L’obbligo del
superamento dell’esame d’italiano per l’acquisizione della cittadinanza per
matrimonio è stato nei dettagli del suo contenuto una sorpresa per tutti.
Entrato in vigore il 4 dicembre nel periodo natalizio, soltanto a gennaio ci
siamo accorti delle notevoli difficoltà che comportava. Anche l’ambasciata d’Italia
a Santo Domingo ha reagito un po’ in ritardo, sospendendo l’iter delle
naturalizzazioni in corso.
Nella Repubblica
Dominicana non era possibile al tempo sostenere l’esame.
Soltanto verso
giugno la panoramica si è schiarita. L’Università di Siena si è messa in
contatto con l’Università Tecnologica di Santiago UTESA e con l’Università
Iberoamericana del Caribe UNIBE di Santo Domingo e sono state indicate le sedi
e le date dei relativi esami del costo di 100 euro. La prima sessione d’esame
ha avuto luogo il 23 luglio, la seconda il 24 ottobre e la terza si effettuerà
il prossimo 3 dicembre.
Questo requisito di
fatto rappresenta un forte deterrente alla naturalizzazione per matrimonio e
crea problemi nell’ambito del nucleo familiare.
Nella Rep.
Dominicana abbiamo due sedi di esame e potrebbero soddisfare le esigenze dei
connazionali residenti.
Se ci spostiamo
invece in Argentina, un paese caratterizzato dalle enormi distanze tra centri
abitati, la frequenza periodica di corsi di lingua e il sostenimento di esami
diventa proibitivo.
Mi chiedo dove
fosse l’on. Ricardo Merlo quando questo requisito è stato inserito nella legge.
La risposta è semplice, era lì, ma non ha potuto far niente e non per colpa
sua. Intanto l’onorevole italo-argentino, contrariamente a quanto millanta, nella
stanza dei bottoni non conta niente. In secondo luogo è molto probabile che non
abbia compreso la portata di questa disposizione di legge e le conseguenze che
avrebbe avuto su tutto il suo elettorato argentino e sudamericano in genere.
Sono cose che capitano
quando ci si circonda per questioni di poltrone di persone che non conoscono l’italiano
o che non sono in grado di capire i termini giuridici.