Le autorità hanno tenuto un incontro questo giovedì con
le famiglie delle vittime dell'esplosione di lunedì a San Cristóbal per
informarle sul processo che verrà svolto per identificare i corpi, che in
alcuni casi, avvertono gli esperti, potrebbe richiedere mesi.
I cadaveri si trovano già nell'Istituto nazionale di
scienze forensi (Inacif) dell'obitorio del cimitero Cristo Redentor di Santo
Domingo, dove sono arrivati secondo i protocolli di trasferimento affinché,
ove possibile, i parenti eseguano il riconoscimento visivo delle salme.
Ci sono corpi che sono intatti dopo l'evento che ha
causato la morte e permettono il loro riconoscimento visivo, da confermare con
l'autopsia, una procedura che può richiedere ore o giorni a seconda del numero
dei casi.
Ci sono altri casi in cui esiste un certo grado di
mutilazione in cui si perdono alcuni segmenti corporei e alcune strutture. Si
perdono vestiti e accessori, il che rende necessario uno studio più
approfondito, dove l'identificazione richiede più tempo.
E ci sono casi estremi in cui il deterioramento dei corpi
è molto elevato, si conservano solo alcuni segmenti dell'anatomia che
corrispondono alle caratteristiche descritte dal parente, e devono sottoporsi a
un processo di identificazione più complesso che può includere un test di confronto
del DNA.
Il test di confronto del DNA è una procedura che può
richiedere diversi mesi (fino a sei), a seconda del grado di deterioramento o
decomposizione derivato dalle condizioni che erano legate all'evento che ha
causato la morte.
Finora sono 32 i morti a seguito dell'esplosione e del
successivo incendio registrati lunedì scorso a San Cristóbal, dove le squadre
di soccorso hanno terminato le ricerche dei dispersi.