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mercoledì 19 giugno 2019

Marco Botti: retroscena delle ultime ore di vita del ristoratoratore italiano di Guayacanes




Marco Botti 59enne di Como viveva ormai da non meno di 25 anni nella Repubblica Dominicana. Era giunto quindi molto giovane nel paese e ci era rimasto, diventando un noto imprenditore del settore gastronomico. Aveva anche moltissimi amici. Il suo ristorante gestito insieme a due soci era il Restaurante El Sueño di Guayacanes, Juan Dolio.

Premettiamo che Marco era assicurato con l’Ars Humano.

Era stato ricoverato nell’ospedale Centro Hospitalario UCE, noto anche come l’”Oncologico” di San Pedro di Macoris.

Al riguardo riferisce la sua socia Teresa Strusi quanto segue: “Quando la sua situazione si è aggravata, la dottoressa che l’aveva in cura ha deciso di mandarlo a terapia intensiva alla clinica Juan Carlos di Santo Domingo Este. Ci ha detto di chiamare un’ambulanza e ci ha fornito un n. di telefono. Abbiamo chiamato e dopo quasi un’ora è arrivata l’ambulanza. Erano le 7 di sera. Dopo qualche chilometro il veicolo si ferma perché è finita la benzina. Il conducente va a prenderla con una tanica. L’ambulanza era priva di aria condizionata. Marco stava malissimo. Non c’era neppure l’ossigeno. Infine quando riprende la corsa, scoppia una gomma. Insomma ha dovuto intervenire il 911 e Marco è arrivato ormai esanime dopo quattro ore. La dottoressa della UCE non ha mai risposto alle nostre chiamate, pur sapendo che eravamo noi a chiamare. Sono sconcertata da questa esperienza e vorrei che non si ripetesse.

Dimenticavo l'ambulanza anche se in quelle condizioni è costata 5.500 pesos.”

Marco era in preda a una forte colica biliare. Sarebbe stata necessaria una colecistectomia. Un’operazione relativamente semplice. Il quadro clinico si è complicato per il ritardo dell’intervento chirurgico. Nel Centro Medico Juan Carlos non si è proceduto al ricovero perché non sapevano niente del paziente e volevano informazioni precise sulle sue condizioni. Ma come ha riferito la signora Teresa, la dottoressa che lo seguiva nell’”Oncologico” di San Pedro non ha mai risposto alle telefonate.

È così che si può morire nella Repubblica Dominicana, a 59 anni ed essendo in possesso di un’assicurazione relativamente buona. Con un servizio privato di ambulanza che parte senza benzina e con rischio di scoppio ad ogni istante di una gomma, che però non rinuncia per questo al pagamento a tariffa piena, con un ospedale che ti lascia morire in corsia o perché non ci sono garanzie di copertura o perché ritiene di non avere elementi per valutare il tipo di intervento e quindi il prezzo dello stesso da comunicare all’assicurazione anticipatamente ai fini di un’autorizzazione.

Marco Botti in passato aveva avuto bisogno di un bypass in una gamba. L’assicurazione Humano ha rifiutato la copertura per cui il connazionale ha dovuto recarsi in Italia per l'esecuzione dell’intervento.

Ecco allora che in questo caso vediamo tutti i punti controversi che affronta un connazionale che risiede nella Repubblica Dominicana, quello di avere un’assicurazione sul posto, di doversi rivolgere comunque all’assistenza sanitaria italiana, dei tempi necessari per il riacquisto della tessera sanitaria in Italia, ecc.

Marco aveva in Italia un fratello e la madre. A gennaio è rimpatriato ed è rimasto a casa quattro mesi. Al suo ritorno lo si vedeva rigenerato. Non era uno che badava alla sua salute, fumava molto e beveva qualche bicchiere in più, cose che quando si superano i 50 anni dovrebbero essere limitate. Comunque intorno al suo decesso possiamo notare tanta sfortuna sì, ma anche delle situazioni di cui bisogna tener conto.