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sabato 4 maggio 2024

Ucraina: per 850 mila ritorno in patria arruolamento e fronte o renitenza

 



“Un uomo in età di leva andato all'estero mostra che non gli importa della sopravvivenza dello Stato e crede che, mentre qualcuno combatte in prima linea e rischia la vita, qualcun altro riceve i servizi di quello Stato, ma non è così che funziona: essere all'estero non solleva i cittadini dai suoi doveri verso la patria”. Così il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba nella annunciare la decisione del congelamento dei servizi consolari e rinnovo dei passaporti per gli ucraini residenti all'estero in età da combattimento (dai 18 ai 60 anni). Oggi, nel terzo anno di guerra, Kiev, che deve frenare la pericolosa avanzata di Mosca che macina chilometri di fronte, sfruttando mancanza di munizionamento e man power degli avversari, fa ricorso a un divieto per molti controverso per far rientrare i suoi cittadini residenti all'estero. Ne teme le conseguenze anche la sezione Ucraina del gruppo Helsinki per i diritti umani: chi non vorrà tornare non tornerà, ma sarà costretto a presentare domanda come rifugiato oppure a entrare in una clandestinità di fatto per la perdita dello status legale. Finora ci sono solo frustrazione e caos nei pressi dei servizi consolari, poca chiarezza su come si procederà. Non è chiaro cosa accadrà a chi non rinnoverà i documenti entro il 18 maggio, la data in cui entrerà in vigore la nuova legge sulla mobilitazione firmata da Zelensky. Secondo una delle ultime statistiche Eurostar, da quando è scoppiata la guerra dai 600.000 agli 850.000 ucraini sono scappati dal paese a causa dei combattimenti.