Il suo corpo è stato rinvenuto crivellato di
pallottole nella mattinata di oggi all’interno della sua atutovettura. Nove
colpi di pistola a bruciapelo. Mike Di Battista, 43enne nato a Montreal.
Italo-canadese in possesso di entrambi i passaporti, quello italiano e quello
canadese. Il movente non è stato sicuramente il furto perché non gli è stato
sottratto niente.
Abitava nel residenziale Camino del Sol 1 di Sosúa.
In relazione a questo caso sulle reti sociali è
stato evidenziato un articolo di un giornale canadese in cui Di Battista viene
vincolato a una vicenda di traffico internazionale di cocaina del febbraio del 2015
che ha portato al tempo a 15 arresti. Il Di Battista risultava allora profugo.
Nel suo passaporto canadese, l’unico che è stato
pubblicato, risulta come data di emissione il mese di aprile del 2017. Si deve
ritenere quindi che i problemi di carattere penale in essere nel 2015, nel 2017
fossero già stati risolti.
Sempre nel 2015 dopo dieci mesi di latitanza, il Di
Battista si è consegnato spontaneamente alla polizia dominicana. Si trovava
anche allora nella cittadina di Sosúa nelle vicinanze di Puerto Plata.
Era accusato di appartenere a un’organizzazione
responsabile di aver importato in Canada grandi quantitativi di cocaina con una
tecnica insolita e sofisticata.
La droga veniva mescolata all’asfalto
I trafficanti avevano incorporato la droga a della
polvere di asfalto.
Uno degli accusati, l’esperto chimico del gruppo,
estraeva successivamente la cocaina dall’altra sostanza.
Questa organizzazione avrebbe tentato di sostituire
la mafia italiana di cui diversi membri erano stati incarcerati a seguito di
una operazione del 2006.
L’organizzazione aspirava quindi a controllare il
traffico di stupefacenti nella regione di Montreal e del litorale del Quebec.
Al momento del suo arresto a Sosúa i giornali
dominicani hanno parlato di un mandato di cattura internazionale a livello di
allerta rossa.
La polizia nazionale lo consegnò alle autorità
canadesi nell’aeroporto El Catey di Samaná e queste lo trasferirono in un
volo commerciale in Canada.
Tre anni dopo Mike Di Battisti ricompare sulla scena
con due passaporti validi, uno italiano e uno canadese, di cui uno emesso nel
2017 e lo fa nella stessa cittadina di Sosúa dalla quale era stato prelevato
tre anni prima.
Si diceva al tempo che rischiava una condanna all'ergastolo. Invece eccolo qui di nuovo.
Questi sono dei misteri che fanno pensare che non ce
la raccontano giusta.
Come ha fatto il connazionale a superare con quei
precedenti i controlli al suo ingresso nella Repubblica Dominicana?
Il tutto fa pensare che più che un narcotrafficante
Mike Di Battista fosse in realtà un infiltrato della polizia canadese. Con quel
curriculum l’avrebbe capito chiunque, anche coloro che lo hanno crivellato di
pallottole.