Le nostre fonti d’informazione
nelle vicende che coinvolgono i connazionali e che seguiamo con attenzione sono
insufficienti. I giornali locali ne parlano il primo giorno e poi basta. Dall’ambasciata,
per la tutela del diritto di privacy, non veniamo a sapere alcunché. Eppure gli
articoli che portano a conoscenza queste situazioni riscontrano migliaia di
letture da parte di chi si ritiene membro della nostra comunità o perché vive
nella Repubblica Dominicana o perché ci ha vissuto in passato o ancora perché
visita con frequenza questo paese come turista o per altri interessi.
Il caso dell’italiano
della cella del Palazzo di Giustizia di Santo Domingo Este è emblematico. Casualmente
veniamo a sapere che l’anziano connazionale è stato processato in direttissima
ed è stato messo in libertà. Questo dovrebbe bastare per tranquillizzarci. Di altro
non veniamo a conoscenza. La nostra fonte principale, l’ambasciata, è reticente
per motivi anche comprensibili.
Molti di noi si
sono però dichiarati disposti a dare una mano alla vittima di quello che a
tutti è sembrata una violazione dei diritti umani. Il connazionale in questione
è al corrente di questa nostra disponibilità ad aiutarlo?
Esiste anche una
Fundación de Soldariedad che all’ultimo evento italiano del 15 agosto scorso presso
Hodelpa era presente con uno stand volto alla raccolta di fondi per fornire
aiuto ai connazionali in difficoltà. Questa Fundación si è attivata in questo
caso? Non è in grado di dirci niente sulla situazione dell’anziano
connazionale?
Il recluso italiano
è stato messo in libertà presumibilmente a seguito di un processo in
direttissima. Di solito il carcere del Palazzo di Giustizia ha una funzione
provvisoria in attesa che l’imputato venga sentito dai giudici. Ne può
conseguire un’immediata liberazione dopo il pagamento di una cauzione o la
fissazione di un termine di carcere preventivo in attesa di sentenza o ancora
il rinvio ad altra udienza. Dai giornali siamo venuti a conoscenza però che i
reclusi del Palazzo sono stati trasferiti immediatamente a La Victoria o a
Najayo. A me personalmente è stato detto che i carceri di destinazione sono
stati soltanto Najayo e San Pedro.
Ne dobbiamo quindi arguire
che le nostre fonti d’informazioni non sono soddisfacenti. È meglio anzi ritenere
che non esistano proprio e fare nel nostro piccolo qualche indagine che ci
consenta di sapere come si sono svolti i fatti, di trarre qualche insegnamento
e di organizzare se del caso un aiuto fattivo.