Ogni tanto si parla
di un’ipotesi di sviluppo del turismo sanitario nella R.D. È evidente che le
strutture necessarie a tal fine non esistono e che nei poli turistici ammalarsi
o avere un problema di salute può facilmente portare alla morte a meno di un immediato
trasferimento a Santo Domingo e di una sufficiente copertura assicurativa.
Esiste però un
turismo legato alla chirurgia plastica.
Quest’anno oltre
agli episodi che hanno colpito fortemente l’industria turistica dominicana in
generale, si deve citare un’ultima recente bordata proveniente dalla Gran
Bretagna e indirizzata al settore delle cliniche estetiche.
Il giornale
britannico The Guardian ha pubblicato l’articolo “Morire per un nuovo corpo:
perché tanti decessi per il turismo della chirurgia plastica?”
Dodici nuovaiorchesi
sono deceduti nella Repubblica Dominicana negli ultimi sei anni a seguito di
interventi di chirurgia plastica.
I pazienti sono
attratti dai prezzi inferiori praticati nel paese caraibico.
Nel 2018 sono state
eseguite oltre 23.000 chirurgie plastiche nella Rep. Dominicana e 18.000 di
queste hanno riguardato pazienti provenienti dall’estero. Ciononostante, non
tutti, sostiene l’autore dell’articolo summenzionato, ritornano a casa.
Dei 12 nuovaiorchesi
deceduti a seguito di interventi negli ultimi sei anni, tutti tranne uno sono
stati sottoposti a più chirurgie nello stesso tempo.
La Rep. Dominicana,
si sostiene nello stesso articolo, non aderisce alle regolamentazioni
statunitensi in materia di quantità di grasso corporale che si può eliminare
durante la chirurgia, il che aumenta le probabilità di provocare insufficienza
cardiaca e altre conseguenze durante le operazioni estetiche.
The Guardian fa
riferimento anche al CIPLA, una clinica che è stata chiusa nel luglio del 2017
per lo scoppio di un’epidemia batterica che ha contagiato 22 statunitensi, tre
di loro residenti a New York. In quello stesso centro estetico è deceduta di
recente la madre della famosa modello Yatnna Rivera.