I: intervistatore
RM: Ricardo Merlo
I: L'arrivo di Ricardo Merlo a Montevideo ha impattato
la comunità italiana. Si è trattato di un vero e proprio impatto perché Ricardo
Merlo non è la prima volta che viene per difendere gli italiani che hanno un
consolato che non funziona. Qual è stata la tua prima impressione, vedendo un
consolato che ha 16 posti a sedere per 123.000 persone?
RM: Che non è un consolato, cioè deve restare chiaro
che in Uruguay hanno chiuso il consolato. C'è un ufficio dentro l'ambasciata e
purtroppo questa è una decisione che va attribuita semplicemente al
governo del Partito Democratico. Ascolto la versione, ma siamo stati dove si trova il consolato. Il consolato è chiuso, ci sono 16 posti a sedere da qualche parte e purtroppo ho visto la gente molto scontenta. Noi abbiamo iniziato una battaglia per riaprire il consolato di Montevideo che è stato chiuso. Noi vogliamo che Montevideo abbia il consolato che si merita per 120.000 persone con un edificio proprio, con un console e con la quantità di impiegati necessaria per dare un buon servizio. Purtroppo il governo del Partito Democratico non ha fornito risposte in questi anni. Ha chiuso il consolato di Montevideo, e noi abbiamo iniziato una battaglia come avevamo già fatto nella Repubblica Dominicana per riaprire l'ambasciata nella Repubblica Dominicana. Questa è la seconda manifestazione che facciamo qui a Montevideo per riaprire il consolato di Montevideo chiuso dal Partito Democratico che è al governo.
governo del Partito Democratico. Ascolto la versione, ma siamo stati dove si trova il consolato. Il consolato è chiuso, ci sono 16 posti a sedere da qualche parte e purtroppo ho visto la gente molto scontenta. Noi abbiamo iniziato una battaglia per riaprire il consolato di Montevideo che è stato chiuso. Noi vogliamo che Montevideo abbia il consolato che si merita per 120.000 persone con un edificio proprio, con un console e con la quantità di impiegati necessaria per dare un buon servizio. Purtroppo il governo del Partito Democratico non ha fornito risposte in questi anni. Ha chiuso il consolato di Montevideo, e noi abbiamo iniziato una battaglia come avevamo già fatto nella Repubblica Dominicana per riaprire l'ambasciata nella Repubblica Dominicana. Questa è la seconda manifestazione che facciamo qui a Montevideo per riaprire il consolato di Montevideo chiuso dal Partito Democratico che è al governo.
I: Se non ricordo male, sei o sette anni fa si parlava
di promuovere il consolato di Uruguay a consolato generale.
RM: E l'hanno declassato...
I: Ad esempio quello che a volte alcuni italiani di
qui, di Montevideo, dell'Uruguay, non capiamo è che una città come Cordoba con
moltissimi italiani, ne ha 60.000, abbia anche un consolato generale. Noi ne
abbiamo il doppio e abbiamo una cancelleria cioè siamo due passi indietro. É
proprio quello che stavi dicendo. La proporzione è assurda. E a volte abbiamo
anche come in Cile....
RM: Per l'appunto, si tratta di una cancelleria e non
di un consolato. Pertanto il consolato, non c'è più, c'era. Pertanto è stato
chiuso, per cui chi afferma il contrario o è molto a Roma e gli fa male
bazzicare per gli uffici, perché talvolta ti vengono i giramenti di testa...,
ma che venga pure a vedere, che venga a parlare con la gente e che venga a
vedere che il consolato non c'è più. C'era e ora non c'è più.
I: Hai sentito quello che pensano gli italiani. Cosa ti dicevano?
RM: Purtroppo, è impossibile prenotare un turno per richiedere la
cittadinanza. Molto difficile per rinnovare un passaporto. Voglio esonerare da
ogni responsabilità il corpo diplomatico perché il problema è solo del governo
e non del corpo diplomatico perché non ci sono gli strumenti necessari e da
Roma non esiste né una guida politica né una politica per gli italiani
all'estero né tanto meno una politica per gli italiani all'estero relativamente
ai servizi consolari all'estero perché evidentemente sono cose che non godono
dell'interesse di nessuno. Purtroppo e dispiace dirlo, è una grande delusione,
ma siamo 18 parlamentari e qui siamo venuti solo noi a manifestare contro la
chiusura del consolato di Montevideo.
I: Precisamente, sei stato insieme all'ambasciatore d'Italia e mi
dicevi che secondo l'ambasciatore tutto funziona perfettamente. Qual è stata la
tua impressione perché al di là del fatto che ovviamente come dicevi il corpo
diplomatico non è colpevole, ma è tenuto anche a riconoscere la situazione e
qui in Uruguay abbiamo sentito anche degli ambasciatori che hanno sostenuto che
coloro che non sono italiani devono aspettare perché, ed è stato dichiarato
direttamente in televisione, siccome non sono italiani, noi non diamo la
cittadinanza soltanto perché chi la riceve si rechi negli Stati Uniti per rimanerci
come illegale o per recarsi in Europa per lavorare in Spagna.
RM: Noi abbiamo fatto una visita formale all'ambasciatore perché
riteniamo che la responsabilità di questa situazione non vada imputata al corpo
diplomatico, bensì al potere politico e in questo caso il governo sotto la
guida del Partito Democratico che è il vero responsabile. L'ambasciatore mi ha
anche riferito di tutto quello che si fa affinché il servizio funzioni. L'ho
ascoltato con attenzione. Evidentemente loro cercano di fare quanto di meglio
possono con i mezzi a loro disposizione, ma quando uno gira per la strada e
parla con la gente, è assolutamente unanime il tema della necessità di un
consolato a Montevideo e che questo consolato funzioni bene e che il governo
conceda i mezzi necessari affinché la rete consolare... La rete consolare a
livello mondiale è in crisi. Se il governo del Partito Democratico non se n'è
ancora accorto, glielo diciamo noi che il sistema consolare del mondo,
soprattutto in Sudamerica è in crisi e se continua così è destinato a
scoppiare. Noi lo percepiamo in Argentina, in Brasile, in Venezuela, la rete
consolare sta funzionando molto male e la responsabilità di questa situazione
non va imputata ai lavoratori diplomatici, bensì alla responsabilità esclusiva di
chi governa l'Italia attualmente.
I: Precisamente, ricordo quando poco prima di lasciare la RAI, mi
chiamò il direttore Badaloni, era il 2007-2008, e mi disse: "recati a
tutti i consolati in pericolo, "in tilt", che ci sono in America
Latina.
E ce n'erano tanti, Curitiba, Santiago, dove c'è una cancelleria
consolare con 55.000 italiani e sei impiegati. Roba da matti! Le proporzioni...
Questo non è un problema di ora, ricordo che nell'anno 2000 o 1999, il
presidente del Comites di San Paolo mi disse che se tutti i residenti italiani
della regione di San Paolo si mettessero d'accordo per chiedere la cittadinanza
nello stesso momento... Prese una calcolatrice e secondo i suoi calcoli ci si
sarebbe messo con i tempi di allora 1700 anni. Un paradosso!
Si tratta di un male endemico dell'Italia.
Si tratta di un male endemico dell'Italia.
RM: Si tratta di un male strutturale e fintanto che questa legge
generosa sarà vigente, che attribuisce il diritto alle persone di richiedere la
cittadinanza, a chi vive all'estero di avere un passaporto o di rinnovarlo o a
un italiano che risiede all'estero, di sbrigare una pratica consolare, il
governo è tenuto a dotare i lavoratori diplomatici delle risorse necessarie per
svolgere il loro lavoro. Altrimenti non funziona. O una cosa o l'altra perché
veramente quello che sta succedendo... Per questo che noi durante il governo
Berlusconi siamo stati critici e in generale gli abbiamo votato contro
relativamente a quasi tutta la sua politica, perché eravamo contrari a questa politica
verso l'italiano all'estero. Ciò che è più tragicomico è che cambia il governo
e siccome non c'è più Berlusconi, ora sono in 14 a votare a favore di un
governo peggiore rispetto a quello di Berlusconi nei confronti degli italiani
all'estero. E quindi siamo di fronte a una tragicommedia dove ci sono alcuni
deputati che sostengono che il consolato non è stato chiuso. Mi sono recato al
consolato che c'era e non c'è più... per cui il consolato è chiuso. Chiuso, lo
dico per la terza volta! E allora eccoci ad Alice nel Paese delle meraviglie...
Quando c'era Berlusconi era l'inferno e invece non è né una cosa né l'altra. La
politica di Berlusconi è stata carente e questa invece è disastrosa.
Disastrosa, non esiste una politica per gli italiani all'estero.
I: Qualcosa di interessante ai margini della morale e dell'etica.
Tutti sappiamo ad esempio che in Uruguay, dove ci sono 123.000 cittadini
italiani e 4 o 5 mila nati in Italia e che le radici sono le radici, ma ci sono
quelli che vengono dopo... Quando arrivai in Uruguay nel 1965, eravamo 10.000
dei quali 7.000 erano nati in Italia. Oggi siamo 123.000 e 4.000 siamo i vecchi
rimasti. E allora sì, si tratta di una cosa etica perché molto si è parlato e
lo si è visto in Argentina, il teatro Coliseo, con le file, con addirittura i
sorteggi, una valanga di gente che si recava nel consolato per richiedere la
cittadinanza, ma non per essere italiani, bensì per riuscire ad avere un
"lasciapassare" per altre cose. Si potrebbe fare qualcosa, come per
esempio si fa negli Stati Uniti o in Uruguay, dove c'è una legge che ad esempio
se vuoi diventare cittadino uruguaiano devi fare un esame dove dimostri che
parli lo spagnolo, negli Stati Uniti, l'inglese, e dove si giura la bandiera.
Cosa ne pensi?
RM: In Italia lo trovo complicato perché se vai a Bolzano, al nord,
c'è più di qualcuno che non parla italiano... Bisognerebbe privarli della
cittadinanza! Credo che tutto si possa discutere, ma oggi c'è una legge e
bisogna rispettarla e bisogna far sì che venga applicata fintanto che non venga
cambiata. E possiamo discutere quella legge sulla cittadinanza e porci degli
interrogativi come quelli a cui fai riferimento, ma intanto bisogna applicare
questa legge. Questa legge attribuisce agli italiani il diritto di avere un
buon servizio consolare, di richiedere la cittadinanza, di rinnovare il
passaporto. E purtroppo in tantissimi posti, soprattutto nei più congestionati,
come in America Latina, non lo possono fare, ripeto, per responsabilità del
governo che non ha assolutamente nessuna politica per gli italiani all'estero.
Non ha nemmeno una politica consolare adeguata per soddisfare le esigenze delle
comunità italiane numerose a livello mondiale. Rimando a quanto accaduto nella
Repubblica Dominicana. Il governo chiuse l'ambasciate e successivamente ci fu
una mobilitazione della comunità italiana locale. Ci furono tantissime
interrogazioni parlamentari e alla fine il governo la riaprì. E non lo si deve
applaudire per questo. Ha riconosciuto un errore e per questo non merita
applausi. Ha fatto quello che doveva fare. Non avrebbe dovuto mai chiuderla. Lo
stesso accadde con il consolato di Montevideo. Non avrebbero mai dovuto
chiuderlo. Purtroppo in Italia a volte vedo che si bada molto alle questioni
politiche locali di partito. Oggi la politica italiana è intrappolata
all'interno del Partito Democratico. Purtroppo, vediamo ciò che accade
all'interno del Partito Democratico: se ci saranno o meno elezioni. C'è chi
vuole farle, c'è chi non le vuole fare. E ciò che bisogna fare è pensare un po'
di più all'Italia e agli italiani e un po' di meno alla politica interna e
uscire a camminare e ad ascoltare la gente. Oggi ho ascoltato tanti italiani.
Quello che mi dicevano è veramente spiacevole per l'immagine dell'Italia
all'estero, avere servizi consolari che non sono dotati degli elementi
tecnologici e del personale necessario per dare una risposta adeguata a ciò che
l'Italia deve essere nel mondo e in un continente come il continente
latinoamericano dove ci sono tanti italiani.
I: Una domanda prima di entrare direttamente nella prossima
campagna e in quello che il MAIE sta facendo e in quelle che saranno le sue
tematiche. É importante che i governi dove risiedono gli italiani abbiano
qualche tipo di coinvolgimento. Dell'Uruguay è risaputo. Abbiamo il 43% del
parlamento con nomi italiani.
RM: Nel caso della riapertura dell'ambasciata nella Repubblica
Dominicana, c'è stata la partecipazione della Casa de Italia, si è mobilitata
tutta la comunità italiana locale, il COMITES, il MAIE. Ci sono alcune persone come
Angelo Viro e Ricky Filosa che hanno lavorato tanto, Flavio Bellinato e altre
persone che hanno lavorato e che si sono impegnate molto affinché l'ambasciata
venisse riaperta. Il governo dominicano ha avuto in tal senso un suo ruolo di
protagonista. É per questo che sarebbe importante e, infatti, oggi siamo stati
anche dal sindaco di Montevideo per chiedergli che anche l'Uruguay a livello di
governo... Gli ho commentato che per l'Uruguay sarebbe importante riavere il
consolato che il governo ha chiuso qualche anno fa. Per questo credo che sia
importante la partecipazione dei governi locali.
I: Punti salienti del MAIE da qui a un anno o a un anno e mezzo
quando ci saranno le elezioni o forse prima. Punti salienti nel senso delle
battaglie. Una è la rete consolare. Altre?
RM: Un'altra è riavere i fondi per la lingua e la cultura adeguati
a livello mondiale. Noi vediamo che dai tempi del governo Berlusconi fino ad
oggi questi fondi sono stati ripetutamente ridotti. Magari c'è stato anche
qualche anno in cui sono aumentati un po', ma se uno guarda indietro agli
ultimi otto o nove anni, i fondi per la lingua e la cultura italiana, che ha
secondo me importanza strategica per la politica italiana sono diminuiti in
continuazione. Questa è un'altra battaglia che abbiamo. Dopo ci sono dei casi
ben precisi come il Venezuela dove vivono 130.000 italiani in stato di
abbandono perché neanche lì il servizio diplomatico ha gli strumenti necessario
per dare le risposte adeguate. La gente è disperata, non solo i pensionati. Ci
sono oltre 3.000 pensionati italo-venezuelani. Tutti gli italo-venezuelani sono
disperati. Molti di loro vivono un momento molto difficile e non sono
necessariamente i pensionati. Difatti il governo italiano è assente. Noi
crediamo che dobbiamo contribuire affinché il governo di Maduro finisca e vada
a casa e affinché Venezuela possa avere una stampa libera, possa avere un
governo eletto dal popolo, governo nuovo, libero e sovrano. Purtroppo oggi
siamo in presenza dell'autoritarismo al potere attraverso il signor Maduro che
credo che la cosa migliore che possa fare è andarsene via quanto prima a casa
sua perché si possa vedere il Venezuela libero e la gente con la speranza di
poter decidere sul suo destino. L'Uruguay non solo inteso come paese e siamo
fratelli dell'Argentina, ma anche come comunità, come vedi il parallelismo tra
questa fortissima comunità italiana in Argentina e quella in Uruguay?
RM: Uruguay è una comunità italiana molto partecipativa in un paese
che per coloro che non lo sapessero, perché talvolta l'Uruguay sembra un paese
piccolo, ma l'Uruguay è protagonista in uno spazio economico politico che è il
Mercosur ed è uno dei suoi principali animatori. Un paese democratico, un paese
prosperoso. Credo che l'Uruguay e la comunità italiana dell'Uruguay meritino
l'attenzione del governo italiano, che attualmente non hanno.
I: Un piccolo saluto per tutti i "tanos" (italiani) del
mondo perché questa intervista la sentiranno dappertutto.
RM: Un cordiale saluto, e chiedo di continuare ad appoggiare questa
lotta per la riapertura del consolato di Montevideo. Invito tutti gli italiani
dell'Uruguay ad appoggiare Aldo Lamorte che partecipa a questa lotta sin
dall'inizio. Purtroppo in questa lotta siamo soli. Non siamo affiancati da
nessuna forza politica. Vogliono far credere che il consolato di Montevideo
continua ad essere aperto e a funzionare in modo impeccabile. Purtroppo non è
così. Ciò che chiedo a tutti gli italo-uruguaiani è di proseguire con questa
lotta e a tutti gli italiani del mondo ad avvicinarsi e a collaborare con il
MAIE che è un movimento culturale nato nell'ambito dell'associazionismo, del
volontariato cattolico. E partendo da lì abbiamo iniziato e abbiamo creato
questo, che è un movimento che si è convertito in un movimento politico che ha
soprattutto in Italia l'obiettivo di difendere gli interessi degli italiani
all'estero.