Il governo
giallo-rosso, ovvero la nuova edizione del PD al potere, nella manovra di fine
anno calca la mano sul diritto alla cittadinanza. La tassa per la ricostruzione
genealogica ai fini dello ius sanguinis è stata raddoppiata. Da 300 è passata a
600 euro. Il MAIE, il partito con sede in Argentina, protesta vivamente, non si
sa però con quanta sincerità, perché sostenendo questo governo ha consentito il
profilarsi di una panoramica truce per gli italiani d’Italia e dell’estero.
La misura per il
nuovo governo in presenza delle pressanti esigenze di bilancio è ideale sotto
due aspetti. Innanzitutto non grava sui cittadini italiani, perché i soggetti
tassati tali ancora non sono, e in secondo luogo sono soldi che vanno a finire all’ammasso
dell’erario salvo il 30% che viene destinato ai consolati che hanno sbrigato la
pratica. Ma per questo c’è sempre tempo e non è detto che la percentuale si
estenda all’aumento previsto. Un’occasione che il nuovo governo non poteva
perdere.
Del resto la legge
sulla concessione della cittadinanza ius sanguinis andrebbe rivista, perché
così come è impostata è anacronistica. Non sangue ma goccioline di sangue,
quando va bene e il diritto risale alla notte dei tempi. In questo
rassomigliamo agli israeliani che adottano lo stesso criterio ma per via
materna. Si sa: “Mater certa est, pater numquam”.
Con questo criterio,
si crea nei paesi del terzo mondo in tempi di crisi una ressa agli sportelli
consolari alla ricerca di passaporti e l’Italia finisce per favorire l’emigrazione
dal terzo mondo nei paesi industrializzati. Una migrazione che fa competenza a
quella sempre più numerosa in partenza dall’Italia di veri italiani alla
ricerca di un lavoro che in patria ormai non trovano più.
Inoltre, le nostre
strutture consolari non sono in grado di soddisfare agli italiani,
indipendentemente dalla loro provenienza, le richieste di pratiche anagrafiche
e il rilascio dei passaporti perché volutamente carenti di personale. E il motivo
di questo è anche banale: la maggior parte delle risorse destinate al MAECI va
a finire alla Cooperazione Internazionale il vero punto critico del ministero a
doppia valenza. I fondi sono destinati ai paesi più poveri e più corrotti.