Brutti tempi si
avvicinano. Il caos è alle porte e durerà forse fino alle prossime elezioni
amministrative e presidenziali
Forte tensione
davanti al congresso. Ieri pomeriggio si sono presentati migliaia di
manifestanti contro la riforma costituzionale. Il loro slogan: “Non si vende la
costituzione”. Ormai la democrazia è arrivata a questo punto. I voti dei
parlamentari si possono comprare e per di più con i soldi dello stato. Questo
sicuramente è un assurdo e chi non è di questo parere non può non essere in
malafede.
Il presidente ha
convocato gli imprenditori più importanti del paese, tra di loro i connazionali
Frank Ranieri e Juan Vicini. Voleva consultarli, si dice, ma il primo cittadino
sanjuanero non sembra un uomo che abbandona facilmente le proprie ambizioni. Al
suo intorno ci sono i politici di spicco della sua corrente, i parlamentari e
tanti senatori. Tutti vorrebbero conservare le loro posizioni ancora per
quattro anni. Magari si vorrebbe anche essere certi di non venire coinvolti con
un futuro colpo di coda giudiziario, una volta lontani dal potere, negli
scandali di corruzione precedenti che si avviano a una chiusura tombale con il
processo Odebrecht, una sorta di sagra dei pesci piccoli.
Tutto sembra cadere
a pezzi. L’industria turistica, spina dorsale dell’economia nazionale, subisce
un forte attacco mediatico, la delinquenza dilaga, i black out sono all’ordine
del giorno e le compagnie erogatrici dell’elettricità non danno spiegazioni.
Siamo ritornati a un passato letteralmente buio.
La crescita del PIL
denota una riduzione recente del 50%.
Il settore
rielezionista si giustifica: “Danilo Medina è il migliore presidente di tutti i
tempi”. Le adulazioni sono all’ordine del giorno! Un déjà vu. Nelle dittature l’adulazione
è sempre presente. Del resto se il processo democratico viene scavalcato con bustarelle per addomesticare il voto dei
parlamentari dell’opposizione, non è il caso di pensare a un colpo di stato
soft?
Tutto normale, per
il gruppo che favorisce la rielezione. Una logica marcia frutto di un vistoso
allontanamento in essere dalle regole democratiche.
L’instabilità
economica è alle porte e una violenta rivolta popolare non è assolutamente da
escludere.
Le prospettive nel
breve e nel medio periodo non sono rosee e non solo nell’ipotesi che il
progetto rielezionista si imponga. Davanti a noi italiani qui residenti si
profilano grandi incognite. Un’ottima ragione per muoversi in tutti i sensi con
cautela.