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mercoledì 22 gennaio 2020

Rete consolare onoraria, MAIE e Farnesina



L’apertura del consolato onorario di San Gallo si è rivelata l’ennesimo bluff del MAIE, ovvero il pane quotidiano di Ricardo Merlo. Davanti ai suoi elettori sudamericani che per problemi linguistici stentano ad accedere a fonti di informazione affidabili il sottosegretario cerca sempre di mettersi in vista con notizie ad effetto.
La stessa cosa si è verificata a Santo Domingo dove nel 2018 venne fatta passare per riapertura dell’ambasciata, già precedentemente chiusa nel 2014 e riaperta nel 2017, l’inaugurazione della nuova sede con maggiori costi rispetto a prima di oltre USD 20.000 al mese.
A San Gallo è stato aperto un consolato onorario. Quello vero è stato chiuso nel 2014. Quindi c’è poco da festeggiare. Una nazione importante come l’Italia non può permettersi un consolato operativo con personale a libro paga della Farnesina in un’area dove risiedono oltre 60.000 iscritti AIRE? E deve quindi rivolgersi a dei volontari per prestare un servizio che spetta al Ministero degli Esteri?
Questa strategia portata avanti da Mario Giro, già sottosegretario nei governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, “scopiazzata” dalle organizzazioni cattoliche, alla lunga non regge. Chi si assume dei compiti senza scopo di lucro non può offrire quella sostenibilità e professionalità nel loro adempimento che un servizio dello stato implica. Un consolato onorario per 60.000 iscritti AIRE è assolutamente inadeguato.
La Farnesina imbastisce una giustificazione della contestuale chiusura di 27 sedi onorarie, che in definitiva conferma tutte le limitazioni di una scelta alla quale si è ricorso troppo spesso nella passata gestione di governo del PD.
La rete onoraria è composta di oltre 500 strutture, 36 risultavano senza titolare da almeno cinque anni e 12 ne erano sempre state sprovviste. Per altre sedi onorarie si è proceduto all’identificazione e nomina di figure onorarie.
Un’armata brancaleone di sedi onorarie che stanno in piedi malamente perché ricevono come rimborso una percentuale minima (inferiore al 10%) delle spese effettivamente sostenute, a carico quindi di chi ha l’”onore” di assumersi delle responsabilità di rappresentanza dello stato italiano, attingendo alle proprie tasche.
“Sul totale di 48 uffici attualmente inattivi, quelli soppressi sono stati 27, tra i quali 8 non avevano mai avuto alcun titolare. Per i restanti 21 Uffici onorari le Ambasciate o i Consolati verificheranno l’esigenza e la possibilità di una loro eventuale riattivazione“.
Resta da sapere quante delle circa 500 strutture sono di fatto ancora  in parte non operative.
Sei sedi sono state chiuse solo in Brasile. Invece in Argentina con sei vice consolati onorari, quattro agenzie consolari e sei corrispondenti consolari, per un totale di 16 strutture onorarie, è rimasto tutto come prima.
La rete onoraria da quelle parti trova evidentemente un migliore sostegno anche perché la base dell’elettorato che conta per il MAIE abita proprio in quel paese sudamericano.