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mercoledì 6 novembre 2019

Raddoppio della tassa di cittadinanza





Il governo giallo-rosso, ovvero la nuova edizione del PD al potere, nella manovra di fine anno calca la mano sul diritto alla cittadinanza. La tassa per la ricostruzione genealogica ai fini dello ius sanguinis è stata raddoppiata. Da 300 è passata a 600 euro. Il MAIE, il partito con sede in Argentina, protesta vivamente, non si sa però con quanta sincerità, perché sostenendo questo governo ha consentito il profilarsi di una panoramica truce per gli italiani d’Italia e dell’estero.
La misura per il nuovo governo in presenza delle pressanti esigenze di bilancio è ideale sotto due aspetti. Innanzitutto non grava sui cittadini italiani, perché i soggetti tassati tali ancora non sono, e in secondo luogo sono soldi che vanno a finire all’ammasso dell’erario salvo il 30% che viene destinato ai consolati che hanno sbrigato la pratica. Ma per questo c’è sempre tempo e non è detto che la percentuale si estenda all’aumento previsto. Un’occasione che il nuovo governo non poteva perdere.
Del resto la legge sulla concessione della cittadinanza ius sanguinis andrebbe rivista, perché così come è impostata è anacronistica. Non sangue ma goccioline di sangue, quando va bene e il diritto risale alla notte dei tempi. In questo rassomigliamo agli israeliani che adottano lo stesso criterio ma per via materna. Si sa: “Mater certa est, pater numquam”.
Con questo criterio, si crea nei paesi del terzo mondo in tempi di crisi una ressa agli sportelli consolari alla ricerca di passaporti e l’Italia finisce per favorire l’emigrazione dal terzo mondo nei paesi industrializzati. Una migrazione che fa competenza a quella sempre più numerosa in partenza dall’Italia di veri italiani alla ricerca di un lavoro che in patria ormai non trovano più.
Inoltre, le nostre strutture consolari non sono in grado di soddisfare agli italiani, indipendentemente dalla loro provenienza, le richieste di pratiche anagrafiche e il rilascio dei passaporti perché volutamente carenti di personale. E il motivo di questo è anche banale: la maggior parte delle risorse destinate al MAECI va a finire alla Cooperazione Internazionale il vero punto critico del ministero a doppia valenza. I fondi sono destinati ai paesi più poveri e più corrotti.