Dal contenuto della
confessione scritta di Arisleida Caraballo emergono delle novità
Lei, la sorella
Yoeimi, incinta di quattro mesi, e il di lei compagno 23enne Thonmy sono
entrati nell’appartamento con delle chiavi lanciate dallo stesso Testoni dal
balcone di casa sua. Il connazionale aveva un appuntamento con Yoeimi per un
rapporto sessuale. Si vede che non era la prima volta. Quando Arisleida venne a
conoscenza di questo si sorprese molto perché lei era stata la donna dell’anziano
per quattro anni, anche se a quanto pare si erano lasciati nel febbraio scorso.
I tre si recarono a bordo di un ciclomotore all’abitazione del connazionale. Il
Thonmy si fermò vicino a un colmado e mandò Arisleida a comprare dell’ammoniaca
da usare in bagno. Una volta dentro l’appartamento hanno bevuto del vino
offerto dall’anziano. Poi Arisleida andò in bagno e il Testoni e Yoeimi
entrarono in camera. Dopo qualche minuto vi entrò anche il Thonmy, scaraventò l’italiano
sul letto, gli coperse la faccia con un pantalone intriso di ammonica e
continuò a versargli questo liquido in faccia finché smise di muoversi.
Dopodiché gli sfilò un anello che indossava e con degli attrezzi che trovò in
cucina ruppe alcuni lucchetti e aprì una cassaforte contenente del denaro.
Riempirono poi uno zainetto che Yoeimi si era portata dietro appositamente con
degli oggetti del Testoni, tra questi, due orologi che trovarono in un
cassetto. Se ne andarono via, lasciando Arisleida nella fermata di un tassì. Il
giorno dopo si presentarono da lei e le consegnarono 700 euro dei 3700 e di una
cifra imprecisata di pesos che si trovava nella cassaforte. Da quel momento non
si è più saputo niente dei due.
Stranamente non si
parla in questa confessione del perché il connazionale è stato denudato e
legato mani e piedi. Non si capisce nemmeno come mai l’anziano sapendo che il
giovane era il compagno di Yoeimi sia entrato in camera con lei per avere un
rapporto sessuale.
Da queste parti si
impara presto una cosa: i morti non possono controbattere le dichiarazioni dei
vivi! Il bello è che i giudici spesso di questo non tengono conto.