficiale è ritenuto dalla comunità italiana il più attendibili e poi cene ancora uno più allarmante che emerge dalle sentenze del TAR del Lazio e del Consiglio di Stato.
Motivo ufficiale La Spending review
La chiusura dell'ambasciata italiana di Santo Domingo rientra nella applicazione della spending review, una legge che impone tagli alle spese amministrative del governo italiano. Il Ministero degli Affari esteri si è assunta l'iniziativa della chiusura della nostra ambasciata, ma in nessun momento ha presentato un rapporto di qualche tipo per giustificare l'inclusione di detta chiusura nelle misure di risparmio. Non esistono studi comparativi delle spese delle sedi diplomatiche in grado di dimostrare che la chiusura dell'ambasciata di Santo Domingo garantisca un maggiore risparmio rispetto alla chiusura di un'altra ambasciata qualunque della regione geografica, in tutto sei, o che l'impatto di questa chiusura sulla comunità di italiani residente e sugli interessi economici italiani sia inferiore a quello della chiusura di un'altra ambasciata.
In realtà è indiscutibilmente assodato che l'ambasciata italiana di Santo Domingo copriva le sue spese con quanto incassava a titolo di servizi consolari, in particolare attraverso il rilascio di visti e di passaporti. Quindi non c'è stato alcun risparmio. Degno di nota è che le ambasciate della regione costano alla Farnesina più o meno lo stesso dato che la spesa principale di una ambasciata sono le remunerazioni dei diplomatici e l'affitto degli immobili in cui si svolge l'attività o in cui l'ambasciatore risiede. Da questo punto di vista non affrontavamo spese a Santo Domingo. Come anteriormente menzionato le altre sedi diplomatiche della regione non reggono il confronto con l'ambasciata di Santo Domingo, in assoluto e senza ombra di dubbio la più importante. Non si è quindi risparmiato niente perché la differenza tra entrate e uscite era nulla o positiva per l'Italia. Ciononostante l'ambasciata è stata chiusa per risparmiare! Incredibile!


Motivo vero secondo l'opinione prevalente dei connazionali residenti
Nel 2013 si è parlato di una vendita di visti che si sarebbe esercitata all'interno della nostra ambasciata. Benché non si sia mai saputo niente di preciso al riguardo, non siano stati pubblicati nomi o fatti concretamente avvenuti, le fonti erano sicure e provenivano dalla stessa Farnesina. Sono  saltate fuori storie sensazionali tutte accreditate di tal modo che la comunità non parlava d'altro e credette ciecamente che si era in presenza di uno scandalo senza precedenti. Nei corridoi della Farnesina prese forma allora questo scandalo artificiale servito in definitiva a distrarre la gente dal un altro fatto veramente senza precedenti e aberrante: La chiusura di una delle più importanti ambasciate italiane del mondo. Il fascicolo aperto presso la Procura della Repubblica è stato archiviato e il tutto è rimasto come una leggenda moderna.
Lo scandalo dei visti ha avuto tuttavia delle ripercussioni concrete. La Farnesina sospese il servizio di erogazioni visti del che incaricò prontamente la società di outsourcing vincolata all'ambasciata spagnola. Si rinunciava in tal modo a entrate annuali di quasi un milione di euro. Paradossalmente si chiuse l'ambasciata per risparmiare e non si risparmia nulla e si sospese l'erogazione dei visti ingiustificatamente rinunciando a entrate annuali di circa un milione di euro. Ma questo non è tutto, detta società di outsourcing in realtà non è quel che sembra. Si tratta di una società offshore con sede nelle isole Mauritius. Una circostanza poco trasparente che non ci lascia molto tranquilli tenendo conto che questa stessa società si è aggiudicata ufficialmente nel 2015 l'appalto per il servizio visti verso l'Italia.
Motivo che emerge dalle sentenze del TAR del Lazio e del Consiglio di Stato
La Farnesina messa alle strette dall'evidente falsità dei motivi pubblicamente addotti per giustificare la chiusura dell'ambasciata di Santo Domingo si presentò ai tribunali amministrativi con una novità: Lo stato non è obbligato a giustificare la chiusura dell'ambasciata perché non si tratta di una decisione amministrativa ,ma bensì politica. Entrambi i tribunali hanno respinto questa posizione anche se a onor del vero non si capisce bene quale sia stata la posizione del Consiglio di Stato, a questo riguardo perché da una parte l'ha rifiutata e dall'altra ne tiene conto È una sentenza poco chiare che bisognerebbe leggere diverse volte convinti che veramente i giudici hanno voluto essere imparziali e non semplicemente ratificare una decisione evidentemente ingiustificata e illegale. in definitiva anche se questa posizione non sia stata riconosciuta univocamente da entrambi i tribunali, si può dire al di fuori di ogni dubbio, in quanto lo si sa da fonte sicura, che le ragioni della chiusura dell'ambasciata di Santo Domingo hanno carattere politico. Questo da adito a tutta una serie di considerazioni. Il problema potrebbe non essere esclusivamente italiano. È evidente che l'Italia non ha alcun interesse politico a chiudere un'ambasciata così importante. Ma cosa sta succedendo nei Caraibi? Cuba il figliol prodigo torna alla casa di suo padre. Tutti i soldi del mondo freschi freschi di stampa è in procinto di arrivare alla sorella gemella della Repubblica Dominicana nei Caraibi. Con la chiusura dell'ambasciata di Santo Domingo, la Repubblica Dominicana agli occhi di imprenditori, turisti e pensionati italiani si svaluta. Cuba è stata la destinazione di viaggi di illustri personaggi, il papa, il primo ministro italiano Matteo Renzi e last but not least il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. La Repubblica Dominicana invece è oggetto di costanti attacchi da parte della stampa internazionale per la sua posizione rispetto all'immigrazione haitiana e nonostante sia la nazione del continente con il maggiore tasso di crescita e di avere un reddito pro capita superiore a quello della maggioranza dei paesi della regione è uno dei due o tre stati ai cui cittadini viene chiesto il visto di ingresso per lo spazio Schengen. Che il governo italiano adotti misure che non corrispondono all'interesse del popolo che rappresenta non è una novità. La chiusura dell'Ambasciata italiana di Santo Domingo è semplicemente un ulteriore esempio che si aggiunge a tantissimi altri.
Dopo la chiusura
Non occorre molta immaginazione per rendersi conto che nonostante la chiusura delle relazioni diplomatiche dirette tra entrambi i paesi la domanda di servizi consolari italiani a Santo Domingo non sia affatto diminuita. Da una parte li richiede la comunità residente e dall'altro anche i numerosi cittadini dominicani domiciliati in Italia. Chiaramente questa domanda non può essere soddisfatta in quanto non ci sono strutture per tali finalità o se ci sono esse non bastano. Stiamo parlando di una relazione, quella tra l'Italia e la Repubblica Dominicana che se si vuole è seconda solo alla relazione tra la Spagna e la Repubblica Dominicana con l'importante differenza che la relazione tra la Repubblica Dominicana e l'Italia sta crescendo nella Repubblica Dominicana in modo vertiginoso e si trova forse già anche al primo posto. Ma vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo.
Nuova rete consolare
Nella Farnesina hanno pensato che il consolato poteva essere sostituito con consolati e viceconsolati onorari e che questo avrebbe costituito un grande risparmio perché la funzione di console onorario non viene remunerata. È chiaro che il fatto che una tra le prime dieci potenze industriali del mondo si rivolga a dei volontari per la gestione delle sue relazioni internazionali non sembra sensato. Di fatto anche se questi "personaggi onorari" stanno svolgendo le loro funzioni bene, le strutture dimostrano chiaramente di non essere sufficienti per soddisfare i numerosi servizi richiesti.
Rilascio visti
Nel 2015, il servizio di rilascio visti è stato interrotto praticamente tutto l'anno, perché per la relativa richiesta era necessario recarsi a Panama, paese che richiede il visto di ingresso ai cittadini dominicani. Il numero di visti rilasciati annualmente dall'ex ambasciata di Santo Domingo si stima in 7.000. La chiusura dell'ambasciata italiana  ha colpito duramente questo capitolo di entrata del quale fanno parte non solo i visti per motivo di turismo ma anche quelli di ricongiungimento familiare. Diciamo che siamo in presenza di un'allarmante aggressione al diritto di circolazione delle persone nell'ambito di una importante relazione come quella tra le nostre due nazioni.

Risparmio e spese
La Farnesina è incorsa in enormi spese a seguito della chiusura della nostra ambasciata in evidente contraddizione con l'obbiettivo di risparmio che si prefiggeva. È stato necessario destinare del nuovo personale a Panama, sono stati presi in affitto dei locali più ampi e più costosi e sono stati insediati presso la missione UE un diplomatico incaricato di affari e due impiegati di ruolo. Questi costano a titolo di stipendio e altre indennità più della metà di quanto costava l'ambasciate chiusa per motivi di risparmio senza considerare che questa copriva completamente le sue spese con gli introiti percepiti a fronte dei servizi consolari erogati.
Prospettive di riapertura
La relazione storica e spontanea tra entrambi i paesi ha potuto di più degli interessi che non conosciamo con sicurezza e che hanno portato alla chiusura dell'ambasciata italiana di Santo Domingo. L'ambasciata verrà riaperta. Non si sa ancora la data, ma torneremo ad avere una ambasciata. E così una volta per tutte questo triste capitolo verrà chiuso.