Esiste a
livello mondiale una struttura che affianca la rete diplomatica attraverso organismi
rappresentativi degli italiani residenti all'estero. Sono relativamente
numerosi i CO.MI.TES. Moltiplicatelì per il numero dei membri e vi troverete di
fronte una moltitudine di persone. In più c'è anche il CGIE che a qualcosa dovrà
pur servire, visto che esiste e visto che ha una posizione preminente rispetto
ai CO.MI.TES. Tanta gente! E non sono gli ultimi arrivati... Si tratta di
persone che delle esigenze e delle problematiche degli italiani all'estero se
ne intendono. E poi ci sono i parlamentari, diciotto, regolarmente eletti, non
nominati a seguito di un premio di maggioranza, tanto per intenderci, che hanno
quindi una base di elettori alla quale in qualche modo devono rispondere,
soprattutto se vogliono ricandidarsi, e che godono di un'ottima remunerazione
con la prospettiva quasi certa di ricevere a fine mandato un vitalizio. Niente male!
Penso che in
definitiva ci siano tutti i presupposti perché i parlamentari in primis e poi
in ordine di importanza i membri del CGIE e dei CO.MI.TES dedichino un attimino
del loro tempo, un po' della loro esperienza e intelligenza alle cose che
succedono all'interno della Farnesina e alle decisioni che vi si prendono e che
coinvolgono la diaspora italiana. Non ci vuole molto per accorgersi di
irregolarità macroscopiche e non credo che di quelle che ci sono state di
fatto, le più eclatanti, nessuno se ne sia accorto. E allora perché tutti hanno
taciuto?
All'origine
di tutte le irregolarità degli
ultimi anni, da quando il presidente Napolitano
coronò premier Mario Monti, il tecnico per antonomasia, c'è la scissione del
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) in
due ministeri: il Ministero degli Affari Esteri (MAE) e il Ministero della
Cooperazione Internazionale e Integrazione (MCII), e soprattutto la nomina come
ministro di quest'ultimo del professor Andrea Riccardi.
Andrea
Riccardi è il fondatore nel 1968 della Comunità di Sant'Egidio, nota anche come
l'ONU di Trastevere, un vero e proprio doppione della Farnesina a livello di
cooperazione internazionale che opera in oltre 70 paesi a favore di cittadini
non italiani. Un conflitto di interessi clamoroso! Alla guida del neo
costituito ministero della cooperazione veniva insediato un concorrente diretto!
Non si sarebbe dovuto pensare al tempo che Andrea Riccardi avrebbe potuto favorire
gli interessi della sua "creatura", un colosso sempre alla ricerca di
fondi da destinare secondo le sue varie strategie a paesi esteri e a interessi
estranei a quelli italiani?
Di fatto c'è
chi c'ha pensato, ma nessuno tra coloro che fanno parte della schiera di
persone di cui sopra che dovrebbe vigilare sugli interessi degli italiani all'estero.
Ad esempio citerò una risposta di Sergio Romano ad una lettera indirizzata al
Corriere della Sera in data 25 novembre 2011 (http://www.corriere.it/lettere-al-corriere/11_Novembre_25/-IL-GOVERNO-DEI-TECNICI-E-LA-COMUNITA-DI-SANT-EGIDIO_5a6d97a6-1732-11e1-8448-ba9de42f6fce.shtml):
"Se Andrea Riccardi privilegiasse sfacciatamente le aree africane in cui
la Comunità di Sant’Egidio è presente con i suoi ambiziosi programmi umanitari
e sanitari, la pubblica opinione se ne accorgerebbe e la stampa lo
richiamerebbe all’ordine." Sergio Romano con questa risposta dava per
scontato ciò che invece non è mai successo, vale a dire, l'intervento di
denuncia da parte di chicchessia e soprattutto da parte di uno almeno dei tanti
preposti alla tutela degli interessi degli italiani all'estero.
Anche se
successivamente con il governo Letta i due ministeri furono riaccorpati e anche
se Andrea Riccardi si allontanò definitivamente dalla scena politica, il suo
delfino Mario Giro vi rimase come sottosegretario agli esteri, oggi
viceministro, e continuò a svolgere la sua funzione di raccordo tra gli
interessi della Comunità di Sant'Egidio e le strategie della Farnesina. E
questa non è un'accusa, è semplicemente una constatazione. La Farnesina
abbandonò gradualmente la rete diplomatica per presunti motivi di risparmio e
si focalizzò sulla cooperazione internazionale che svolse un ruolo più
preminente rispetto all'erogazione di servizi consolari e rispetto agli interessi
degli italiani all'estero. E mentre Mario Giro e la sua squadra mettevano a
ferro e fuoco la rete diplomatica italiana, qualcuno dei numerosi preposti alla
tutela degli interessi degli italiani all'estero ebbe qualcosa da ridire su
questo eclatante conflitto di interessi che ci portiamo dietro dal 2011? No!
Assolutamente niente, semmai è stato accusato il governo. Ma cosa c'entra il
governo con la Farnesina? È evidente che il Ministero degli Affari Esteri e
della Cooperazione Internazionale è un reparto a sé stante fortemente
controllato tuttora dal senatore a vita Mario Monti e dagli interessi che egli
rappresenta. Un vero e proprio feudo dei neoliberali anti italiani!