Una storia di un torinese che arrivò verso la fine
degli anni ‘80 al porto di La Romana con circa cento miliardi delle vecchie
Lire nascoste nella stiva del suo yacht. Una traversata dell’Oceano Atlantico
in tutta tranquillità. A quei tempi si poteva. Un unico piccolo controllo nelle
acque territoriali venezuelane, ma niente di particolare. I soldi sono finiti
al sicuro a Casa de Campo. Il suo patrimonio ammontava nel 2013 alla data del
suo decesso a diversi milioni di dollari, ville, appartamenti e terreni in Casa
de Campo, Jarabacoa e La Romana, sei Porsche e quindici veicoli di lusso,
diversi camion e due stazioni di servizio di proprietà, orologi di lusso,
diamanti e altri beni di grande valore. E tanto ancora era andato perso per
strada ed è ciò che lui stesso sosteneva e chi conosce bene il paese non fa
fatica a credere.
Ventidue anni di bella vita, in mezzo al lusso più
sfrenato, accompagnandosi di belle donne usa e getta che sposava anche in
separazione di beni per poi divorziare quando queste non erano più tanto
giovani finché all’età di 65 anni sposò una 19enne che rimase accanto a lui
fino alla sua morte e che ereditò tutti i suoi beni o parte degli stessi. Non
lo sappiamo. Di certo la moglie vive nella sontuosa villa di Casa de Campo e
qualcuna delle porsche è rimasta nella sua autorimessa.
La sorella del Bersano, Elda, è arrivata certa che
avrebbe fatto valere le sue ragioni: suo fratello era stato sicuramente ucciso
per impossessarsi del suo patrimonio, il testamento era falso e via dicendo.
Esigeva la riesumazione della sua salma. E a ogni passo che faceva si
sprofondava qualche centimetro in più nelle inesorabili sabbie mobili della
giustizia dominicana in mezzo a uno stormo di avvocati come tanti avvoltoi
intorno alla loro preda.
Non se n’è più parlato e ora due sono le ipotesi o
la sorella se n’è tornata in patria con le mani vuote e con debiti verso gli azzeccagarbugli
locali o ha acconsentito a una definizione bonaria del tutto. In fondo
qualunque cosa sarebbe andata bene per lei in quanto non poteva non essere a
conoscenza della provenienza illecita del patrimonio di suo fratello.
“Ucciso? Scrive un nostro connazionale. Si sa
benissimo di cosa è morto. Faceva la sua vita. Era contento e la sorella è
apparsa solo per ciucciare dal biberon dopo la sua morte. La moglie era sempre
insieme ad Aldo e certamente sopportava problemi dati dalla differenza d’età.
Gli era accanto dappertutto. Poi dopo la morte il fatto che Natalie abbia
approfittato del patrimonio non mi sembra niente di scandaloso”.
E ancora dice un altro membro dei nostri gruppi: “Ero
amico di suo figlio. Morì in un incidente d’auto. Storia tristissima. Al
funerale la polizia cercava il padre che era svanito nel nulla con miliardi di
vecchie lire di una multi società. Forse era già nascosto qui a Santo Domingo.”
Oltre 4.500 persone in tutta Italia, ma in particolare
in Piemonte, vantano un credito globale di 150 miliardi di vecchie lire nei
confronti di Aldo Bersano, titolare della All Leasing Italia, società facente
parte delle finanziarie Ifc-Istituto Fiduciario Centrale, Mercurio Valori
Mobiliari e altre varie collegate che praticavano la raccolta di denaro porta a
porta.
E ancora la procedura concorsuale non è stata chiusa.
I creditori avevano a suo tempo creato un comitato “Creditori riuniti” e si erano
costituiti parte civile nei vari procedimenti penali a carico del Bersano.
Gli amministratori delle società utilizzate per la
raccolta avevano anche creato una banca nel nord est e precisamente la Banca di
Tricesimo in provincia di Udine.
Ci sono stati vari processi e decine di udienze con
molte società coinvolte e molti imputati, ma soprattutto tantissimi ricorrenti,
che hanno visto andare in fumo i propri risparmi.
E nessuno si è mai accorto che Aldo Bersano era ai
Tropici godendosi la bella vita e il maltolto… Certo qui si faceva chiamare
diversamente e forse era riuscito subito anche ad avere la cittadinanza
dominicana perché usava anche il cognome della madre e il doppio nome di
battesimo: Aldo Carlo Bersano Bay.