Due donne imputate
di diversi reati, in attesa di essere trasferite al carcere nel quale dovevano
trascorrere il periodo di coercizione stabilito dal tribunale di Azua, sono
state rinchiuse dal pubblico ministero di competenza insieme ad altri 15 uomini
nella cella di un commissariato di polizia.
Hanno trascorso in
queste condizioni alcuni mesi.
Secondo il
responsabile della “Defensa Pública” si tratta di un grave atto di violenza
contro la donna. Le imputate sono rimaste rinchiuse per mesi insieme a 15 uomini
in una cella prevista per solo due persone. Un posto senza nessuna condizione
igienica, senza un letto per dormire, con scarsa ventilazione, senza ricevere
adeguata alimentazione, con uno stesso bagno da spartire con persone dell'altro
sesso in condizioni precarie e senza la possibilità di preservare la propria
intimità e dignità. Hanno anche dormito sul pavimento come si fa di solito nei
carceri locali a stretto contatto con gli altri detenuti. Distanziamento? Né
sociale né sessuale...
Si cerca il
responsabile come se fosse qualcosa difficile da scoprire. Ovviamente la
decisione è stata presa da un “fiscal”. La motivazione è anche abbastanza
ovvia: mancanza di soldi degli uffici della magistratura inquirente e assenza
di familiari in grado di dare una mano alle donne.
Anche i media
internazionali si sono interessati al caso come vediamo nel link del servizio
di una televisione messicana.
https://remolacha.net/2020/09/presas-en-azua/