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giovedì 27 giugno 2019

La volontà di modificare la costituzione trova una forte opposizione ed è foriera di instabilità politica ed economica




Brutti tempi si avvicinano. Il caos è alle porte e durerà forse fino alle prossime elezioni amministrative e presidenziali
Forte tensione davanti al congresso. Ieri pomeriggio si sono presentati migliaia di manifestanti contro la riforma costituzionale. Il loro slogan: “Non si vende la costituzione”. Ormai la democrazia è arrivata a questo punto. I voti dei parlamentari si possono comprare e per di più con i soldi dello stato. Questo sicuramente è un assurdo e chi non è di questo parere non può non essere in malafede.
Il presidente ha convocato gli imprenditori più importanti del paese, tra di loro i connazionali Frank Ranieri e Juan Vicini. Voleva consultarli, si dice, ma il primo cittadino sanjuanero non sembra un uomo che abbandona facilmente le proprie ambizioni. Al suo intorno ci sono i politici di spicco della sua corrente, i parlamentari e tanti senatori. Tutti vorrebbero conservare le loro posizioni ancora per quattro anni. Magari si vorrebbe anche essere certi di non venire coinvolti con un futuro colpo di coda giudiziario, una volta lontani dal potere, negli scandali di corruzione precedenti che si avviano a una chiusura tombale con il processo Odebrecht, una sorta di sagra dei pesci piccoli.
Tutto sembra cadere a pezzi. L’industria turistica, spina dorsale dell’economia nazionale, subisce un forte attacco mediatico, la delinquenza dilaga, i black out sono all’ordine del giorno e le compagnie erogatrici dell’elettricità non danno spiegazioni. Siamo ritornati a un passato letteralmente buio.
La crescita del PIL denota una riduzione recente del 50%.
Il settore rielezionista si giustifica: “Danilo Medina è il migliore presidente di tutti i tempi”. Le adulazioni sono all’ordine del giorno! Un déjà vu. Nelle dittature l’adulazione è sempre presente. Del resto se il processo democratico viene scavalcato con  bustarelle per addomesticare il voto dei parlamentari dell’opposizione, non è il caso di pensare a un colpo di stato soft?
Tutto normale, per il gruppo che favorisce la rielezione. Una logica marcia frutto di un vistoso allontanamento in essere dalle regole democratiche.
L’instabilità economica è alle porte e una violenta rivolta popolare non è assolutamente da escludere.
Le prospettive nel breve e nel medio periodo non sono rosee e non solo nell’ipotesi che il progetto rielezionista si imponga. Davanti a noi italiani qui residenti si profilano grandi incognite. Un’ottima ragione per muoversi in tutti i sensi con cautela.