L’apertura del
consolato onorario di San Gallo si è rivelata l’ennesimo bluff del MAIE, ovvero
il pane quotidiano di Ricardo Merlo. Davanti ai suoi elettori sudamericani che
per problemi linguistici stentano ad accedere a fonti di informazione
affidabili il sottosegretario cerca sempre di mettersi in vista con notizie ad
effetto.
La stessa cosa si è
verificata a Santo Domingo dove nel 2018 venne fatta passare per riapertura
dell’ambasciata, già precedentemente chiusa nel 2014 e riaperta nel 2017,
l’inaugurazione della nuova sede con maggiori costi rispetto a prima di oltre
USD 20.000 al mese.
A San Gallo è stato
aperto un consolato onorario. Quello vero è stato chiuso nel 2014. Quindi c’è
poco da festeggiare. Una nazione importante come l’Italia non può permettersi
un consolato operativo con personale a libro paga della Farnesina in un’area
dove risiedono oltre 60.000 iscritti AIRE? E deve quindi rivolgersi a dei
volontari per prestare un servizio che spetta al Ministero degli Esteri?
Questa strategia
portata avanti da Mario Giro, già sottosegretario nei governi Monti, Letta,
Renzi e Gentiloni, “scopiazzata” dalle organizzazioni cattoliche, alla lunga
non regge. Chi si assume dei compiti senza scopo di lucro non può offrire
quella sostenibilità e professionalità nel loro adempimento che un servizio
dello stato implica. Un consolato onorario per 60.000 iscritti AIRE è
assolutamente inadeguato.
La Farnesina imbastisce
una giustificazione della contestuale chiusura di 27 sedi onorarie, che in
definitiva conferma tutte le limitazioni di una scelta alla quale si è ricorso
troppo spesso nella passata gestione di governo del PD.
La rete onoraria è
composta di oltre 500 strutture, 36 risultavano senza titolare da almeno cinque
anni e 12 ne erano sempre state sprovviste. Per altre sedi onorarie si è
proceduto all’identificazione e nomina di figure onorarie.
Un’armata
brancaleone di sedi onorarie che stanno in piedi malamente perché ricevono come
rimborso una percentuale minima (inferiore al 10%) delle spese effettivamente
sostenute, a carico quindi di chi ha l’”onore” di assumersi delle
responsabilità di rappresentanza dello stato italiano, attingendo alle proprie
tasche.
“Sul totale di 48
uffici attualmente inattivi, quelli soppressi sono stati 27, tra i quali 8 non
avevano mai avuto alcun titolare. Per i restanti 21 Uffici onorari le
Ambasciate o i Consolati verificheranno l’esigenza e la possibilità di una loro
eventuale riattivazione“.
Resta da sapere
quante delle circa 500 strutture sono di fatto ancora in parte non operative.
Sei sedi sono state
chiuse solo in Brasile. Invece in Argentina con sei vice consolati onorari,
quattro agenzie consolari e sei corrispondenti consolari, per un totale di 16
strutture onorarie, è rimasto tutto come prima.
La rete onoraria da
quelle parti trova evidentemente un migliore sostegno anche perché la base
dell’elettorato che conta per il MAIE abita proprio in quel paese sudamericano.