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venerdì 8 marzo 2019

Brevi considerazioni conclusive sul raid contro i latitanti “WANTED 3”




Gli italiani dopo il loro arresto sono stati reclusi nel carcere del Palazzo di giustizia della Città coloniale dove sono rimasti circa una settimana. Da lì sono stati trasferiti in aeroporto.

Alcuni di loro indossavano al momento dell’imbarco gli stessi vestiti che avevano quando sono stati arrestati sette giorni prima. Si vede che non erano riusciti ad avere un ricambio. Un volo di ritorno a nasi turati?

Tre di loro devono scontare pene per violenza carnale, un reato per il quale in Italia le sentenze sono diventate ultimamente molto miti soprattutto quando i violatori sono stranieri.

Dei due bancarottieri, uno, Mauro Nadalin, si manteneva facendo l’imbianchino e l’altro, Albino Chiarolini, fallito con i soldi, all’età di 78 anni avrebbero anche potuto lasciarlo morire qui.

Il 72enne Lucio Galli non si è curato minimamente di coprirsi il viso. Aveva gli stessi vestiti di quando era stato arrestato, non smetteva di parlare e dall’accento sembrava più bergamasco che bresciano. Si teneva stretta la sua “valigia azuana” e cioè un sacchetto di plastica nero contenente le sue pertinenze, in pratica il suo bagaglio a mano.

Il trasferimento di questi sfigati è stato filmato e diffuso con colonna sonora, militari dominicani mascherati in assetto da combattimento con armi lunghe e giubbotti antipallottole, squadra mobile di Brescia, Interpol, Swat, Dicrim… Un’esagerazione lampante. Più che un grande successo, una grande sceneggiata. Un punto in più nei sondaggi pro-Salvini. Era questo lo scopo?

Gli italiani sono stati arrestati ufficialmente una volta all’interno dell’aereo di stato. Giunti a Roma sono stati trasferiti provvisoriamente a Rebibbia.

Attendiamo il seguito del progetto “WANTED”. Molti connazionali additano già dei presunti latitanti che secondo loro soggiornano nel territorio dominicano. Un lavoro facile facile per le squadre mobili italiane. La prossima volta ci vorrà un Boeing 747.