«Comune di Val di
Zoldo del Brasile, Stato del Rio Grande do Sul». Così il primo cittadino di Val
di Zoldo, Camillo De Pellegrin, ha provocatoriamente definito il suo Comune,
ironizzando su un fenomeno in crescita: la mole di richieste per la
cittadinanza italiana che pervengono in Veneto. E che per la stragrande
maggioranza provengono da persone che arrivano dal Brasile. In secondo luogo,
da Argentina e Venezuela. Questo perché il passaporto italiano non consente
solo di spostarsi agevolmente per tutta l’Unione Europea, ma anche di arrivare
negli Stati Uniti sfruttando il «Visa Waiver Program» con ingresso senza visto
per fini turistici per un periodo fino a 90 giorni. Una situazione questa che sta
creando non pochi problemi alla burocrazia nostrana.
A pesare sono anche
i ricorsi: in un anno ne sarebbero stati depositati 12mila (una media di mille
al mese), e due ricorsi su tre riguardano proprio questo argomento. Oltre a
intasare il ruolo civile del tribunale di Venezia, che in quanto sede
distrettuale riceve molte cause da tutta la Regione, questo fiume di pratiche
potrebbe anche portare a «una sorta di rischio democratico per la Repubblica,
si pensi alle alterazioni dei quorum elettorali». Lo ha sottolineato il
presidente della Corte d’appello Carlo Citterio a Palazzo Grimani, nel corso
dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Citterio ha poi spiegato che è stato
reso di fatto «automatico il riconoscimento della cittadinanza pure a chi ha
legami familiari molto remoti e nessun contatto con l’Italia. Bisogna valutare
l’opportunità di una eventuale, tempestiva, saggia rivisitazione della
disciplina».
Per regolare il
procedimento è stata centrale una decisione della Cassazione di un paio di anni
fa, che ha ampliato la platea dei possibili richiedenti della cittadinanza. Ed
ha ammesso la possibilità di darla anche a coloro che hanno antenati italiani
con lo ius sanguinis per via femminile. In seguito, è arrivato il decreto legge,
che ha spostato la competenza dal tribunale di Roma alle varie sedi
distrettuali di ogni regione. Provocando l’esasperazione dei Comuni.
«Daremo priorità
– ha detto provocatoriamente De Pellegrin – alle pratiche dei cittadini italo
brasiliani per scongiurare di esporre il Comune a ulteriori ricorsi, denunce o
richieste di risarcimento. Ci occuperemo prima delle cittadinanze iure
sanguinis e poi dei nostri residenti visto che questo vuole lo Stato. Comune di
Val di Zoldo del Brasile, Stato del Rio Grande do Sul. Faremo svettare anche la
bandiera brasiliana». La goccia che aveva fatto traboccare il vaso per il
sindaco era stato il ricorso al Tar per mancata ottemperanza di una sentenza,
notificato dal legale di uno dei neo cittadini-brasiliani in attesa che il suo nominativo
venga trascritto come cittadino italiano nell’anagrafe del municipio. In segno
di protesta, il sindaco aveva esposto la bandiera brasiliana sulla facciata del
municipio, vicino a quella italiana ed europea.