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domenica 10 novembre 2019

Alla ricerca di nuovi canali d’informazione



Le nostre fonti d’informazione nelle vicende che coinvolgono i connazionali e che seguiamo con attenzione sono insufficienti. I giornali locali ne parlano il primo giorno e poi basta. Dall’ambasciata, per la tutela del diritto di privacy, non veniamo a sapere alcunché. Eppure gli articoli che portano a conoscenza queste situazioni riscontrano migliaia di letture da parte di chi si ritiene membro della nostra comunità o perché vive nella Repubblica Dominicana o perché ci ha vissuto in passato o ancora perché visita con frequenza questo paese come turista o per altri interessi.
Il caso dell’italiano della cella del Palazzo di Giustizia di Santo Domingo Este è emblematico. Casualmente veniamo a sapere che l’anziano connazionale è stato processato in direttissima ed è stato messo in libertà. Questo dovrebbe bastare per tranquillizzarci. Di altro non veniamo a conoscenza. La nostra fonte principale, l’ambasciata, è reticente per motivi anche comprensibili.
Molti di noi si sono però dichiarati disposti a dare una mano alla vittima di quello che a tutti è sembrata una violazione dei diritti umani. Il connazionale in questione è al corrente di questa nostra disponibilità ad aiutarlo?
Esiste anche una Fundación de Soldariedad che all’ultimo evento italiano del 15 agosto scorso presso Hodelpa era presente con uno stand volto alla raccolta di fondi per fornire aiuto ai connazionali in difficoltà. Questa Fundación si è attivata in questo caso? Non è in grado di dirci niente sulla situazione dell’anziano connazionale?
Il recluso italiano è stato messo in libertà presumibilmente a seguito di un processo in direttissima. Di solito il carcere del Palazzo di Giustizia ha una funzione provvisoria in attesa che l’imputato venga sentito dai giudici. Ne può conseguire un’immediata liberazione dopo il pagamento di una cauzione o la fissazione di un termine di carcere preventivo in attesa di sentenza o ancora il rinvio ad altra udienza. Dai giornali siamo venuti a conoscenza però che i reclusi del Palazzo sono stati trasferiti immediatamente a La Victoria o a Najayo. A me personalmente è stato detto che i carceri di destinazione sono stati soltanto Najayo e San Pedro.
Ne dobbiamo quindi arguire che le nostre fonti d’informazioni non sono soddisfacenti. È meglio anzi ritenere che non esistano proprio e fare nel nostro piccolo qualche indagine che ci consenta di sapere come si sono svolti i fatti, di trarre qualche insegnamento e di organizzare se del caso un aiuto fattivo.