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martedì 6 agosto 2019

La “semina” di evidenze incriminanti, bustine di droga ma non solo.



Una consuetudine inveterata. Nel 2017 c’è stato un altro caso clamoroso. È successo a Santiago a un dirigente sindacale che organizzava le marce verdi. Casualmente il deposito della bustina nella sua autovettura da parte di un agente della polizia è stato ripreso da una videocamera dei dintorni. Si era voluto così colpire le proteste che comunque sono state un po’alla volta definitivamente sedate. Con questi metodi non poteva succedere diversamente.
La “semina” soprattutto di bustine di droga è all’ordine del giorno. “Si tratta del nostro pane quotidiano”, sostiene il presidente della commissione dei diritti umani Manuel Mercedes, “non solo le rifilano ai giovani, lo fanno anche nei negozi. Ai giovani gliele mettono in tasca o semplicemente sostengono di avergliele trovate “. A quel punto si determina il prezzo della loro libertà che deve essere corrisposto dai loro familiari. Altrimenti c’è il processo, la fissazione del termine di carcere preventivo, le spese legali esose e l’immancabile condanna.
Un vizietto quello diffuso tra le forze dell’ordine che non si limita solo alle droghe. Abbiamo visto come sono state trattate le evidenze del caso Walter Vulso, ad es. la prova della paraffina, unico elemento probatorio sul quale si è basata la sentenza di condanna del connazionale.
Tornando alla vicenda dei parrucchieri di Villa Vazquez, si stima che oltre 1000 giovani siano attualmente reclusi per casi del genere.
“È risaputo che qui le droghe vengono rifilate per arrestare innocenti, estorcerli, riscuotere pedaggi. Penso ai numerosi giovani innocenti che sono stati privati della libertà e ai delinquenti che invece sono liberi.” Lo sostiene Carlos Pimentel, direttore esecutivo di Participación Ciudadana.
Intanto i parrucchieri e i clienti di Villa Vazquez hanno presentato querela. Vogliono che si indaghi a fondo. Gli imputati, tra cui un magistrato rischiano sino a 20 anni di reclusione. Nel frattempo questi sono stati sospesi dal servizio. Sorge il dubbio se debba no ritenersi attendibili le indagini svolte da colleghi degli imputati. Sarà vero che “cane non mangia cane”?