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giovedì 23 febbraio 2017

DISCORSO DEL DOTT. LIVIO SPADAVECCHIA, CAPO MISSIONE DELLA RIAPERTA AMBASCIATA, TENUTO ALLA CASA DE ITALIA IL 2 FEBBRAIO 2017




Da questo discorso emergono delle ottime idee di cui secondo me dovremmo tener conto e non soltanto a livello della Repubblica Dominicana. Il dott. Spadavecchia invita la nostra comunità ad affiancarsi all'ambasciata per consentire un'erogazione ottimale dei servizi, evitando le sempre più incalzanti ambizioni di privatizzazione dei servizi consolari e alleggerendo il peso a livello di risorse e di spesa di attività che richiedono presenza sul territorio, piuttosto esteso e con una localizzazione dei connazionali diffusa in cittadine distanti ore di macchina dalla capitale. Questa collaborazione non è nuova. Da quando l'ambasciata è stata chiusa, il CO.MI.TES nelle persone di Paolo Dussich e di Maria Rigamonti hanno affiancato l'ambasciata di Panama in questo tipo di servizi, recandosi personalmente a trovare i connazionali nelle diverse regioni del paese. Si tratta di organizzare una rete di presenze. A tale scopo il dott. Livio Spadavecchia chiede un incontro con la comunità. Al riguardo c'è da dire che la collaborazione con l'ambasciata fa parte dei punti programmatici del MAIE. Ecco una sintesi del discorso del Consigliere d'Ambasciata, dott. Livio Spadavecchia.
«Ieri c'è stata questa iniziativa (la riapertura dell'ambasciata). È stata un'iniziativa simbolo. Indubbiamente la riapertura ha un valore, una valenza politica per gli italiani. La riapertura è uno stimolo, è un sostegno a sentirsi supportati dalle istituzioni italiane. Ma ci vogliono le risorse, gli uomini, bisogna fare, bisogna macinare procedimenti perché poi dalle istituzioni ci si aspetta anche un'attività di servizio e un generale senza truppe c'ha poco da effettuare. Tuttavia viviamo in tempi particolari perché lo Stato, le democrazie sono sempre più indebolite. È un dato di fatto che gli Stati come istituzioni hanno sempre meno risorse. Non ce la facciamo quindi a pretendere che lo Stato eroghi servizi, eroghi procedimenti. Vi assicuro che è in corso questo progetto di riapertura dell'ambasciata a pieno regime in aprile. Non sono parole vuote, è una realtà, ma anche quando arriveremo a metà aprile e avremo riaperto l'ambasciata a pieno regime con connessioni informatiche, con il personale arrivato da Roma, non saremo 20-25 come quando l'ambasciata era aperta fino al 2014. Sono tempi strani perché gli Stati,mi riferisco alle istituzioni sono un po' assediati, accerchiati, erosi nelle loro funzioni pubbliche da un privato che in qualche modo si lamenta, ma in qualche modo anche cerca di appropriarsi dell'organizzazione, dei procedimenti: "rappresento io l'Italia, faccio io i passaporti, me ne occupò io perché tu non ne sei capace". In realtà questa è una grande marea di fenomeni mondiali. Non succede soltanto a Santo Domingo, succede dappertutto. Tutti si lamentano. E a questo punto è necessaria una consapevolezza e una maturità da parte vostra, un senso di responsabilità. Che noi siamo qui alla Casa de Italia e non all'ambasciata ha il suo significato. È importante che un'associazione si faccia carico, senta questa responsabilità e in qualche modo si faccia propulsore di un elemento di raccordo. Quindi ringrazio Casa de Italia per l'incontro di questa sera. Ma io chiedo a Casa de Italia che ci si riveda la prossima settimana. Qui dobbiamo sederci attorno a un tavolo ed organizzarci. Quando si parla di outsourcing dei visti, quando si parla di privatizzazioni dei servizi consolari, sono fenomeni, ripeto, che non è detto che succedano solo a Santo Domingo. O lasciamo che continuino a prendere piede questi fenomeni, erodendo l'autorità pubblica, oppure cerchiamo di gestirli, cerchiamo di cavalcare l'onda. Cerchiamo di navigare in questa grande marea e allora se ci sediamo attorno a un tavolo e incominciamo a ipotizzare come organizzare meglio questi servizi consolari è sicuro che al 15 aprile non ci arriveremo impreparati. In qualche modo si tratta di discutere con le associazioni, con i patronati, con il CO.MI.TES, che ha svolto un ruolo preziosissimo di affiancamento in questi anni. Ci sono dei procedimenti che non hanno bisogno di un atto, ma che si svolgono come attività di servizio, di assistenza ai connazionali. Tali procedimenti ci portano via tanto tempo e risorse, ma sono fondamentali perché molto spesso si assistono i connazionali in difficoltà. Ci sono invece servizi che richiedono solo carta e penna: si firma sul documento cartaceo e questo prende forma come provvedimento. D'altro canto abbiamo dei servizi come i passaporti e i visti che hanno bisogno invece di apparecchiature, di macchinari. Senza i macchinari non si emette un passaporto, non si rilascia un visto. C'è bisogno di connessioni informatiche. Ebbene una buona parte di questi procedimenti, come dicevo, possiamo condividerli perché già li abbiamo condivisi. Vi assicuro che molto spesso Paolo Dussich e Maria Rigamonti ci hanno aiutato concretamente, andando incontro ai connazionali, recandosi fuori Santo Domingo e svolgendo un'attività che tradizionalmente avrebbe dovuto svolgere il consolato. Quindi anziché tappare i buchi in maniera estemporanea, parliamone, ci organizziamo, proviamo a creare anche una rete di presenze sul territorio, anche perché questa è la Repubblica Dominicana. Non soltanto è grande, ma ha una presenza di italiani estremamente diffusa. Ma quanti italiani sono fuori Santo Domingo? Ora ben venga, non voglio fargliene una colpa, ma sta di fatto che ci sono tanti italiani che vivono a Las Terrenas, a Sosua Cabarete, a Bavaro Punta Cana. Tutte località ad ore di macchina da Santo Domingo. Bisogna discutere con il CO.MI.TES, con le associazioni, come stabilire dei presidi sul territorio. Sarebbe molto importante. Quindi chiedo a Casa de Italia di organizzare a breve, la prossima settimana, tra dieci giorni,un tavolo in cui ci si segga e si discuta come organizzare al meglio l'erogazione dei servizi consolari. Detto questo, da parte mia c'è tutta la mia disponibilità, ma senza l'appoggio concreto senza gli strumenti di una presenza sul territorio, riusciamo a fare ben poco. Quindi io voglio cogliere questa occasione per mettere sul tavolo una proposta concreta. Chiedo a Casa de Italia di organizzare un incontro di questo tipo. C'è bisogno di dare delle risposte concrete e sostanziali ad una presenza della comunità italiana grande ed eterogenea. Mi aspetto di rivederci qui a breve per tornare a riprendere questo discorso in maniera costruttiva. Grazie!»
Dott. Livio Spadavecchia