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lunedì 2 settembre 2024

Il pilota di Formula 1, Franco Colapinto, non vuole essere definito italo-argentino

 



“Non sono italo argentino, sono argentino. Ho soltanto il passaporto italiano e basta.” Lo ha precisato è diffuso ampiamente Franco Colapinto. Il 21enne pilota di formula 1, titolare della Williams non vuole che si dica che è italo-argentino. Eppure questo è inevitabile in quanto è cittadino di entrambi i paesi. Dice di essere argentino e di possedere il passaporto italiano ma nulla di più. Invece non è così perché il documento di viaggio, uno dei più potenti al mondo, ce l’ha perché possiede la cittadinanza italiana.

A tutti gli effetti, quindi, il giovane pilota è e sarà sempre italo-argentino. Per evitare questo, avrebbe dovuto fare a meno di ricostruire il suo albero genealogico con i certificati di nascita, di matrimonio e di morte, tradotti e legalizzati, di tutti i suoi antenati fino ad arrivare a quello, magari emigrato a fine ‘800, che proveniva dall'Italia.

Franco Colapinto qui non è l'unico a sbagliare. Anche la legge che considera chiunque in linea paterna ha un antenato deceduto dopo il 1861 italiano per nascita. In Sudamerica ce ne sono decine di milioni di persone che soddisfano questo requisito, tanti hanno già ottenuto la nostra cittadinanza ed emigrano dal loro paese di origine per motivi economici, raggiungendo gli Stati Uniti o l’Europa. Sono extracomunitari di fatto che non biascicano una parola di italiano e che spesso non sanno nemmeno dove si trovi la penisola dalla quale provenivano i loro antenati. Si radicano in giro per il mondo e aumentano la domanda di servizi consolari.

La legge sulla cittadinanza, diventata ora il pomo della discordia all’interno della coalizione di governo, va rivista non tanto per il famigerato ius scholae, quanto per limitare per i nati all’estero a due generazioni la possibilità di diventare italiani.