Abbiamo visto come
l’ambasciata russa è intervenuta nell’incidente sull’Autovia del Coral che ha
provocato il ferimento di almeno 19 suoi concittadini, alcuni con gravi
fratture e amputazioni. Ha provveduto ha monitorare il ricovero dei turisti in
ospedali idonei al trattamento delle loro lesioni e il rimpatrio di coloro che
erano in condizioni di intraprendere il viaggio in aereo.
C’è da sapere che
nonostante i circa 200.000 turisti russi che arrivano ogni anno nella Rep.
Dominicana e i residenti legali e illegali sul territorio sempre più numerosi
(lo si vede soprattutto quando si guarda la lista mensile dei deportati), e
nonostante i recenti accordi di soppressione reciproca dei visti, peraltro non
ancora attuati, la Russia nella Repubblica Dominicana ha soltanto un Consolato
Onorario che dipende dalla sua ambasciata di Caracas.
Diciamo che
rispetto a loro siamo un passetto avanti.
La nostra
ambasciata interviene in moltissimi casi di assistenza e di risoluzione di
situazioni di emergenza. Sono poche però le informazioni che fornisce ai media
sul suo operato. Questo per discutibili motivi di riservatezza. I connazionali
avrebbero piacere di sentire che la loro ambasciata agisce in modo tempestivo ed
efficace quando un cittadino italiano si trova in difficoltà.
Ad esempio nel caso
dei tre tecnici del consorzio Odebrecht-Tecnimont arrestati venerdì scorso con
l’accusa di aver bloccato la linea di approvvigionamento del carbone per il
mancato pagamento dello stato di un debito di USD 800.000.-, l’intervento dell’Ambasciata
è stato immediato, anche se la vicenda è giunta a sua conoscenza attraverso la
comunità e il presidente del Com.it.es Paolo Dussich.
Se lo stato
dominicano fa arrestare qualcuno non è certo per rilasciarlo dopo qualche ora.
Il dott. Andrea Canepari queste cose le sa. Erano stati ingaggiati dal
consorzio due ottimi avvocati, ma da soli probabilmente non sarebbero andati
lontano.
L'ambasciatore ha
messo subito quindi in allarme il suo staff e sono state avviate delle misure
che avrebbero portato alla risoluzione del caso. Quel venerdì, l’ambasciatore e
altri funzionari della sede diplomatica hanno fatto le ore piccole per liberare
i tre tecnici italiani. E’ stato interpellato l’ufficio della presidenza della
Repubblica e lo stesso ministro degli esteri. Alla fine, un magistrato (come si
fa a trovarne uno il venerdì notte?) ha riconosciuto il non coinvolgimento dei
tecnici italiani nell’atto di boicottaggio e questi hanno potuto far ritorno a
casa.
Sia in quella
vicenda che in tante altre la nostra ambasciata ha avuto un ruolo determinante.
Speriamo che in futuro la sede diplomatica adotti un atteggiamento meno
riservato e che fornisca maggiori dettagli sui suoi interventi in situazioni di
emergenza.
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