Cerca nel blog

domenica 28 luglio 2019

I quattro cani del magnate “antivirus” John McAfee, l'ira dal cielo e il turismo



Se Francesco De Gregori dovesse riproporre un altro Rimmel questa volta parlerebbe di quattro cani in un panfilo.
Tanti sono i cani rimasti rinchiusi nella lussuosa imbarcazione del McAfee. Tequila, Marley, Axel e Duchess hanno rischiato di morire per oltre 60 ore senza cibo, né acqua, né aria condizionata.
Ieri il magnate dopo tanti abbracci ed effusioni di tenera amicizia con poliziotti e autorità a Puerto Plata prima della partenza, ha tuonato letteralmente da Londra. “Guai a torcere un solo pelo dei nostri cani, altrimenti pioverà ira sulla Repubblica Dominicana. In quel caso lavorerò per far cessare l’attività turistica di quel paese”.  E ancora: “I nostri cani non ci sono stati restituiti e non ci è stato consentito di incaricare nessuno perché li accudisse.

Una vera e propria arbitrarietà che ha sconvolto il miliardario britannico-americano. Certamente da quel lato più britannico che americano in quanto la vita dei cani contano per lui più dei miliardi. Il pragmatismo americano sarebbe di regola ben lontano da un simile atteggiamento. 
Anche tra noi ci sono tanti amanti degli animali che probabilmente comprenderanno bene la reazione del magnate. Pochi comunque avrebbero osato minacciare un’intera nazione e pretendere poi delle scuse.

Comunque le bordate dalle alti latitudini britanniche hanno sortito il loro effetto, i cani sono stati consegnati a uno degli avvocati del magnate e si trovano in ottimo stato.  Ma non è finita lì, ora McAfee pretende le scuse e mantiene tutte le sue minacce, dal cielo e dai media: “I nostri cani sono in salvo. I funzionari li hanno lasciati senza cibo, acqua e aria condizionata per oltre 60 ore, ma sono sopravvissuti.  Esigo ora le scuse di questo REGIME CORROTTO o pubblicherò la lista completa dei maltrattamenti nei nostri confronti. Nessuno farà più visita nella Repubblica Dominicana”.
Questo è il contenuto del suo tweat di ieri notte.