Gli italiani dopo il loro arresto sono stati reclusi
nel carcere del Palazzo di giustizia della Città coloniale dove sono rimasti
circa una settimana. Da lì sono stati trasferiti in aeroporto.
Alcuni di loro indossavano al momento dell’imbarco
gli stessi vestiti che avevano quando sono stati arrestati sette giorni prima.
Si vede che non erano riusciti ad avere un ricambio. Un volo di ritorno a nasi
turati?
Tre di loro devono scontare pene per violenza
carnale, un reato per il quale in Italia le sentenze sono diventate ultimamente
molto miti soprattutto quando i violatori sono stranieri.
Dei due bancarottieri, uno, Mauro Nadalin, si manteneva
facendo l’imbianchino e l’altro, Albino Chiarolini, fallito con i soldi,
all’età di 78 anni avrebbero anche potuto lasciarlo morire qui.
Il 72enne Lucio Galli non si è curato minimamente di
coprirsi il viso. Aveva gli stessi vestiti di quando era stato arrestato, non
smetteva di parlare e dall’accento sembrava più bergamasco che bresciano. Si
teneva stretta la sua “valigia azuana” e cioè un sacchetto di plastica nero
contenente le sue pertinenze, in pratica il suo bagaglio a mano.
Il trasferimento di questi sfigati è stato filmato e
diffuso con colonna sonora, militari dominicani mascherati in assetto da
combattimento con armi lunghe e giubbotti antipallottole, squadra mobile di
Brescia, Interpol, Swat, Dicrim… Un’esagerazione lampante. Più che un grande
successo, una grande sceneggiata. Un punto in più nei sondaggi pro-Salvini. Era
questo lo scopo?
Gli italiani sono stati arrestati ufficialmente una
volta all’interno dell’aereo di stato. Giunti a Roma sono stati trasferiti
provvisoriamente a Rebibbia.
Attendiamo il seguito del progetto “WANTED”. Molti
connazionali additano già dei presunti latitanti che secondo loro soggiornano
nel territorio dominicano. Un lavoro facile facile per le squadre mobili
italiane. La prossima volta ci vorrà un Boeing 747.