“I cittadini
italiani all’estero sono i principali ambasciatori dell'Italia nel mondo. Grazie
alle nostre aziende, alle nostre attività commerciali, ai prodotti italiani che
importiamo e ai servizi che offriamo siamo i principali promotori del Made in
Italy. Io e un gruppo di connazionali residenti all'estero abbiamo deciso di
mettere a portata di un semplice clic le attività lavorative delle diverse
comunità italiane. Le promuoveremo gratuitamente ai mercati locali di
riferimento sia attraverso appositi siti web che con l'ausilio di sponsorizzazione
sui principali social network. Cominceremo in forma sperimentale con un sito
creato ad hoc nella Repubblica Dominicana per poi esportare il progetto a tutto
il Centro e Nord America. In questo momento di incertezza e crisi a livello
globale, crediamo sia necessario portare avanti iniziative come questa tutti
insieme sotto un'unica bandiera, la bandiera italiana”.
Partiamo dall'obiettivo
di questa iniziativa: mettere a portata di un semplice clic le attività
lavorative delle diverse comunità italiane nei mercati locali di riferimento.
Come?
Con appositi siti
web
Con l'ausilio di
sponsorizzazioni sui principali social network
Un servizio
completamente gratuito per il quale l’offerente deve sostenere dei costi. Lo fa
di tasca sua? O c’è qualcuno che lo finanzia e che non vuole comparire? Non per
fare i conti in tasca a nessuno, ma Flavio Bellinato non ha l’aria di avere la
disponibilità di denaro e il tempo da dedicare a un’iniziativa così
impegnativa.
I collaboratori che
vengono presentati nel sito www.madeinitaly-rd.com
sono tutti senza eccezione quadri del Maie. È stato escluso il giornalista
delle “fosse comuni” Ricky Filosa.
La domanda che ci
si pone è: perché Flavio Bellinato omette di presentare l’iniziativa come MAIE?
Se il progetto
interessa a un partito politico che coinvolge i suoi quadri, anche lo scopo
deve essere evidentemente politico. Perché allora non usare il nome di questo partito?
Le possibilità sono due:
si ritiene che il MAIE
non goda più di un’attendibilità tale da indurre gli imprenditori italiani
locali ad aderire al catalogo;
oppure si pensa a
una campagna politica nascosta volta alle elezioni del Comites, che sono le
uniche che con ogni probabilità si terranno nei prossimi mesi.
Certo che gli
imprenditori che affidano le loro generalità a questi personaggi politici dovrebbero
rifletterci su un attimino. Anche se Ricky Filosa non fa parte dello staff,
sicuramente dietro le quinte continua a tirare le fila. E con questo basta e
avanza per capire che i dati inseriti nel catalogo che propone Flavio Bellinato
potrebbero essere strumentalizzati.
Una proposta
allettante oppure gatta ci cova?