Da questo discorso emergono delle ottime idee di cui secondo
me dovremmo tener conto e non soltanto a livello della Repubblica Dominicana.
Il dott. Spadavecchia invita la nostra comunità ad affiancarsi all'ambasciata
per consentire un'erogazione ottimale dei servizi, evitando le sempre più
incalzanti ambizioni di privatizzazione dei servizi consolari e alleggerendo il
peso a livello di risorse e di spesa di attività che richiedono presenza sul
territorio, piuttosto esteso e con una localizzazione dei connazionali diffusa
in cittadine distanti ore di macchina dalla capitale. Questa collaborazione non
è nuova. Da quando l'ambasciata è stata chiusa, il CO.MI.TES nelle persone di
Paolo Dussich e di Maria Rigamonti hanno affiancato l'ambasciata di Panama in
questo tipo di servizi, recandosi personalmente a trovare i connazionali nelle
diverse regioni del paese. Si tratta di organizzare una rete di presenze. A
tale scopo il dott. Livio Spadavecchia chiede un incontro con la comunità. Al
riguardo c'è da dire che la collaborazione con l'ambasciata fa parte dei punti
programmatici del MAIE. Ecco una sintesi del discorso del Consigliere
d'Ambasciata, dott. Livio Spadavecchia.
«Ieri c'è stata questa iniziativa (la riapertura
dell'ambasciata). È stata un'iniziativa simbolo. Indubbiamente la riapertura ha
un valore, una valenza politica per gli italiani. La riapertura è uno stimolo,
è un sostegno a sentirsi supportati dalle istituzioni italiane. Ma ci vogliono
le risorse, gli uomini, bisogna fare, bisogna macinare procedimenti perché poi
dalle istituzioni ci si aspetta anche un'attività di servizio e un generale
senza truppe c'ha poco da effettuare. Tuttavia viviamo in tempi particolari perché
lo Stato, le democrazie sono sempre più indebolite. È un dato di fatto che gli
Stati come istituzioni hanno sempre meno risorse. Non ce la facciamo quindi a
pretendere che lo Stato eroghi servizi, eroghi procedimenti. Vi assicuro che è
in corso questo progetto di riapertura dell'ambasciata a pieno regime in
aprile. Non sono parole vuote, è una realtà, ma anche quando arriveremo a metà
aprile e avremo riaperto l'ambasciata a pieno regime con connessioni
informatiche, con il personale arrivato da Roma, non saremo 20-25 come quando
l'ambasciata era aperta fino al 2014. Sono tempi strani perché gli Stati,mi
riferisco alle istituzioni sono un po' assediati, accerchiati, erosi nelle loro
funzioni pubbliche da un privato che in qualche modo si lamenta, ma in qualche
modo anche cerca di appropriarsi dell'organizzazione, dei procedimenti: "rappresento
io l'Italia, faccio io i passaporti, me ne occupò io perché tu non ne sei
capace". In realtà questa è una grande marea di fenomeni mondiali. Non
succede soltanto a Santo Domingo, succede dappertutto. Tutti si lamentano. E a
questo punto è necessaria una consapevolezza e una maturità da parte vostra, un
senso di responsabilità. Che noi siamo qui alla Casa de Italia e non all'ambasciata
ha il suo significato. È importante che un'associazione si faccia carico, senta
questa responsabilità e in qualche modo si faccia propulsore di un elemento di
raccordo. Quindi ringrazio Casa de Italia per l'incontro di questa sera. Ma io
chiedo a Casa de Italia che ci si riveda la prossima settimana. Qui dobbiamo
sederci attorno a un tavolo ed organizzarci. Quando si parla di outsourcing dei
visti, quando si parla di privatizzazioni dei servizi consolari, sono fenomeni,
ripeto, che non è detto che succedano solo a Santo Domingo. O lasciamo che
continuino a prendere piede questi fenomeni, erodendo l'autorità pubblica,
oppure cerchiamo di gestirli, cerchiamo di cavalcare l'onda. Cerchiamo di navigare
in questa grande marea e allora se ci sediamo attorno a un tavolo e incominciamo
a ipotizzare come organizzare meglio questi servizi consolari è sicuro che al
15 aprile non ci arriveremo impreparati. In qualche modo si tratta di discutere
con le associazioni, con i patronati, con il CO.MI.TES, che ha svolto un ruolo
preziosissimo di affiancamento in questi anni. Ci sono dei procedimenti che non
hanno bisogno di un atto, ma che si svolgono come attività di servizio, di assistenza
ai connazionali. Tali procedimenti ci portano via tanto tempo e risorse, ma
sono fondamentali perché molto spesso si assistono i connazionali in
difficoltà. Ci sono invece servizi che richiedono solo carta e penna: si firma
sul documento cartaceo e questo prende forma come provvedimento. D'altro canto abbiamo
dei servizi come i passaporti e i visti che hanno bisogno invece di
apparecchiature, di macchinari. Senza i macchinari non si emette un passaporto,
non si rilascia un visto. C'è bisogno di connessioni informatiche. Ebbene una
buona parte di questi procedimenti, come dicevo, possiamo condividerli perché
già li abbiamo condivisi. Vi assicuro che molto spesso Paolo Dussich e Maria
Rigamonti ci hanno aiutato concretamente, andando incontro ai connazionali,
recandosi fuori Santo Domingo e svolgendo un'attività che tradizionalmente
avrebbe dovuto svolgere il consolato. Quindi anziché tappare i buchi in maniera
estemporanea, parliamone, ci organizziamo, proviamo a creare anche una rete di
presenze sul territorio, anche perché questa è la Repubblica Dominicana. Non
soltanto è grande, ma ha una presenza di italiani estremamente diffusa. Ma
quanti italiani sono fuori Santo Domingo? Ora ben venga, non voglio fargliene
una colpa, ma sta di fatto che ci sono tanti italiani che vivono a Las
Terrenas, a Sosua Cabarete, a Bavaro Punta Cana. Tutte località ad ore di
macchina da Santo Domingo. Bisogna discutere con il CO.MI.TES, con le
associazioni, come stabilire dei presidi sul territorio. Sarebbe molto
importante. Quindi chiedo a Casa de Italia di organizzare a breve, la prossima
settimana, tra dieci giorni,un tavolo in cui ci si segga e si discuta come
organizzare al meglio l'erogazione dei servizi consolari. Detto questo, da
parte mia c'è tutta la mia disponibilità, ma senza l'appoggio concreto senza
gli strumenti di una presenza sul territorio, riusciamo a fare ben poco. Quindi
io voglio cogliere questa occasione per mettere sul tavolo una proposta
concreta. Chiedo a Casa de Italia di organizzare un incontro di questo tipo. C'è
bisogno di dare delle risposte concrete e sostanziali ad una presenza della
comunità italiana grande ed eterogenea. Mi aspetto di rivederci qui a breve per
tornare a riprendere questo discorso in maniera costruttiva. Grazie!»
Dott. Livio Spadavecchia |