Una storia triste. Ce ne sono tante. Maurizio Diplotti,
classe 1964 nato a Baldasseria una frazione di Udine, morto a Esperanza il 15
settembre del 2007. Si era radicato nella Repubblica Dominicana 10 anni prima,
orfano di padre e madre aveva trasferito tutto il suo patrimonio qui e lo aveva
investito nella sua attività di allevamento alla quale si dedicava. Aveva un
magazzino di proprietà, una jeep, un camion, aziende, case, progetti turistici
e ranch per l’agricoltura. Un bel po’ di roba, un uomo solo con un matrimonio
fallito alle spalle, una concubina… Soldi che fanno gola in una provincia del
nord nella profonda campagna dove la gente spesso si fa idee strane quando ha a
che fare con gringos. E la concubina ha un amante e insieme pianificano l’omicidio perfetto.
Maurizio viene avvelenato con una sostanza tossica,
cianuro di potassio, un banale tres pasitos che si trova qui dappertutto,
inserito in un bicchiere di latte con avena. Ma non è finita lì. È stato
trascinato ancora vivo e percosso brutalmente, talché aveva subito anche delle
fratture agli arti, per abbandonarlo sul retro della sua automobile pick up in
una comunità agricola di canna da zucchero a Esperanza in provincia Valverde
Mao.
Nel mese di marzo del 2009 è stata emessa la
sentenza di condanna nei confronti della coppia di amanti assassini da parte
del Tribunale di primo grado di Santiago. Jesús María López e Xiomara Mora Peña
sono stati condannati a 30 anni di reclusione.
Si è stabilito nel corso del processo che la Mora
Peña era concubina del connazionale e al contempo conviveva con il López con il
quale si è messa d’accordo per ucciderlo e All’udienza in cui è stata letta la sentenza
nel palazzo di giustizia di Mao era presente il viceconsole onorario di
Santiago Mauro Sgarzini in rappresentanza dell’ambasciata d’Italia.
Era presente anche l’avv. Norberto J. Fadul, in
qualità legale della parte civile in rappresentanza degli zii del connazionale.
Ma c’è ancora qualcosa da dire su questa triste
vicenda. Il corpo di Maurizio Diplotti è rimasto nella cella frigorifera dell’obitorio
per circa un mese. Solo a seguito dell’arrivo di una sua cugina si sono potute
sbrigare le non facili pratiche burocratiche. La salma del Diplotti è stata
tolta dalla cella frigorifera ed è stata cremata. Le ceneri sono state portate
in Friuli e depositate nella tomba dei suoi genitori.
Bruno Tulissio il connazionale residente a Puerto
Plata ha dichiarato al tempo a un giornale friulano che se l’arrivo della
cugina si fosse attardato ancora di due o tre giorni il povero Maurizio sarebbe
finito in una fossa comune. E questo nonostante le suppliche di potergli dare
un’adeguata sepoltura. Nessuno aveva titolo per farlo. Ci voleva un legame di
parentela. E a proposito di questo dall’ambasciata è rimbalzata la notizia che
la moglie dalla quale il Diplotti risultava divorziato, Concepción Hernández
Fermín, aveva impugnato la sentenza di divorzio pronunciata in sua assenza.
Sarebbe toccata a lei l’eredità delle proprietà del friulano. Insomma una
storia che non si sa bene ancora come sia finita. Soprattutto per quel che
riguarda il patrimonio conteso…