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mercoledì 31 luglio 2019

Ermanno Filosa, un grande italiano



Quando mi trovavo al suo cospetto, lo salutavo riverente. Lo chiamavo “maestro” e guardandolo fisso negli occhi cercavo di comunicargli tutta la mia sincera ammirazione. Il mio non era però un atteggiamento per lui inconsueto. Era avvezzo a questi complimenti, come del resto anche quando gli si diceva che da giovane era stato più affascinante di Sean Connery o di Alain Delon. Nessuna novità. Guardava nel vuoto e ricordava. Un uomo baciato dalla fortuna, colto di una cultura che ormai sta scomparendo, fatta a base di studi dei classici, del latino e del greco e per di più avvenente come le star di fama mondiale. Ermanno Filosa, un personaggio che abbiamo avuto l'onore di conoscere nella Repubblica Dominicana. Aveva fatto parte della cerchia dei protagonisti della storia italiana del secolo XX. Laureato in legge e in filosofia. Un grande oratore, uno scrittore immenso. Le parole fluiscono nella sua prosa con un’armonia fonica che ricorda la poesia. La semantica è innovativa. I contenuti dei suoi testi sono profondi. Non per niente eravamo tutti in attesa del suo “pezzo”. Mi diceva Giovanni Garibaldi, il direttore del Corriere Caraibi: “Ermanno mi ha promesso un articolo”. Tanto bastava perché attendessimo in ansia questo importantissimo evento. Ed era di parola. Accondiscendeva alle richieste di Giovanni con la generosità che contraddistingue chi ha una profonda ricchezza interiore. Un suo articolo equivaleva a un dipinto con forti pennellate, a una sinfonia di suoni armoniosi, a un’esposizione di sue originali riflessioni per lo più dopo tanti anni ancora valide.
Ermanno Filosa è morto, ma la sua opera è ancora consultabile, il suo stile è piacevole e il suo pensiero è attuale. Scriveva in un suo articolo del 2007:
26.05.07- «Viviamo in un mondo ricco di contraddizioni. A volte non sappiamo chi siamo e verso dove andiamo. Ci sentiamo alla deriva; abbiamo l’impressione che i nostri valori siano incompatibili con il flusso del divenire quotidiano. Ci sentiamo senza meta. Forse smarriti. Eppure dobbiamo tirare avanti, vivere. Per noi stessi, per i nostri cari, per i nostri figli. Non possiamo perdere la fedeltà verso i nostri valori che per decenni ci siamo costruiti; e riflettiamo sulle cose che ci capita di leggere in relazione alle vicende del mondo. Ed è possibile che ci sentiamo confortati, osservando che a volte i nostri tormenti non sono proprio così “solitari “.»

Porto Rico, un’isola con forti e centenari legami con l’Italia e con la Corsica






Nell’isola dell’”Encanto” non è difficile imbattersi con cognomi di origine italiana. In questi giorni ad esempio dopo la rinuncia del governatore Rossellò, un cognome di origine catalano, si sta parlando come suo possibile successore di Pedro Pierluisi, un avvocato e politico 60enne.
L’arrivo della famiglia Pierluisi insieme a centinaia di altre risale agli inizi dell’ottocento quando sotto il dominio del Regno di Spagna si decise di promuovere l’immigrazione europea per contrastare anche le velleità indipendentiste della popolazione autoctona. Venivano assegnate ai coloni delle terre a cambio di un loro giuramento di fedeltà al governo spagnolo. Alla fine del novecento si stimava il numero di discendenti di italiani, esclusi quelli di origine corsa,  in circa 10.000 concentrati in particolare a Ponce e a San Juan.
Verso il 1830 e fino agli inizi del novecento arrivarono a migliaia nell’isola i corsi anche loro con cognomi italiani e italofoni in quanto praticamente parlano toscano oltre alla loro lingua ufficiale che è il francese.
I corsi si sono stanziati soprattutto nella zona montuosa sudoccidentale e in particolare nelle cittadine di Adjuntas, Lares, Utuado, Ponce, Coamo, Yauco, Guayanilla e Guanico. La località con il maggiore stanziamento di corsi fu Yauco per la sua ricchezza agricola.
I corsi hanno fatto fortuna e nel 1870 erano già leader dell’industria locale del caffè e controllavano 7 delle 10 piantagioni dell’isola.
Attualmente si calcola che mezzo milione di portoricani abbiano ascendenza corsa anche se tutti hanno dimenticato il dialetto italico (praticamente lo stesso italiano) dei loro antenati.
Italo-portoricani famosi:
José Miguel Agrelot, attore
Giannina Braschi, scrittrice
Mara Croatto, attrice
Carmella De Cesare, attrice
Michael De Lorenzo, attore, scrittore e musicista
Benicio del Toro, attore
Jenilca Giusti, cantante e attrice
Pedro Pierluisi, avvocato e politico
Benito Romano, avvocato
Salvador Vassallo, industriale

lunedì 29 luglio 2019

La seconda medaglia d’oro ai giochi panamericani di Lima è dell’italo-dominicano Robert Pigozzi



L’italo-dominicano Robert Pigozzi si è aggiudicato una medaglia d’oro nei giochi panamericani di Lima, Perù, nell’evento di slalorm maschile del torneo di sci acquatico. Si tratta della seconda medaglia d’oro del team dominicano e della settima complessiva ottenuta nei giochi.
Dietro di lui, un canadese e un messicano.
La prima medaglia d’oro l’ha conquistata lo scorso sabato la sollevatrice di pesi Beatriz Piron.
Robert Pigozzi e la sua famiglia
Robert Pigozzi è un ragazzo ventunenne nato a Boca Chica, suo padre, il connazionale Mario Pigozzi, è anche il suo coach. Anche la madre, la dominicana Niurkys Perdomo, lo ha sempre appoggiato in questa sua passione per lo sci nautico che ha iniziato a praticare a Boca Chica all’età di otto anni. Oltre allo sci Roberto nella sua infanzia ha praticato calcio e baseball, scegliendo poi lo sport acquatico al quale si è dedicato pienamente, riuscendo a rappresentare già diverse volte la Repubblica Dominicana in moltissime competizioni internazionali.
Sta lavorando ora con grande impegno per prepararsi per la classificazione ai master, la massima categoria, alla quale arrivano solo i top sette del mondo.
Recentemente ha stabilito un record mondiale nella categoria Under 21 nel Botaski Pro-Am World nel lago di Sesena, Madrid, Spagna.
Ha anche vinto il Magic Malibù Open di Francia, con un’eccezionale performance davanti a rivali di grande livello.
Nell’evento di Madrid, Robert si è posizionato tra i 30 sciatori che si sono classificati dei 120 che vi hanno partecipato. “Non ho potuto raggiungere uno dei primi posti, in quanto sono arrivato sesto, ma ho fatto storia riuscendo a stabilire un record nella categoria Under 21”, sostiene il connazionale.
L’atleta italo - dominicano è supportato dal Ministero dello Sport, dal Comitato Olimpico e da una società francese.
Robert Pigozzi studia Comunicazione Digitale nell’Unapec che gli ha concesso una borsa di studio. “Finire la mia carriera è un’altra delle mie mete”, ha dichiarato il ragazzo.
Ha tre fratelli, Andrea, Paolo e Francesca.
Francesca ha già vinto a Città del Messico la medaglia d’argento nella modalità Slalom Juniors Sub 13 femminile lo scorso aprile nella versione XXXVI del Campionato Latinoamericano al quale hanno partecipato Messico, Colombia, Perù, Repubblica Dominicana, Brasile, Cile, Uruguay, Paraguay e Argentina.
Si incomincia a parlare anche di Paolo Pigozzi che recentemente è arrivato quarto in una competizione internazionale di sci nautico nella categoria “salto”.
Anche Andrea Pigozzi, l’altra sorella pratica lo stesso sport. Sta già competendo a livello internazionale.


Dominicani che viaggiano verso l’Italia con visto Schengen tipo C per motivi familiari



Abbiamo la fortuna di avere una professionista seria che studia a fondo tutti gli aspetti legali che riguardano la nostra comunità. Mi riferisco a Diana Spedicato. Le sue ricerche non sono svolte solo sullo studio approfondito della legislazione in essere, ma si estendono ai casi pratici e alle risposte delle autorità ai suoi quesiti diretti. Lavora a contatto con gli uffici, la sua preparazione è innegabile come la conoscenza della lingua spagnola e i suoi rapporti professionali con le autorità dominicane sono all’ordine del giorno. In nessun momento gli interessi di compenso vengono da lei messi davanti all’informazione veritiera come invece può accadere per altri professionisti. Anche nella solidarietà è sempre protagonista.
Parliamo ora dell’ultimo tema da lei proposto all’attenzione della comunità. Lo metto in evidenza qui perché voglio assicurarmi che non passi inosservato.
Nell’aeroporto de La Romana (potrebbe accadere anche altrove) intorno ai banchi del check-in sta succedendo che del personale/staff si aggira intorno ai banchi del check-in invitando i cittadini dominicani muniti di visto Schengen tipo C per motivi familiari, coniugi di cittadini italiani che vanno a risiedere in Italia, di acquistare il biglietto di ritorno.
“NON LO FATE”
Non c’è bisogno di esibire il biglietto di ritorno!
“Raccomandiamo di essere fermi e decisi sulla vostra posizione perché tenteranno di convincervi ad acquistare il volo con argomenti che a una qualsiasi persona non addetta ai lavori, che quindi non conosce i dettagli tecnici sui visti, possono sembrare veritieri! Occhio perché è facile lasciarsi convincere!”
“Alcuni tra gli argomenti (ovviamente fasulli) potrebbero essere i seguenti:
- fantomatici comunicati in merito ricevuti dagli aeroporti da parte dell’Ambasciata;
- anche a chi parte da Las Américas viene chiesto il ritorno;
- se non compri il volo di ritorno quando passi dall’immigrazione non ti fanno partire;
- gli unici che non devono comprare il volo di ritorno sono quelli che hanno ottenuto il visto di lunga durata (tipo D);
- non importa che vai a vivere in Italia e che sei familiare di cittadino italiano, il visto che hai è un visto di turismo e quindi per tutti ci vuole il ritorno.”
Queste informazioni sono oro colato come tutte quelle che Diana diffonde su tantissimi argomenti importanti per la nostra comunità.

domenica 28 luglio 2019

Come si calunnia e si rovina (quasi) un italiano




Il caso del nostro connazionale di Juan Dolio, proprietario di una pizzeria, il Bar-pizzeria, è stato per la nostra comunità come un fulmine a ciel sereno.
La polizia si è precipitata sul suo locale accompagnata della magistratura inquirente. Si è rovistato dappertutto, è stato sequestrato il computer e altri presunti corpi del reato. Una bambina di 8 anni, figlia del connazionale è stata trasferita al “Conani” (centro di accoglienza infantile) e Stefano Boccia è stato tratto in arresto a San Pedro, iniziando così per lui un dramma per fortuna a lieto fine.
La bambina ha trascorso 17 giorni nel Conani, il padre 7 giorni sotto arresto. Sono state tante le spese da lui sostenute come possiamo immaginare.
Il ritorno a casa della bambina è stato motivo di grandi festeggiamenti. Ora lei è in ferie dalla madre a Sosua.
La pizzeria è di nuovo funzionante. Secondo alcuni ha risentito della pubblicità negativa della vicenda.
“Calunniate, calunniate, qualche cosa resterà” si diceva nel ‘700 in Italia ed è qualcosa che evidentemente è vero anche oggi.
Infatti, qui è bastata una calunnia di una persona a lui vicina, insieme ai soliti pregiudizi, magari al malinteso della parola Bar sul nome della pizzeria e a quell’ignoranza di base che non manca mai in questo paese.
Poi sono comparsi i media alla ricerca di scoop. Si è parlato di bordello, di sfruttamento di minore ecc. Si è parlato de rinvenimento nel “bordello” di giocattoli e abbigliamento intimo infantile.
Tutte falsità che si sarebbe potuto escludere con un approccio professionale alla vicenda, un’indagine velocissima sarebbe bastata.
Stefano è molto amareggiato per quanto gli è successo. E’ riuscito a venirne fuori perché ha moltissime conoscenze anche tra i magistrati inquirenti.
Ora attende solo che il caso sia archiviato ufficialmente per procedere all’accertamento delle responsabilità dell’irruzione. I fatti si sono verificati un mese fa.
Dei media sostiene il connazionale che Telenoticias di Roberto Cavada gli è stato di particolare aiuto con le sue interviste, in particolare alla madre della bambina. La maggior parte dei media invece ha cercato solo lo scoop. In particolare Telemicro.
Ora il Boccia si chiede e me lo chiedo anch’io, se al suo posto ci fosse stato un altro con minori conoscenze e denaro per difendersi, cosa sarebbe successo?
Occhio alle calunnie quindi. Possono facilmente rovinare una persona, soprattutto se straniera. Paese che vai, usanze che trovi.
Stefano Boccia, contrariamente a quanto si era affermato non ha la cittadinanza dominicana per cui la nostra ambasciata avrebbe potuto intervenire. Lui stesso però ha rifiutato questo intervento: “Avrebbe complicato ulteriormente le cose”, sostiene. Io non sono d’accordo.
Comunque tutto è bene quel che finisce bene. La sua è stata un’esperienza che senz’altro può essere utile a più di qualcuno.

I quattro cani del magnate “antivirus” John McAfee, l'ira dal cielo e il turismo



Se Francesco De Gregori dovesse riproporre un altro Rimmel questa volta parlerebbe di quattro cani in un panfilo.
Tanti sono i cani rimasti rinchiusi nella lussuosa imbarcazione del McAfee. Tequila, Marley, Axel e Duchess hanno rischiato di morire per oltre 60 ore senza cibo, né acqua, né aria condizionata.
Ieri il magnate dopo tanti abbracci ed effusioni di tenera amicizia con poliziotti e autorità a Puerto Plata prima della partenza, ha tuonato letteralmente da Londra. “Guai a torcere un solo pelo dei nostri cani, altrimenti pioverà ira sulla Repubblica Dominicana. In quel caso lavorerò per far cessare l’attività turistica di quel paese”.  E ancora: “I nostri cani non ci sono stati restituiti e non ci è stato consentito di incaricare nessuno perché li accudisse.

Una vera e propria arbitrarietà che ha sconvolto il miliardario britannico-americano. Certamente da quel lato più britannico che americano in quanto la vita dei cani contano per lui più dei miliardi. Il pragmatismo americano sarebbe di regola ben lontano da un simile atteggiamento. 
Anche tra noi ci sono tanti amanti degli animali che probabilmente comprenderanno bene la reazione del magnate. Pochi comunque avrebbero osato minacciare un’intera nazione e pretendere poi delle scuse.

Comunque le bordate dalle alti latitudini britanniche hanno sortito il loro effetto, i cani sono stati consegnati a uno degli avvocati del magnate e si trovano in ottimo stato.  Ma non è finita lì, ora McAfee pretende le scuse e mantiene tutte le sue minacce, dal cielo e dai media: “I nostri cani sono in salvo. I funzionari li hanno lasciati senza cibo, acqua e aria condizionata per oltre 60 ore, ma sono sopravvissuti.  Esigo ora le scuse di questo REGIME CORROTTO o pubblicherò la lista completa dei maltrattamenti nei nostri confronti. Nessuno farà più visita nella Repubblica Dominicana”.
Questo è il contenuto del suo tweat di ieri notte.

sabato 27 luglio 2019

Patente di guida estera e validità nella Repubblica Dominicana



Viviamo in un paese pieno di contraddizioni e questo non deve essere inteso come una critica in quanto potrebbe anche essere un elogio. Una cosa che è e che non è, la puoi amare e la puoi odiare a seconda della sfaccettatura che ti soffermi a guardare. Una logica che non c’è, un paese in crescita anzi in effervescenza. Punta sul suo futuro e sarai vincente, se riuscirai a sopravvivere…
La mia formazione professionale è legata molto al diritto, all’interpretazione delle leggi e dei dettagli che emergono dai diversi articoli. Ad esempio soffermiamoci sul soggiorno turistico nella Repubblica Dominicana. Per tutta una serie di paesi è consentito visitarla acquistando la Tarjeta de Turista. Anzi attualmente e da oltre un anno chiunque fa ingresso nella Repubblica Dominicana praticamente acquista prima una tarjeta de turista. I residenti e i cittadini dominicani possono chiederne il rimborso, ciò che quasi nessuno fa e ne risulta un rimpinguamento delle casse dello stato. Tutto bene quel che finisce bene! Ma al di là di questo cosa si può dire della tarjeta de turista. È un documento cartaceo. Non per tutti i cittadini delle nazioni del mondo è obbligatoria. Per diversi viene richiesto un vero e proprio visto di ingresso. Per altri non serve. Tra questi Argentina, Cile, Corea del Sud, Ecuador, Israele, Giappone, Perù e Uruguay.
Il ministero del turismo sostiene che la patente estera sia valida fino a quando scade la vigenza della tarjeta de turista e cioè dopo 30 giorni. Nel caso però di un israeliano o di un giapponese ad esempio cosa succede quando si mette alla guida di una macchina? Per loro la tarjeta de turista non serve, anche se sicuramente con le nuove disposizioni l’hanno acquistata. Possono però chiedere il rimborso dei 10 dollari pagati. Per quanto tempo possono guidare? Qui appare evidente che non è la tarjeta che da diritto alla guida con una patente estera ma l’intero periodo di soggiorno legale previsto e cioè 60 giorni. Attenzione però che le compagnie di assicurazioni potrebbero non coprire i sinistri del turista che viaggia oltre i 30 giorni con una patente estera. In quel caso farebbero riferimento all’interpretazione sbagliata del ministero del turismo, si instaurerebbe una causa civile e potrebbero essere avviati procedimenti penali a carico del turista quando l’incidente a provocato danni alle persone, con il conseguente solito arresto immediato. Qui si ragiona così, prima ti arrestano e poi se ne parla.
Morale della favola chi è venuto nel paradiso, finisce nell’inferno…
Se fossi un turista non lo penserei due volte: superati i 30 gg mi asterrei dalla guida. In mancanza di una ritrattazione del ministero del turismo è meglio andar cauti. I rischi sono troppo grossi e l’inferno dominicano non è allettante per nessuno e si trova senza ombra di dubbio nelle patrie galere.

mercoledì 24 luglio 2019

Un usuraio di successo, sprovvisto del permesso di soggiorno da 29 anni, fa soldi a palate. Un esempio da seguire?



Vive nella Repubblica Dominicana da 29 anni. fa l'usuraio dal 2002. Lo sostiene con frequenza nei post che pubblica nei nostri gruppi.
Una professione lecita da queste parti per la quale paga regolarmente le imposte.
Gianluca Furlan pur essendo sposato con una cittadina dominicana non è mai riuscito ad acquisire il permesso di residenza. Di questo però non spiega i motivi, sostiene soltanto che un’eventuale vittoria del PRM alle prossime elezioni gli consentirebbe di regolarizzare la sua situazione migratoria.
Il Furlan fa quindi l’usuraio di professione con un apparentemente vistoso successo che sfoggia in continuazione, millantando la proprietà di numerosi beni immobili e la disponibilità di ingenti somme di denaro in banca.
Interviene con frequenza nei gruppi e i suoi commenti sono perentori perché partono dall’alto del suo indiscutibile, almeno da quel che dà a intendere, successo.
Ho cancellato dal Gruppo Gianluca Furlan.
Qualcuno dei lettori potrebbe, infatti, essere invogliato a seguire i suoi passi e magari a rivolgersi a lui per avere una guida sicura.
Si deve ritenere che la sua storia non sia vera? Che si tratti soltanto di uno specchietto per le allodole per attirare i soliti sprovveduti?
In fin dei conti il messaggio è chiaro: non serve la residenza, basta avere del pelo sullo stomaco, i soldi producono soldi con facilità nel settore dell’usura, i giudici si corrompono… Si deduce da quel che afferma che ha disponibilità di armi e che non si cura minimamente delle minacce dei clienti. Sono state pubblicate in facebook quattro sue foto maneggiando una pistola.
Quanto c’è di vero in tutto questo?
  1.             Chi non è residente ed esercita un’attività lucrativa è passibile di deportazione immediata. Il fatto di essere coniugato con una dominicana da oltre 10 anni è preso in considerazione esplicitamente dalla legge, ma non esclude la deportazione.
  2.            L’attività di usuraio è pericolosissima e se è vero che la esercita da 17 anni è un miracolo che il Furlan sia ancora vivo. Un tempo medio di sopravvivenza per un usuraio straniero potrebbe aggirarsi sui due anni e non uno di più.
  3.            Non essendo residente non può avere il porto d’armi. Il possesso irregolare di armi è un reato perseguito penalmente e non solo sulla carta.
  4.            L’usura con frequenza porta a delle azioni legali per il recupero di crediti insoluti. Il Furlan si presenta in questi casi ai magistrati con un passaporto? E vince le cause? Poco verosimile!
  5.            Il connazionale, presunto usuraio di successo, millanta inoltre la conoscenza dei prezzi dei magistrati e li pubblica come se fosse una cosa da niente anche in gruppi aperti come ad esempio il nostro.
  6.            Sostiene con sicurezza tesi che se accolte da connazionali non informati potrebbero avere per questi gravi conseguenze. Dice ad esempio che guidare con una patente non valida nel paese non comporti altro che una multa e che comunque l’assicurazione sia tenuta alla copertura del sinistro.
  7.     Non è iscritto all'AIRE per cui dovrebbe fare ogni anno le dichiarazioni dei redditi in Italia in quanto è soggetto di imposta secondo l'ottica mondialista italiana.

Per tutte queste considerazioni ritengo Gianluca Furlan persona non gradita come membro di questo gruppo. È poco probabile che quanto va dicendo risponda al vero. E se sta imbastendo in realtà uno specchietto per le allodole, beh, in questo caso le informazioni del presente articolo potrebbero essere utili a più di qualcuno.

martedì 23 luglio 2019

Parliamo di mafia, di malintesi e di ignoranza… tanta!



Frank Cali, ovvero Francesco Paolo Augusto Cali, 53enne, era un presunto boss della mala appartenente alla famiglia Gambino. Dico presunto perché era a piede libero, viveva agiatamente e viaggiava quando e dove voleva. È stato ucciso in un agguato lo scorso 13 marzo alle porte di casa sua a Staten Illands negli Stati Uniti. L’omicida, Anthony Comelli, non era legato alla mafia, era semplicemente il fidanzato della nipote di Frank. Un rapporto che il Cali non gradiva.
Frank Cali era stato proprietario di un terreno nella Repubblica Dominicana. E della spartizione del ricavato della sua vendita parlavano i boss Thomas Gambino e Tommaso Inzerillo nel mese di agosto del 2018 in un video in cui sono stati ripresi a bordo di un’imbarcazione nel golfo di Mondella in Sicilia. Nei giorni recenti sono scattati gli arresti di 19 persone, 18 in Sicilia e una, Thomas Gambino, a New York con l’accusa di “associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata e trasferimento fraudolento di valori”.
L’accenno alla Rep. Dominicana è stato motivo di diffusione immediata della vicenda attraverso i media locali in modo come al solito approssimativo, portando a malintesi e a commenti del seguente tipo che hanno ricevuto centinaia di Like:
Alfonsorod1: “È a questo che mi riferisco quando dico che qualunque figlio di “sua maldita madre”, mafioso, criminale, stupratore per il solo fatto di essere europeo entri nel nostro Paese senza chiedere niente a nessuno. Invece noi dobbiamo procurarci il visto per recarci ai loro paesi di merda. Guardate questo miserabile italiano come se fosse a casa sua spartendo terre in questo Paese di nessuno, che impotenza!”
Alfonsorod1 sbaglia perché la persona della foto è stata arrestata in Italia, come si può vedere dalla divisa dei poliziotti e forse non ha mai messo piede nella Rep. Dominicana. Inoltre il proprietario delle terre, Frank Cali, è deceduto a marzo come abbiamo visto e i terreni di sua proprietà sono stati venduti prima dell’agosto del 2018.
Non commento le sue parole. In fondo da quanto scrive traspare una grandissima ignoranza. E non sarebbe niente di nuovo, se non fosse che mi giunge voce che Alfonsorod1, l’autore di questo commento, sia un politico rinomato e che addirittura si sia candidato come presidente alle prossime elezioni…

sabato 13 luglio 2019

Gianni Vicini: genovese di nascita (1924), un uomo di grande intelligenza, il Mister X della caduta di Trujillo




I suoi genitori si trovavano in visita in Italia e così il nipote di Giovanni Battista Vicini nacque in patria. Italiano per nascita, niente oriundo allora. Morì soltanto quattro anni fa nel 2015 quindi. Aveva 91 anni. Riuscì ad assistere sicuramente incredulo alla chiusura della nostra ambasciata.

Attualmente a guidare gli interessi della famiglia è suo figlio quarantenne, Juan Bautista Vicini Lluberes.

A Gianni Vicini toccò gestire un periodo molto difficile, quello della tirannia di Rafael Leonidas Trujillo. Attraversò indenne tale periodo riuscendo a mantenere il potere economico della famiglia e a diversificarne fortemente le attività. Trujillo non gli fu amico, ma l'italiano Gianni era dotato di grande intelligenza e riuscì a cavarsela egregiamente. Il tiranno espropriò ai Vicini senza compensazione diversi terreni: i rioni dell'allora capitale, Ozama, Espaillat, Luperón e Gualey sono sorti su terreni di loro proprietà. A un certo punto nel 1960 Trujillo volle comprargli gli zuccherifici e lo invitò a fissare un prezzo. Infatti, la sua ambizione era appropriarsi di ogni attività produttiva del paese che era diventato la sua azienda personale. Astutamente Gianni Vicini non lo contraddisse in quarto sapeva a cosa sarebbe andato incontro: a una morte atroce e sicura. Acconsentì a vendere le sue proprietà e a fissare un prezzo come lo aveva invitato il tiranno, ma lo avvertì che avrebbe dovuto recarsi negli Stati Uniti a prendere i titoli di proprietà perché era là che li aveva depositati. Partì così verso gli Stati Uniti e vi rimase fino a quando il tiranno venne giustiziato nell'attentato del 30 maggio 1961.

Si sa ora che Gianni Vicini ebbe un ruolo molto attivo nella caduta di Trujillo. Si parlava di un certo Mister X che dietro le quinte e dagli Stati Uniti avrebbe contribuito a organizzare l'attentato, ma si seppe che questo Mister X era stato il nostro connazionale pochi anni prima della sua morte.

Si laureò in ingegneria nel Massachusetts ed ebbe un ruolo importante nella diversificazione dell'attività dell'azienda familiare che oggi riguarda non solo zuccherifici, ma l'acciaio (Metaldom), il turismo (hotel Don Juan di Boca Chica e Las Carabelas in El Morro di Montecristi), l'acqua purificata (Planeta Azul), i gelati (Bon), il latte (Rica), il settore bancario (Banco del Progreso), l'energia elettrica da gas naturale ed eolica con 900 MW (Ege Haina, QuisqueyaII, Los Cocos (eolica a Pedernales), AES Los Minas (gas naturale), Itabo I y II (carbone) e Punta Catalina, con investimenti di 300 milioni di dollari; Listín Diario (maggiore azionista), Radio Listín e Radio Cristal.

Gianni è stato un personaggio discreto, che ha sempre optato per un profilo basso, volendo quasi passare inosservato senza riuscirci. Questa è un po' la caratteristica della famiglia Vicini. Fino a poco prima della morte a 91 anni, ebbe saldamente in mano la gestione delle sue aziende. Non esiste un gruppo di imprese tanto diversificato quanto quello della famiglia Vicini in tutta la regione caraibica.

Va ricordata anche la franchigia ricevuta per lo sfruttamento del porto per navi da crociera Sansouci, un progetto che cambierà il volto del turismo nella città di Santo Domingo sia da una parte che dall'altra del fiume Ozama.

mercoledì 10 luglio 2019

Deportazione di italiani non in regola con il permesso di soggiorno. Ne parlano i giornali per la prima volta nell'anno




La DGM (Direccion General Migracion) ha diffuso oggi le cifre delle deportazioni a seguito di retate e dei respingimenti negli aeroporti di cittadini stranieri non ammessi nel territorio per ragioni non rese note nel mese di giugno. 7.424 i primi e 2.941 i secondi per un totale di 10.365 con una riduzione complessiva rispetto al mese precedente di 2.380, 602 deportati e 1. 778 respinti in meno.
Viene da pensare che la cifra in calo dei respingimenti sia in qualche modo legata agli scandali mediatici che hanno coinvolto la Repubblica Dominicana recentemente a seguito di alcuni decessi di turisti americani nel polo turistico dell’est.
Si continua a non precisare i paesi di provenienza dei cittadini stranieri respinti in aeroporto e le cause dei respingimenti tra le quali sicuramente si deve tener conto del soggiorno oltre i 60 gg nel paese senza chiedere la proroga fino a un massimo di 120 giorni. Questi soggiorni oltre i termini di legge possono comportare pur in presenza del pagamento della penalità per soggiorno esteso anche il respingimento in occasione di un viaggio successivo.
Per quel che riguarda le deportazioni queste hanno interessato oltre gli haitiani che vengono condotti subito in frontiera, anche cittadini italiani e di altre 5 nazionalità che esercitavano attività lucrative senza essere in regola con il permesso di residenza. Le retate hanno avuto luogo in tutto il territorio nazionale. Si ricorda che i non haitiani arrestati nelle retate vengono condotti immancabilmente nel “Vacacional de Haina” o Centro di raccolta stranieri, una vera e propria anticamera dell’inferno, dove rimangono fino a quando non riescono a pagarsi il viaggio di rimpatrio. Nel comunicato della DGM si fa riferimento anche a 123 stranieri non in regola che hanno optato per un ritorno volontario al loro paese di origine. Si ricorda chi esercita un'attività lucrativa senza essere in regola con il permesso di soggiorno se trovato in flagranti viene immediatamente arrestato e condotto al Vacacional de Haina per la sua deportazione.

martedì 9 luglio 2019

L’ambasciatore Canepari incontra i responsabili del COE e della CESTUR




L’ambasciatore Canepari incontra i responsabili del COE (Centro Operazioni di Emergenza) e della CESTUR (Corpo Specializzato di Sicurezza Turistica)
Da una nota pubblicata il 25 giugno scorso sul sito ambsantodomingo, apprendiamo che il dott. Andrea Canepari ha incontrato all’interno della nostra sede diplomatica i funzionari responsabili del COE e di CESTUR. Sicuramente il primo è quello più noto soprattutto da quando abbiamo seguito con apprensione la traiettoria degli uragani Maria e Irma due anni fa e non da ultimo per la sua singolare pettinatura. Il generale Juan Mendez Garcia è al centro dell’attenzione dei media ogni volta che si presentano potenziali calamità naturali oppure in situazioni di interventi di emergenza nonché in occasione delle festività natalizie o pasquali e di ponti feriali lunghi durante i quali è responsabile dell’adozione di misure in grado di garantire la sicurezza dei cittadini. Il secondo è a capo della polizia turistica. Con questa iniziativa il nostro ambasciatore ha inteso rafforzare i rapporti tra i due paesi sotto l’aspetto della sicurezza dei numerosi turisti italiani che visitano la Repubblica Dominicana. Il tutto anche alla luce dei recenti decessi di cittadini americani nel polo turistico di Punta Cana.
La nostra ambasciata si prepara così ad assumere grazie a questi rapporti diretti con le massime autorità del COE e di CESTUR una funzione più efficace in eventuali situazioni di emergenza.
Ricordiamo al riguardo che il cav. Paolo Dussich, presidente del Comites, in passato nel 2008 in occasione di un grave incidente nei pressi di La Romana nel quale sono stati coinvolti 19 turisti italiani, sei dei quali sono deceduti, è intervenuto con una sua squadra personale organizzata in poche ore in aiuto dei connazionali.
La nostra comunità ha la capacità di reagire a eventuali calamità oggi più che mai. Non è da poco viste le prospettive sempre presenti del passaggio di uragani devastanti, terremoti catastrofici, inondazioni, incidenti stradali ecc.
Ora anche l’ambasciata ha assunto un ruolo attivo in questo ambito e non possiamo che ritenerci soddisfatti di come si evolvono le cose.  


lunedì 8 luglio 2019

Intervista del giornale El Dia all’ing. Renzo Seravalle, presidente della Casa de Italia



Renzo Seravalle giunse nella Repubblica Dominicana nel 1951, aveva 16 anni, proveniente da Grossetto, la sua città natale.
Suo padre si trovava nel paese dal 1949. Era geologo. Insieme ad altri colleghi era stato contrattato per indagare sulla possibilità di sfruttare i giacimenti d’oro nel territorio dominicano.
In una sua intervista pubblicata oggi sul giornale El Día, il connazionale racconta che i primi quattro anni di soggiorno nel paese li trascorse a Cotui nei pressi della miniera di Pueblo Viejo. “Mi è successo come a Paperon dei Paperoni che dormiva sulle monete d’oro.”
Renzo Seravalle ricorda che al tempo del suo arrivo, la città aveva soltanto 300.000 abitanti, la maggior parte dei quali risiedeva nel centro storico o “Ciudad Colonial”. I mezzi di trasporto pubblici arrivavano solo fino alla via Pasteur nel quartiere Gazcue. C’erano pochissime case.
“Per me era tutto nuovo, l’ambiente, la frutta, si trattava di una giovane avventura”. L’Italia non gli mancò mai “perché qui si viveva come in una grande famiglia e la vita sociale si svolgeva in “El Conde”, nel “Parque Independencia” e nei viali Duarte e Mella, i centri commerciali dell’epoca.
Dopo essersi diplomato a La Vega, si laureò in ingegneria, dopodiché si recò in Italia per specializzarsi.
I suoi genitori ritornarono in Italia. Lui rimase nel paese e si sposò con una dominicana. Si associò con altri due ingegneri insieme ai quali lavorò nel settore delle costruzioni fino a quando di recente la società fu sciolta. Continua però a esercitare la sua attività come consulente del Vivas Resort.
Una delle caratteristiche del dominicano che maggiormente ha sempre apprezzato e alla quale attribuisce il successo del turismo è l’ottimo trattamento riservato ai visitanti, soprattutto se di provenienza estera.
Al tempo del suo arrivo nel paese quasi 70 anni fa “essere straniero era una professione”. Renzo Seravalle afferma di non aver mai subito discriminazioni.
“Il dominicano è gentile. Altrove la gente è indifferente, il cameriere ti serve perché deve. Qui ti cercano subito l’accendino… Il trattamento è superiore a quello di altri posti”. Per questo motivo il connazionale ingegnere si è sentito subito parte di questa nazione.
Ricordiamo che la Casa de Italia è uno dei punti di riferimento più importanti della comunità italiana residente. Si trova nella via Hostos 348 in un’antica casa del centro storico che fu la residenza del primo presidente della Repubblica Dominicana, il generale Pedro Santana Familia.
La Casa de Italia è un ente culturale e senza scopo di lucro fondato il 16 dicembre del 1988 a seguito dell’assegnazione del menzionato immobile all’ambasciata d’Italia da parte del presidente Joaquin Balaguer.

sabato 6 luglio 2019

Riforma costituzionale e rielezione




La proposta di modifica della costituzione con ogni probabilità verrà presentata nella prossima settimana.
Il presidente non si pronuncia sul tema rielezione. Sarebbe imminente però un suo discorso alla nazione. Lo sostengono i media. Le truppe sono state ritirate dall’area del Congresso dopo dieci giorni di occupazione. Una cosa è certa: né la prima carica dello stato né tutto il suo intorno sono disposti ad abbandonare il potere.
La proposta della riforma costituzionale è stata procrastinata perché ancora non è stato raggiunto il numero di voti necessari. Questi devono, infatti, essere acquistati nel vero senso della parola e ovviamente con risorse dello stato. Le trattative sono in corso e con ogni probabilità non soltanto a livello di somma da corrispondere all’onorevole votante. Anche le rispettive aree sulle quali gravitano i legislatori devono trarne beneficio. Al riguardo si dovrebbe tener conto delle due riduzioni della quota frazionaria che hanno liberato ingenti fondi del sistema bancario per le erogazioni di finanziamenti mirati a determinati settori e l’abbassamento del tasso di riferimento del Banco Central di un punto percentuale.
Ora a supporto dell’iniziativa è stato presentato anche un sondaggio della ditta Sigma Dos che rivela che il 70% della popolazione approva la gestione del presidente.
Il “potere non si sfida”, lo sostiene un deputato danilista del PLD. “I voti se non ci sono, ci saranno”.
Qualora la riforma costituzionale venisse approvata, si dà per certo l’abbandono del PLD da parte dell’ex presidente Leonel Fernandez. Il piano B sarebbe già pronto…
Il tema qui non è tanto se l’attuale presidente ha governato bene o male, ma se la nuova modifica costituzionale per consentire la sua rielezione sia democraticamente lecita. Questo, visto che la parola democrazia è all’ordine del giorno a livello mondiale. O la si fa valere dappertutto o la si lascia perdere!
Comunque a questo riguardo si deve osservare che un presidente che nel momento in cui assume la carica fa il giuramento solenne di rispettare la costituzione, modificandola prima della scadenza del suo mandato per ottenere un beneficio personale di fatto la sta violando.
Certamente le prospettive per il prossimo futuro con un minimo di conoscenza della storia dominicana non si profilano rosee.


venerdì 5 luglio 2019

Il migliore chef della Repubblica Dominicana è un italo-venezuelano




Saverio Stassi, 41enne, è sicuramente il più rinomato chef della Repubblica Dominicana. Figlio di padre italiano e madre colombiana è nato in Venezuela ed ha iniziato presto a dedicarsi alla cucina che è la sua passione. Ha girato il mondo per arricchire le sue conoscenze gastronomiche e stava per aprire un ristorante a Parigi quando nel 2003 ha accettato di dirigere per un anno la cucina del ristorante Pat’e Palo del centro storico di Santo Domingo. Da allora son trascorsi 16 anni e Saverio continua a esercitare la sua professione con grande successo come executive chef dei ristoranti Pat’e Palo, Lulú Tasting Bar, Time (vegetariano) e Cava Billini. Ha svolto inoltre la funzione di giudice nel programma MasterChef Repubblica Dominicana che ha riscontrato l’anno scorso grande successo. Ha anche un progetto nuovo come proprietario e chef di Ajual‰ (@ajualard) un ristorante che opera con un approccio creativo e che utilizza soltanto prodotti locali.

Saverio Stassi sostiene che nella Repubblica Dominicana è in corso un boom gastronomico. Secondo l’italo-venezuelano non c’è nulla che rappresenti meglio la cultura di un paese che la sua cucina. “Ogni paese ha la sua cultura e storia, ma il contatto con la cucina è quotidiano. Per me i ristoranti si equivalgono a musei.”.  

martedì 2 luglio 2019

È deceduto Francesco Tamassia



Las Terrenas è in lutto. Un nostro connazionale molto attivo sulle reti sociali, 71enne di Milano, è deceduto ieri sera  a casa sua colpito da un infarto. L’ambulanza del servizio 911 è arrivata subito, ma è stato possibile solo constatare il suo decesso.
Una sorpresa per chi lo conosceva bene perché a parte la tipica ipertensione non aveva altre patologie. Era stato in Italia 40 giorni fa per un’operazione a un occhio. Aveva fatto tutte le visite del caso e anche un check up completo e non gli era stato riscontrato nessun problema.
Francesco ha lavorato per la San Benedetto acque minerali con mansioni dirigenziali. Percepiva sicuramente un’ottima pensione. Ha avuto però poco tempo per godersela. Succede, la morte è sempre in agguato e la mala sorte pure.
Lascia la moglie dominicana Yhoanny di San Juan de la Maguana, sposata 25 anni fa, una figlia di 6 anni avuta con lei e due figli Franco e Marco del precedente matrimonio.
Francesco nel momento del decesso era solo. La moglie si trovava a San Juan in un’altra casa di proprietà dei coniugi.
La sua salma è stata portata all’obitorio di Samanà dove gli verrà praticata l’autopsia.
La moglie è arrivata subito a Las Terrenas e anche il figlio Franco ha preso il primo aereo e dovrebbe essere già arrivato a Las Americas.


Doppia cittadinanza e interventi dell’ambasciata





Tanti italiani si sono naturalizzati dominicani negli ultimi anni. I motivi di questo sono in particolare: il periodo di chiusura delle nostre ambasciate, la non definitività del permesso di residenza che comunque è sempre soggetto a rinnovo a una determinata scadenza con il rischio in caso di ritardi di ridiventare dalla mattina alla sera semplici turisti. Poi c’è anche un numero consistente di oriundi, italo-dominicani per nascita, che rappresenta una quota di circa il 50% degli iscritti AIRE.
Recentemente un nostro connazionale naturalizzato dominicano è stato arrestato. Si è parlato di intervento dell’ambasciata.
Di fatto quando un italiano viene arrestato, le autorità di polizia dominicane sono tenute a informare l’ambasciata. Lo stesso succede ovviamente per le altre nazionalità sempreché sia presente sul territorio una loro rappresentanza diplomatica.
In presenza però della doppia cittadinanza italo-dominicana, l’ambasciata non interviene a meno che non si tratti di violazioni dei diritti umani o di altri casi molto particolari.
Abbiamo visto di recente in Venezuela un grande attivismo in questo senso da parte della Farnesina, giustificato però da presunte violazioni dei diritti umani.
Si comportano così anche le altre ambasciate, il tutto rientra nelle disposizioni di convenzioni internazionali. Si parla di sostanzialità della cittadinanza.
Questo vale anche in caso di incidenti di aerei in giro per il mondo, di episodi bellici e di catastrofi naturali.
L’intervento a favore di questi cittadini vittime di un qualche evento spetta allo stato di appartenenza nel quale questi sono prevalentemente residenti.
Lo stesso succede per l’assegnazione eventuale dei “fondi a tutela e assistenza degli italiani residenti all’estero”. Questi non riguardano gli italo-dominicani residenti in RD.
Anche la Fundación Solidaridad italiana adotta questo criterio per i suoi interventi di assistenza ai connazionali.
L’acquisizione della doppia cittadinanza comporta quindi la perdita dei servizi consolari di intervento e di assistenza.