Il M5S per tanti
aspetti rassomiglia molto a una religione. Ci sono diverse cose al suo interno
che stanno in piedi solo se si ha fede e poi c’è il fanatismo cieco dei
pentastellati disposti a sbranare chiunque li contraddica anche minimamente. Ci
sono poi anche i dogmi…
Senza approfondire più
di tanto, mi riservo di farlo un’altra volta, voglio soffermarmi sulla piattaforma
Rousseau. La devi accettare com’è, se ci pensi un po’ casca il palco perché non
sta più in piedi. Un dogma che non si può discutere. Ci vuole una fede a prova
di Guiness.
Rousseau esiste
fisicamente, ha una funzione determinante sulle scelte del partito e fin qui
parliamo di cose concrete e credibili.
Quanti sono coloro
che possono intervenire sulle decisioni del partito con il loro voto attraverso
questa struttura? Ecco, qui,
incominciano a sorgere i dubbi. Di preciso non si sa. Si tratta di un dato che
non è mai stato rivelato. In tempi recenti si è parlato di 87.000, di 100.000,
120.000 e 150.000. Non si sa… Chi sono gli iscritti? Anche qui si è in presenza di un segreto di
stato. Bisogna fare affidamento a quel che i singoli sostengono. C’è chi
dichiara di far parte della piattaforma e c’è chi lo mette in dubbio. Esiste tra
i pentastellati anche questa rivalità. Chiunque può dire di aver votato nella
piattaforma. Crederci o meno è un altro paio di maniche.
E allora come si fa
a stabilire che le votazioni della piattaforma Rousseau sono regolari? Qui ci
vuole per l’appunto la fede e non poca.
Centomila circa
sono gli ignoti di peso all’interno della piattaforma. Non si sa chi siano né
perché ci siano loro e non qualche milione di persone. L’1% degli elettori M5S
dell’anno scorso, il 2% di quelli rimasti. Pochini!
Un’aristocrazia
anonima. Non si conoscono nemmeno fra di loro.
Un dogma. Una
piattaforma sui generis che sa di mistero oppure di pagliacciata.
Del resto un
movimento che ha per leader un comico può tranquillamente promuovere delle
pagliacciate!