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sabato 4 maggio 2024

Imprenditore del vino muore e lascia l’azienda in eredità ai dipendenti: “Onore e grande responsabilità”

 



Piero Pittaro, imprenditore del settore vitivinicolo, è morto lo scorso marzo a 89 anni. Ha lasciato l’azienda in eredità ai suoi 9 dipendenti: “È un onore e una grande responsabilità”.

Un mese fa la notizia della morte a 89 anni di Piero Pittaro, famoso in tutto in Friuli per la sua produzione di vino, aveva scatenato una ondata di commozione. A poco più di un mese di distanza, ne arriva un'altra di notizia: l'imprenditore ha lasciato in eredità ai suoi nove dipendenti l'azienda, cosa che i lavoratori hanno scoperto all'apertura del testamento.

I nove costituiranno ora una nuova società e si impegneranno a portare avanti il marchio friulano, che Pittaro, che è stato anche presidente di Assoenologi, ha creato anni fa. L’azienda si estende su 85 ettari nelle Grave del Friuli a Codroipo, e vende circa 300mila bottiglie di vino all’anno, di cui 100mila sono di spumante.

"Io ho quello che ho donato", sono le parole del poeta Gabriele D’Annunzio che si leggevano nel suo necrologio preparato anticipatamente. La cantina è così andata all'enologo e braccio destro, al perito agrario, la contabile, all’addetto commerciale, agli uomini di cantina e di vigneto. I dipendenti, come riportano i quotidiani locali, hanno accettato l’inattesa eredità. "Costituiranno in tempi brevi una nuova società con tutti i crismi di legge, che sarà guidata da un amministratore delegato, mentre ogni erede avrà i suoi incarichi specifici all’interno. La parola d’ordine è: continuità e valorizzazione del marchio, che resta friulano e non viene ceduto al miglior offerente", si legge sulla stampa friulana.

Grati e felici gli eredi. "Tra noi c’era un bel rapporto, fatto di stima e di rispetto, ma non avremmo mai pensato a un gesto di così grande generosità. Da parte nostra c’è grande emozione, oltre a un doveroso ringraziamento. E sicuramente c’è l’impegno e la consapevolezza di portare avanti in prima persona l’azienda. È un onore e una grande responsabilità. Un dono prezioso che va valorizzato al massimo, faremo di tutto per portare avanti il suo nome come merita", ha commentato Stefano Trinco, l’enologo del gruppo che è anche presidente della Doc Friuli.