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domenica 12 febbraio 2017

INTERVISTA DELL'8 FEBBRAIO ALL'ONOREVOLE MERLO A MONTEVIDEO IN OCCASIONE DELLA MANIFESTAZIONE PER LA RIAPERTURA DEL CONSOLATO DI MONTEVIDEO






I: intervistatore
RM: Ricardo Merlo

I: L'arrivo di Ricardo Merlo a Montevideo ha impattato la comunità italiana. Si è trattato di un vero e proprio impatto perché Ricardo Merlo non è la prima volta che viene per difendere gli italiani che hanno un consolato che non funziona. Qual è stata la tua prima impressione, vedendo un consolato che ha 16 posti a sedere per 123.000 persone?
RM: Che non è un consolato, cioè deve restare chiaro che in Uruguay hanno chiuso il consolato. C'è un ufficio dentro l'ambasciata e purtroppo questa è una decisione che va attribuita semplicemente al
governo del Partito Democratico. Ascolto la versione, ma siamo stati dove si trova il consolato. Il consolato è chiuso, ci sono 16 posti a sedere da qualche parte e purtroppo ho visto la gente molto scontenta. Noi abbiamo iniziato una battaglia per riaprire il consolato di Montevideo che è stato chiuso. Noi vogliamo che Montevideo abbia il consolato che si merita per 120.000 persone con un edificio proprio, con un console e con la quantità di impiegati necessaria per dare un buon servizio. Purtroppo il governo del Partito Democratico non ha fornito risposte in questi anni. Ha chiuso il consolato di Montevideo, e noi abbiamo iniziato una battaglia come avevamo già fatto nella Repubblica Dominicana per riaprire l'ambasciata nella Repubblica Dominicana. Questa è la seconda manifestazione che facciamo qui a Montevideo per riaprire il consolato di Montevideo chiuso dal Partito Democratico che è al governo.
I: Se non ricordo male, sei o sette anni fa si parlava di promuovere il consolato di Uruguay a consolato generale.
RM: E l'hanno declassato...
I: Ad esempio quello che a volte alcuni italiani di qui, di Montevideo, dell'Uruguay, non capiamo è che una città come Cordoba con moltissimi italiani, ne ha 60.000, abbia anche un consolato generale. Noi ne abbiamo il doppio e abbiamo una cancelleria cioè siamo due passi indietro. É proprio quello che stavi dicendo. La proporzione è assurda. E a volte abbiamo anche come in Cile....
RM: Per l'appunto, si tratta di una cancelleria e non di un consolato. Pertanto il consolato, non c'è più, c'era. Pertanto è stato chiuso, per cui chi afferma il contrario o è molto a Roma e gli fa male bazzicare per gli uffici, perché talvolta ti vengono i giramenti di testa..., ma che venga pure a vedere, che venga a parlare con la gente e che venga a vedere che il consolato non c'è più. C'era e ora non c'è più.
I: Hai sentito quello che pensano gli italiani. Cosa ti dicevano?
RM: Purtroppo, è impossibile prenotare un turno per richiedere la cittadinanza. Molto difficile per rinnovare un passaporto. Voglio esonerare da ogni responsabilità il corpo diplomatico perché il problema è solo del governo e non del corpo diplomatico perché non ci sono gli strumenti necessari e da Roma non esiste né una guida politica né una politica per gli italiani all'estero né tanto meno una politica per gli italiani all'estero relativamente ai servizi consolari all'estero perché evidentemente sono cose che non godono dell'interesse di nessuno. Purtroppo e dispiace dirlo, è una grande delusione, ma siamo 18 parlamentari e qui siamo venuti solo noi a manifestare contro la chiusura del consolato di Montevideo.
I: Precisamente, sei stato insieme all'ambasciatore d'Italia e mi dicevi che secondo l'ambasciatore tutto funziona perfettamente. Qual è stata la tua impressione perché al di là del fatto che ovviamente come dicevi il corpo diplomatico non è colpevole, ma è tenuto anche a riconoscere la situazione e qui in Uruguay abbiamo sentito anche degli ambasciatori che hanno sostenuto che coloro che non sono italiani devono aspettare perché, ed è stato dichiarato direttamente in televisione, siccome non sono italiani, noi non diamo la cittadinanza soltanto perché chi la riceve si rechi negli Stati Uniti per rimanerci come illegale o per recarsi in Europa per lavorare in Spagna.
RM: Noi abbiamo fatto una visita formale all'ambasciatore perché riteniamo che la responsabilità di questa situazione non vada imputata al corpo diplomatico, bensì al potere politico e in questo caso il governo sotto la guida del Partito Democratico che è il vero responsabile. L'ambasciatore mi ha anche riferito di tutto quello che si fa affinché il servizio funzioni. L'ho ascoltato con attenzione. Evidentemente loro cercano di fare quanto di meglio possono con i mezzi a loro disposizione, ma quando uno gira per la strada e parla con la gente, è assolutamente unanime il tema della necessità di un consolato a Montevideo e che questo consolato funzioni bene e che il governo conceda i mezzi necessari affinché la rete consolare... La rete consolare a livello mondiale è in crisi. Se il governo del Partito Democratico non se n'è ancora accorto, glielo diciamo noi che il sistema consolare del mondo, soprattutto in Sudamerica è in crisi e se continua così è destinato a scoppiare. Noi lo percepiamo in Argentina, in Brasile, in Venezuela, la rete consolare sta funzionando molto male e la responsabilità di questa situazione non va imputata ai lavoratori diplomatici, bensì alla responsabilità esclusiva di chi governa l'Italia attualmente.
I: Precisamente, ricordo quando poco prima di lasciare la RAI, mi chiamò il direttore Badaloni, era il 2007-2008, e mi disse: "recati a tutti i consolati in pericolo, "in tilt", che ci sono in America Latina.
E ce n'erano tanti, Curitiba, Santiago, dove c'è una cancelleria consolare con 55.000 italiani e sei impiegati. Roba da matti! Le proporzioni... Questo non è un problema di ora, ricordo che nell'anno 2000 o 1999, il presidente del Comites di San Paolo mi disse che se tutti i residenti italiani della regione di San Paolo si mettessero d'accordo per chiedere la cittadinanza nello stesso momento... Prese una calcolatrice e secondo i suoi calcoli ci si sarebbe messo con i tempi di allora 1700 anni. Un paradosso!
Si tratta di un male endemico dell'Italia.
RM: Si tratta di un male strutturale e fintanto che questa legge generosa sarà vigente, che attribuisce il diritto alle persone di richiedere la cittadinanza, a chi vive all'estero di avere un passaporto o di rinnovarlo o a un italiano che risiede all'estero, di sbrigare una pratica consolare, il governo è tenuto a dotare i lavoratori diplomatici delle risorse necessarie per svolgere il loro lavoro. Altrimenti non funziona. O una cosa o l'altra perché veramente quello che sta succedendo... Per questo che noi durante il governo Berlusconi siamo stati critici e in generale gli abbiamo votato contro relativamente a quasi tutta la sua politica, perché eravamo contrari a questa politica verso l'italiano all'estero. Ciò che è più tragicomico è che cambia il governo e siccome non c'è più Berlusconi, ora sono in 14 a votare a favore di un governo peggiore rispetto a quello di Berlusconi nei confronti degli italiani all'estero. E quindi siamo di fronte a una tragicommedia dove ci sono alcuni deputati che sostengono che il consolato non è stato chiuso. Mi sono recato al consolato che c'era e non c'è più... per cui il consolato è chiuso. Chiuso, lo dico per la terza volta! E allora eccoci ad Alice nel Paese delle meraviglie... Quando c'era Berlusconi era l'inferno e invece non è né una cosa né l'altra. La politica di Berlusconi è stata carente e questa invece è disastrosa. Disastrosa, non esiste una politica per gli italiani all'estero.
I: Qualcosa di interessante ai margini della morale e dell'etica. Tutti sappiamo ad esempio che in Uruguay, dove ci sono 123.000 cittadini italiani e 4 o 5 mila nati in Italia e che le radici sono le radici, ma ci sono quelli che vengono dopo... Quando arrivai in Uruguay nel 1965, eravamo 10.000 dei quali 7.000 erano nati in Italia. Oggi siamo 123.000 e 4.000 siamo i vecchi rimasti. E allora sì, si tratta di una cosa etica perché molto si è parlato e lo si è visto in Argentina, il teatro Coliseo, con le file, con addirittura i sorteggi, una valanga di gente che si recava nel consolato per richiedere la cittadinanza, ma non per essere italiani, bensì per riuscire ad avere un "lasciapassare" per altre cose. Si potrebbe fare qualcosa, come per esempio si fa negli Stati Uniti o in Uruguay, dove c'è una legge che ad esempio se vuoi diventare cittadino uruguaiano devi fare un esame dove dimostri che parli lo spagnolo, negli Stati Uniti, l'inglese, e dove si giura la bandiera. Cosa ne pensi?
RM: In Italia lo trovo complicato perché se vai a Bolzano, al nord, c'è più di qualcuno che non parla italiano... Bisognerebbe privarli della cittadinanza! Credo che tutto si possa discutere, ma oggi c'è una legge e bisogna rispettarla e bisogna far sì che venga applicata fintanto che non venga cambiata. E possiamo discutere quella legge sulla cittadinanza e porci degli interrogativi come quelli a cui fai riferimento, ma intanto bisogna applicare questa legge. Questa legge attribuisce agli italiani il diritto di avere un buon servizio consolare, di richiedere la cittadinanza, di rinnovare il passaporto. E purtroppo in tantissimi posti, soprattutto nei più congestionati, come in America Latina, non lo possono fare, ripeto, per responsabilità del governo che non ha assolutamente nessuna politica per gli italiani all'estero. Non ha nemmeno una politica consolare adeguata per soddisfare le esigenze delle comunità italiane numerose a livello mondiale. Rimando a quanto accaduto nella Repubblica Dominicana. Il governo chiuse l'ambasciate e successivamente ci fu una mobilitazione della comunità italiana locale. Ci furono tantissime interrogazioni parlamentari e alla fine il governo la riaprì. E non lo si deve applaudire per questo. Ha riconosciuto un errore e per questo non merita applausi. Ha fatto quello che doveva fare. Non avrebbe dovuto mai chiuderla. Lo stesso accadde con il consolato di Montevideo. Non avrebbero mai dovuto chiuderlo. Purtroppo in Italia a volte vedo che si bada molto alle questioni politiche locali di partito. Oggi la politica italiana è intrappolata all'interno del Partito Democratico. Purtroppo, vediamo ciò che accade all'interno del Partito Democratico: se ci saranno o meno elezioni. C'è chi vuole farle, c'è chi non le vuole fare. E ciò che bisogna fare è pensare un po' di più all'Italia e agli italiani e un po' di meno alla politica interna e uscire a camminare e ad ascoltare la gente. Oggi ho ascoltato tanti italiani. Quello che mi dicevano è veramente spiacevole per l'immagine dell'Italia all'estero, avere servizi consolari che non sono dotati degli elementi tecnologici e del personale necessario per dare una risposta adeguata a ciò che l'Italia deve essere nel mondo e in un continente come il continente latinoamericano dove ci sono tanti italiani.
I: Una domanda prima di entrare direttamente nella prossima campagna e in quello che il MAIE sta facendo e in quelle che saranno le sue tematiche. É importante che i governi dove risiedono gli italiani abbiano qualche tipo di coinvolgimento. Dell'Uruguay è risaputo. Abbiamo il 43% del parlamento con nomi italiani.
RM: Nel caso della riapertura dell'ambasciata nella Repubblica Dominicana, c'è stata la partecipazione della Casa de Italia, si è mobilitata tutta la comunità italiana locale, il COMITES, il MAIE. Ci sono alcune persone come Angelo Viro e Ricky Filosa che hanno lavorato tanto, Flavio Bellinato e altre persone che hanno lavorato e che si sono impegnate molto affinché l'ambasciata venisse riaperta. Il governo dominicano ha avuto in tal senso un suo ruolo di protagonista. É per questo che sarebbe importante e, infatti, oggi siamo stati anche dal sindaco di Montevideo per chiedergli che anche l'Uruguay a livello di governo... Gli ho commentato che per l'Uruguay sarebbe importante riavere il consolato che il governo ha chiuso qualche anno fa. Per questo credo che sia importante la partecipazione dei governi locali.
I: Punti salienti del MAIE da qui a un anno o a un anno e mezzo quando ci saranno le elezioni o forse prima. Punti salienti nel senso delle battaglie. Una è la rete consolare. Altre?
RM: Un'altra è riavere i fondi per la lingua e la cultura adeguati a livello mondiale. Noi vediamo che dai tempi del governo Berlusconi fino ad oggi questi fondi sono stati ripetutamente ridotti. Magari c'è stato anche qualche anno in cui sono aumentati un po', ma se uno guarda indietro agli ultimi otto o nove anni, i fondi per la lingua e la cultura italiana, che ha secondo me importanza strategica per la politica italiana sono diminuiti in continuazione. Questa è un'altra battaglia che abbiamo. Dopo ci sono dei casi ben precisi come il Venezuela dove vivono 130.000 italiani in stato di abbandono perché neanche lì il servizio diplomatico ha gli strumenti necessario per dare le risposte adeguate. La gente è disperata, non solo i pensionati. Ci sono oltre 3.000 pensionati italo-venezuelani. Tutti gli italo-venezuelani sono disperati. Molti di loro vivono un momento molto difficile e non sono necessariamente i pensionati. Difatti il governo italiano è assente. Noi crediamo che dobbiamo contribuire affinché il governo di Maduro finisca e vada a casa e affinché Venezuela possa avere una stampa libera, possa avere un governo eletto dal popolo, governo nuovo, libero e sovrano. Purtroppo oggi siamo in presenza dell'autoritarismo al potere attraverso il signor Maduro che credo che la cosa migliore che possa fare è andarsene via quanto prima a casa sua perché si possa vedere il Venezuela libero e la gente con la speranza di poter decidere sul suo destino. L'Uruguay non solo inteso come paese e siamo fratelli dell'Argentina, ma anche come comunità, come vedi il parallelismo tra questa fortissima comunità italiana in Argentina e quella in Uruguay?
RM: Uruguay è una comunità italiana molto partecipativa in un paese che per coloro che non lo sapessero, perché talvolta l'Uruguay sembra un paese piccolo, ma l'Uruguay è protagonista in uno spazio economico politico che è il Mercosur ed è uno dei suoi principali animatori. Un paese democratico, un paese prosperoso. Credo che l'Uruguay e la comunità italiana dell'Uruguay meritino l'attenzione del governo italiano, che attualmente non hanno.
I: Un piccolo saluto per tutti i "tanos" (italiani) del mondo perché questa intervista la sentiranno dappertutto.
RM: Un cordiale saluto, e chiedo di continuare ad appoggiare questa lotta per la riapertura del consolato di Montevideo. Invito tutti gli italiani dell'Uruguay ad appoggiare Aldo Lamorte che partecipa a questa lotta sin dall'inizio. Purtroppo in questa lotta siamo soli. Non siamo affiancati da nessuna forza politica. Vogliono far credere che il consolato di Montevideo continua ad essere aperto e a funzionare in modo impeccabile. Purtroppo non è così. Ciò che chiedo a tutti gli italo-uruguaiani è di proseguire con questa lotta e a tutti gli italiani del mondo ad avvicinarsi e a collaborare con il MAIE che è un movimento culturale nato nell'ambito dell'associazionismo, del volontariato cattolico. E partendo da lì abbiamo iniziato e abbiamo creato questo, che è un movimento che si è convertito in un movimento politico che ha soprattutto in Italia l'obiettivo di difendere gli interessi degli italiani all'estero.