Chi l’avrebbe
mai detto che il servizio pubblico di autobus OMSA sarebbe stato al centro di
uno scandalo di così vaste dimensioni.
Di solito si
parla di corruzione e si resta sul vago si pensa che qualcuno abbia dato una
mazzetta a un pubblico ufficiale per ottenere qualche vantaggio. Non è così
semplice.
La gestione
della OMSA secondo quanto rivelato dalle indagini in corso non rientra in una
generica corruzione bensì nel peculato, un reato per il quale in Italia è
prevista una condanna penale da 4 a 10 anni di reclusione. Incorre in questo
reato chi intasca i soldi dello Stato che ha in gestione. Sulle prime pagine
dei giornali dominicani ci troviamo ora davanti a una storia vera di peculato
che trascende nell’associazione a delinquere e nella fatturazione falsa da
parte di diverse imprese.
Tutti pronti a
intascare i soldi dello Stato. Questa è la tendenza. Chissà quanti di questi
amministratori furfanti della cosa pubblica sono anche dei moralisti. Parlare
bene e razzolare male è una consuetudine attualmente diffusa in tutte le
latitudini.
Il bubbone dello
scandalo è scoppiato a seguito dell’omicidio dell’avvocato Yuniol Ramirez che era
venuto a conoscenza della situazione e si dice che avesse assunto un
atteggiamento di ricatto nei confronti dei funzionari della OMSA. E se qualcuno
ha mai pensato come me a cifre di qualche milione di pesos si deve ricredere.
E qui siamo nel
campo della teoria e della pratica del furto allo stato in piccolo. Ci sono stati
e ci sono infatti come sappiamo altri temi di ben altra entità legati all’appropriazione
indebita delle risorse dello stato sotto tutte le sue forme, basta ricordare la
vicenda Odebrecht che ha ormai saturato l’attenzione della popolazione e che occupa
meno spazio nei media anche se le cifre della corruzione sono ben altre e si
contano milioni di dollari come se fossero noccioline.
Un trasporto urbano inefficiente, con autobus in circolazione sempre
stipati che nelle ore di punta non riescono nemmeno a fermarsi per raccogliere
passeggeri in quanto già strapieni, con centinaia di veicoli tolti dalla
circolazione in quanto guasti. Ed è proprio di questo che si tratta. Delle
riparazioni degli autobus guasti. Un filone inesauribile di entrate illecite
per gli amministratori della cosa pubblica, per proprietari di officine
meccaniche e per tantissima altra gente. Un’associazione a delinquere su vasta
scala.
Gli stessi
autobus figuravano in riparazione in più officine meccaniche, tutte emettevano fatture
con importi di milioni di pesos. Sulla carta quindi questi venivano riparati contestualmente
più volte e le riparazioni venivano pagate. E invece non era così.
Durante l’amministrazione
di Manuel Rivas oltre 2 miliardi di pesos sono stati incassati da 33 officine
meccaniche che non hanno mai stipulato un contratto con la OMSA. Il 64% di
tutte le spese della OMSA è andato a finire così. La camera dei conti e l’avvocatura
dello stato hanno scoperto le irregolarità perché sulle fatture delle diverse
officine erano indicati gli stessi veicoli per le stesse riparazioni. Gli
autobus invece giacevano abbandonati e all’intemperie nel parcheggio della
OMSA.